Ieri a San Paolo Bel Sito, piccolo comune della provincia di Napoli con poco più di 3300 abitanti, in oltre 140, quasi il 5% della intera popolazione, Sindaco e tanti Consiglieri comunali compresi, si sono recati a firmare per la Proposta di Legge di Iniziativa Popolare per contrastare il disegno scellerato di Autonomia Differenziata su cui il Governo sta accelerando in modo irresponsabile. E così nel superamento delle 50.000 firme c’è anche il contributo di questa piccola realtà.
E’ una buona notizia il raggiungimento di questo obiettivo che si deve alla tenacia del Comitato Nazionale di coordinamento, al contributo autorganizzato di tanti nei territori e all’impegno di settori sindacali importanti, a cominciare dalla CGIL.
E’ la dimostrazione concreta che la possibilità di immaginare una rete di iniziative che puntino a schiodare dalle mani del Governo la possibilità di dettare l’agenda politica.
Servono però lungimiranza e determinazione.
E qui vengono i problemi.
Ma come, nel momento in cui il governo accelera irresponsabilmente sulla Autonomia differenziata che ha dentro di se’ un carico di accrescimento di divari territoriali e disuguaglianze sociali difficilmente calcolabili; nel mentre con il recente Decreto economico, incentiva ulteriormente la precarizzazione dei rapporti di lavoro a fronte di poche e provvisorie lire in bista paga e nel mentre, e questo aspetto è davvero poco sottolineato, assume direttamente, non lasciandola al Parlamento, l’iniziativa per la riforma della Costituzione peraltro in senso marcatamente presidenzialista, che senso ha riconoscere ad esso anche il punto di forza dell’accettazione dell’interlocuzione con un giro di incontri? Perchè non mettere in discussione l’idea stessa che debba essere il Governo a promuovere un confronto sulla riforma istituzionale?
Così lo si rincorre solo e gli si lascia una centralità che non merita e non gli tocca.
E però, appunto, è ora che servirebbe una iniziativa forte per porre al centro altri temi e altri protagonisti.
Certo che c’è un problema che investe la Costituzione, ma riguarda in primo luogo la sua attuazione, l’inveramento delle sue promesse di giustizia e solidarietà sociale, il riconoscimento pieno della dignità del lavoro continuamente violata, il diritto al lavoro, il diritto alla salute e alla formazione: questo è quello che bisogna mettere al centro dell’attenzione e dell’iniziativa pubblica, anche accompagnando la stessa importante mobilitazione unitaria del sindacato.
E allora il raggiungimento delle 50.000 firme sia non punto di arrivo ma punto di partenza per provare a scrivere un’altra agenda e un altro quadro di priorità.