Sulla guerra in Ucraina è giusto e opportuno avviare un dibattito. Fino a questo momento la discussione si è caratterizzata come un confronto fra “tifosi” piuttosto che un approfondimento sul piano storico, giuridico e politico delle cause che stanno alla base della più grave crisi in Europa nel dopoguerra. Urge una valutazione politica a livello nazionale e Ue per impedire che la guerra si intensifichi ed espanda con conseguenze ancora più gravi sul piano economico e sociale per i nostri popoli ivi inclusi gli Ucraini.

Invocare l’argomento delle difficoltà economiche non è un segno di cinismo e di indifferenza egoistica. Un popolo che vede una incertezza ed una insicurezza così profonda sul proprio futuro, tipica di una condizione di guerra, può mettere a rischio la tenuta sociale del Paese e la saldezza della democrazia, come ci insegna la Storia europea. Anche nella UE non ci si può limitare alla invocazione di una politica di Difesa Comune o al superamento del principio di unanimità. Tra l’altro, tali misure richiedono una modifica “strutturale” dei Trattati che configuri una vera Costituzione da adottare con procedure adeguate. Ma al di là di questo il punto in discussione riguarda ciò che è stato definito “bussola strategica” della Ue sui vari versanti politici, economici, diplomatici e militari.

E’ realistico immaginare una Europa che assuma “strategicamente” come nemico la Russia e il suo mondo? E’ del tutto vero che Putin ha subito una seria sconfitta politica perché la UE ha mostrato una compattezza straordinaria nel condannare la gravissima violazione del diritto internazionale da parte della Russia. Ma è anche vero, però, che tutto il resto del mondo, compresa la più grande democrazia, l’India, sta con la Russia come si è visto anche al forum di S.Pietroburgo qualche settimana fa. La Ue, Uk e gli USA sono una piccola cosa in questo scenario. In particolare la UE, del tutto priva di materie prime indispensabili alla sua economia (turbina docet!). C’è, però, una valutazione che riguarda anche gli USA e la Nato e il loro rapporto con l’Europa. La Nato è ormai a pochi km dai confini con la Russia laddove era a 1600 km quando esisteva il Patto di Varsavia. Quando si decise il superamento del Muro di Berlino si discusse, oltre che della espansione ad est, perfino della opportunità che il territorio della ex DDR potesse entrare a far parte della Nato, malgrado la Germania federale ne facesse parte, sia pure con determinati limiti di riarmo. E’ del tutto evidente che l’espansione della Nato ad est sia il frutto di una decisione sovrana di Stati sovrani che hanno deliberato in tal senso nei rispettivi Parlamenti; ma tali deliberazioni non costituiscono un obbligo all’accoglienza nell’Alleanza che è invece decisa all’unanimità dai membri effettivi. Perchè non si è mai valutata la opportunità di una adesione così massiccia di Paesi della New Europe ai fini di una politica di distensione e di coesistenza pacifica? Non si può, come giustamente facciamo, condannare la Russia perché pretende di riprodurre la logica delle sfere di influenza e muoverci, come Ue e come Nato, sullo stesso terreno. In realtà, c’è una novità strategica nell’indirizzo politico dei Governi europei ed occidentali che coinvolge in modo netto lo stesso pensiero politico Democratico dagli USA alla Europa.

E’ cambiata la sostanza stessa del concetto di coesistenza pacifica fra Stati e Regimi politici diversi. Esemplare il caso della speaker Pelosi a Taiwan, perfino contro il parere del Governo! Ebbene oggi l’obiettivo delle democrazie occidentali è esportare il “modello” dovunque si ritenga opportuno combattere le autocrazie. E’ un mutamento di paradigma rispetto alle elaborazioni europee socialdemocratiche di Olaf Palme, Brandt, Berlinguer, ma anche di quelle democristiane di Khol, Merkel in Germania e di Moro e Andreotti in Italia . Negli stessi USA sembra di essere ritornati agli anni 50, alla dottrina del Roll Back di John Foster Dulles, suscitando la disapprovazione di un grande conservatore come Kissinger. Il nostro Paese e la Ue devono con forza recuperare una storica capacità di essere un ponte fra occidente ed oriente. Occorre lavorare per un cessate il fuoco in Ucraina. E’ un interesse vitale per i nostri Paesi che la guerra in Ucraina finisca. Non è in discussione la nostra appartenenza alla Nato, ma la sua filosofia attuale. Una nuova coesistenza pacifica in Europa va di pari passo con una politica di sicurezza. Un’altra Cortina di Ferro, ingiustificabile sul piano storico, porterebbe ad un inevitabile declino dei nostri Paesi e della UE con conseguenze imprevedibili sul piano della economia e della tenuta democratica. Uno scenario da incubo che va evitato ad ogni costo.
Arturo Marzano

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1 commento

  1. Condivido totalmente il contenuto del Post di Arturo Marzano. Leggendo i testi degli interventi di Enrico Berlinguer raccolti da Gianfranco Nappi, appare davvero drammaticamente lontana l’epoca della distensione, il dialogo come valore fondante dei rapporti internazionali con il resto del mondo. E ancora più drammatico e pericoloso appare oggi che la sinistra europea e il PD in Italia abbiano rinnegato quella visione, sposando le tesi dell’ atlantismo.

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