Gianfranco caro, ho letto la tua lettera a Gianni, il mio semplice post di ieri andava in quella direzione. Uno degli ultimi interventi precongressuali nei DS lo feci al Capranichetta ad un incontro organizzato proprio da Gianni, dove ebbi un grande riconoscimento da parte dei compagni presenti, meno dai dirigenti, arroccati sulle loro posizioni granitiche.
Perdonami se ti faccio un altro esempio di vita politica vissuta, ma appartenendo alla realtà, forse fanno comprendere un percorso disastroso.
Tornato dalla mia esperienza di militanza romana, aderii al progetto di Mussi a Salerno, taglio corto, il partito finì in mano ad uno dei tanti “Sinistri” soggetti che noi abbiamo definito di sinistra, su questo bisognerebbe molto riflettere, il quale da consigliere regionale organizzò un incontro a Napoli, dove parteciparono molti studenti universitari, i quali a fine intervento, testuali parole, mi dissero: complimenti erano anni che non sentivamo un discorso così, speriamo ci sia un cambiamento. Il Sinistro, mi disse che non aveva ben capito il mio discorso, capirai bene la fine che feci io.
Questo non per un’esaltazione dell’io, ma semplicemente per riflettere sul solco profondo che abbiamo creato, ci sarebbe molto da interpretare sul nostro approccio ideologico sui fatti sociali.
Il problema è che abbiamo interrotto il dialogo con le persone e tra le generazioni, tra la tua generazione e la mia, vicine, ma divise dal crollo del muro, non si è cercato di costruire un ponte, questo ha creato “giovani” arrivisti o alimentato vecchie convinzioni. Purtroppo la generazione precedente alla mia non ha accettato l’idea del fallimento ed ha proseguito, come se nulla fosse.
Come dice Serena Dandini: la Sinistra è più presente tra la gente che non nei palazzi. Ha ragione, potrei fare un elenco lunghissimo di chi, libero da mire elettoralistiche, la vecchia cara base, vorrebbe qualcosa di diverso e più aderente alla realtà.
I messaggi della sinistra vanno veicolati in modo diverso, senza nostalgia, ma con coraggio e senza vergogna, in questo la destra “insegna”.
Parliamo molto di ricette con esperienza del passato, ma ci confrontiamo poco con le novità ed i cambiamenti sociali.
Un esempio su tutti, non il solito bracciante o lavoratore siderurgico, ma i bambini sfruttati sui social, usati come pupazzi da esibire al mondo intero.
Caro Gianfranco, c’è molto da riflettere, ma con l’umiltà di non avere la verità in tasca.
Un affettuoso abbraccio
Antonio

L’ARTICOLO DI GIANFRANCO NAPPI https://www.infinitimondi.eu/2022/12/29/caro-gianni-ti-scrivo-di-gianfranco-nappi/

Immagine in evidenza: da Infinitimondi 24-25/2022 dettaglio dell’opera di Mary Cinque

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