Scriviamo pochi giorni prima del voto. Avrete tra le mani questo numero di Infinitimondi pochi giorni dopo il suo svolgersi.
E’ difficile scrivere. Eppur si deve.
Come votare in questa situazione.
E’ difficile ma si deve.
Non per concessione ad un ceto politico largamente al di sotto della bisogna.
Non per rituale stanco in una democrazia che viene ogni giorno svuotata di partecipazione e di potere reale.
No.
Votare per non piegarsi al tanto peggio tanto meglio che a sinistra è sempre presente.
Votare per provare a concorrere a determinare le migliori condizioni possibili per il dopo.
Votare perché non è la stessa cosa se domani al Governo del paese ci saranno le Meloni e i Salvini, con il loro portato di chiusure, paure alimentate, visioni grette.
E votare nonostante il fatto che un campo di forze di centro e di sinistra, variamente composto e qualificato, e in esso ci metto pure i 5 Stelle, così squinternato al voto nella storia della Repubblica non è mai arrivato. E se avessero voluto programmarla una cosa così, non ci sarebbero riusciti.
E votare nonostante una legge elettorale vergognosa, voluta dal PD, tanto da portarne il nome e che invece si sarebbe ben potuta chiamare Porcellum bis, che non solo espropria della possibilità di scelta l’elettore ma lo costringe anche a scelte obbligate nei collegamenti tra proporzionale e maggioritario.
E votare nonostante un referendum che in gran coro ha ridotto di un terzo il numero dei rappresentanti senza rivedere i Regolamenti parlamentari, senza appunto assicurare una Legge Elettorale che recuperasse una capacità di rappresentanza.
Il peso sulle spalle del PD per tutto questo è grande.
Ma è grande soprattutto quando ha deliberatamente lasciato sgombro il terreno della battaglia politica e ideale su grandi questioni senza misurarsi con le quali la politica si riduce a potere muto.
E così, ad esempio, la questione suprema della Pace e della Guerra, derubricata ad atlantismo deteriore.
O quella dei cambiamenti climatici, non presa di petto con una accelerazione possibile e straordinaria delle fonti rinnovabili che in pochi anni, meno di 5, ci potrebbe portare all’autonomia sostanziale non solo dalla Russia ma dal fossile e siamo invece a cincischiare con il grado in meno nella case…e lasciamo aperta la strada al carbone e perfino al nucleare…
O quella delle migrazioni, di fronte alla vergogna, che ci coinvolge tutti, di bambini che muoiono di sete nel Mediterraneo.
O quella del lavoro e della giustizia fiscale: neanche un bah sulla proposta liberalissima della CGIL di far pagare il di più dei costi energetici a chi da crisi energetica e pandemica ha tratto utili da capogiro. E bisogna anche dire, con una CGIL che dopo averla lanciata ha inopinatamente dichiarato la sua neutralità nel voto…
Immaginiamo all’opera su questi nodi Meloni e Salvini che cosa ne potranno far venir fuori?
Ed è così perfino sulla questione della Costituzione. Certo non siamo con il fascismo alle porte ma da qui a giungere a questo gioco di fioretto con la destra ce ne passa. Si è rinunciato ad incalzarli proprio sul punto invece su cui andavano inchiodati: si può governare un paese democratico come il nostro, con la sua storia e con la sua Costituzione senza dichiararsi antifascisti? L’antifascismo non come concessione di parte ma come tratto fondante e caratterizzante la nostra libertà e quella di tutti. Che dicono la Meloni e compagnia su questo?


No. Il tanto peggio tanto meglio non può essere mai una soluzione.
E allora votare. Per quel che c’è di diverso. Per come c’è. Per quel che dice e per quel che non dice.
Il voto utile è questo. Solo questo. E vale la pena di darlo, di usarlo, di agirlo.

Capovolgendo magari lo schema del non voto e quindi, vi disistimo ma voto. E voto non per voi ma perché il tanto peggio non lo voglio. Non voglio un arretramento sociale e democratico che nei fatti già si vive e che si accentuerebbe. E votando mi rendo disponibile ad un nuovo impegno.
Perché anche questo bisogna dire.
Sono troppe le forze che si sono ritratte. Spinte ai margini certo. Ma anche auto-chiuse un po’ in una dimensione di critica intellettualistica da commentatori e osservatori.
Anche questo va superato e tutti possono/devono rendersi disponibili ad una chiamata, ad una sollecitazione nuova, ad essere vicini ad una nuova generazione che in mille modi ci dice che sui terreni fondamentali ci sta ma si ritrova priva di maestri.
Il voto comunque segnerà un punto di svolta ulteriore in questa transizione infinita che stiamo vivendo.
Anzi, determinerà un terremoto politico dalle dimensioni difficilmente calcolabili oggi.

E allora, ci vediamo a BELLA CIA’, occasione preziosa per rilanciare uno dei terreni fondanti della nostra democrazia, proprio a pochi giorni dal voto, ed anche, appunto, per ritrovarsi e avviare quella lunga marcia verso una nuova fondazione della sinistra – culturale e sociale, di pratiche – di cui si avverte tutta la necessità.

Gianfranco Nappi


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