di Rosanna Bonsignore

Che fine ha fatto Città della Scienza: il titolo del libro di Diletta Capissi è di particolare efficacia; il suo contenuto può diventare valida proposta per incrementare dibattiti ed impegni anche politici incisivi per alimentare una rinnovata e adeguata centralità a Città della Scienza, un’eccellenza tutta nostra, di Napoli, non protetta, né valorizzata – riprendendo una definizione di Adriano Giannola – per la “sciatta noncuranza istituzionale”.
In pagine dello stesso libro altre forti osservazioni di A. Giannola “ L’intuizione di Vittorio Silvestrini era che il mondo che si preannunciava con il nuovo millennio sarebbe stato dominato dalla scienza e dalla tecnologia e che fosse un dovere della comunità scientifica costruire un ponte con la società e la comunicazione scientifica, partendo dall’esperienza maturata in America con l’Exploratorium di San Francisco, il primo Science Centre …. L’idea che l’Italia avesse bisogno di una rete di centri di divulgazione scientifica era nata anche grazie all’appoggio politico di intellettuali prestati alla politica come Umberto Colombo ed Antonio Ruberti, convinti che l’Italia dovesse colmare il suo gap di cultura scientifica…..Il Science Centre, che fu poi realizzato a Bagnoli, trovò il modo di affermarsi e progredire nelle forme più originali grazie al complemento operativo del co-fondatore Vincenzo Lipardi… L’idea di costruire un centro dove far interagire ricerca e comunicazione scientifica, educazione, alta formazione e creazione d’impresa è di assoluta originalità, soprattutto in questa epoca di pandemia da covid”. (pagg.185, 186)

È un giallo della nostra Napoli? Allora è bene indagare e ricomporre fatti oggettivi partendo da questo testo; è giusto individuare con cura cause ed errori da leggere e interpretare con competenze, senza pregiudizi e banali colpevolizzazioni, per giungere al dissolvimento del giallo e nel proseguire ri-costruendo il prestigioso cammino di Città della Scienza.

È una metafora del Mezzogiorno? Allora a maggior ragione è doveroso impegnarsi – anche con/per Città della Scienza – per evitare di ridurre tutto alla ricorrente rappresentazione del Mezzogiorno che produce iniziative ammirevoli e poi le distrugge abbandonandole alla scorciatoia consolatoria dell’assistenzialismo. Una rappresentazione talmente ricorrente da essere diventata uno stereotipo, priva di contenuto utile a capire i fatti concreti… (Diletta Capissi, pag. 254) Per non permettere che l’oblio si abbatta su quest’ennesima storia ho voluto scrivere questo libro, provando a indagare … (Diletta Capissi, pag.12).

Il libro è un susseguirsi di pagine – composte con peculiare metodologia – che rendono incalzante la lettura attenta, non facile perché non semplicistica, ma doverosa per chi ama Napoli nella sua complessità, per chi si impegna nell’arginare ombre e potenziare luci di modernità non solo locale, per chi vuole incrementare reale innovazione. Documentazione certificata; narrazione come ricostruzione di fatti diligentemente contestualizzati che già meritano l’appellativo “storici”; raccolta attenta di testimonianze degli attori coinvolti – in numero considerevole – ben articolata negli specifici sei capitoli che segnano le tappe della nascita della Città della Scienza, l’inconfutabile successo internazionale raggiunto e le fasi che hanno determinato il declino più volte definito incomprensibile da protagonisti di indiscutibile autorevolezza.
Importanza rilevante acquisiscono le ampie testimonianze tessute attraverso le interviste individuali fatte dall’autrice ad Adriano Giannola, Enrica Amaturo, Ermanno Guerra, Paolo Strolin, Pietro Greco nel dicembre 2020, Antonio Oddati, Vincenzo Lipardi. Nel libro manca una voce importante, quella del Prof. Vittorio Silvestrini. Il mio rammarico più grande – dichiara Diletta Capissi nella pagina dei suoi ringraziamenti – è quello di non averlo potuto ascoltare, di aver tentato e di non essere riuscita ad intervistarlo. A lui vanno i ringraziamenti più grandi per aver reso reale la bellissima ispirazione e visione di Città della Scienza.

Anche le foto del libro, nella loro essenzialità, esprimono parole narrative
:
• tre foto – pag. 59,60,61 – che documentano la bella inaugurazione del Science Centre del 23 novembre 2001: in primo piano il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi con la consorte, il Presidente della Regione Campania Antonio Bassolino e il fondatore Vittorio Silvestrini;
• 2 foto – pag. 28 – del terrificante incendio della notte del 4 marzo 2013;
• 1 foto – pag.17 – di Città della Scienza dopo l’incendio del 4 marzo 2013;
• 4 foto – pag. 29,30 – del Flashmob del 10 marzo 2013, in via Coroglio, di solidarietà a Città della Scienza;
• 4 foto – pag. 74,75 – degli “Scontri tra manifestanti di alcuni centri sociali e forze dell’ordine davanti a Città della Scienza il 7 novembre 2014”;
• 1 foto – pag.91 – “Convegno nazionale di Confindustria Le vie dello Sviluppo con il Ministro Claudio De Vincenti”, del 29 aprile 2017;
• 1 foto – pag. 34 – “Futuro Remoto” in Piazza del Plebiscito, maggio 2017.

Nella generica opinione pubblica, il devastante fuoco distruttivo e il mistero del “perché incendiare Città della Scienza” sembrava aver segnato una svolta di decadimento ma i primi mesi del 2017 diventavano conferma di insperati successi e del raggiungimento di importanti obiettivi: nel libro a pag. 86 e a pag. 87 è ben chiaro l’elenco delle attività e dei progetti più considerevoli già in itinere.
Indimenticabile la grande festa del 4 marzo 2017 per l’inaugurazione di “Corporea” con la partecipazione diretta di alti rappresentanti delle Istituzioni nazionali e locali. Certamente significativi anche gli interventi di scienziati e di rappresentanti di Istituzioni internazionali.
Purtroppo in più parti del lavoro di ricerca laboriosa, consistente e utile di Diletta Capissi, emerge la Drammatica giornata del 20 luglio 2017 (in particolare pagg. 94 -103, del Capitolo IV) come concreto giorno di svolta in negativo.

Il Capitolo VII: “Città della Scienza nel racconto della stampa” sollecita uno specifico interesse con una necessità di riflessioni a circuito continuo per la carta stampata, proprio per trovare risposte alla questione tuttora presente in riferimento alla complessa vicenda della Fondazione IDIS – Città della Scienza. Ben segnala Diletta Capissi: In buona parte l’opinione pubblica ha seguito l’acceso dibattito che l’hanno portato alla ribalta per molti mesi sulle prime pagine, si è appassionata alla storia di una struttura, di un progetto che vanta oltre trent’anni di storia e di riconoscibilità nell’area di Coroglio e Bagnoli ….C’è da chiedersi su quali fonti informative si è basata per riuscire a costruirsi un’opinione imparziale e quanto meno condivisibile? Da pag. 169 a pag.181 possono essere acquisiti dati oggettivi ed osservazioni che potrà aiutare ogni cittadina/o a dare una propria diligente risposta alla questione.

Nella prima pagina del libro, Diletta Capissi ha scritto Dedicato a mio nipote Emanuele, a un giovane artista con un sogno che si è purtroppo infranto troppo presto. L’auspicio è che le Istituzioni offrano sempre le opportunità giuste per assicurare ai giovani per la realizzazione dei propri sogni.
Lo stesso libro è dedicato anche a Pietro Greco autore di “ La Città della Scienza” come Storia di un sogno a Bagnoli. Il grande giornalista/ divulgatore scientifico ci ha lasciato improvvisamente il 18 dicembre 2020 ed io considero importante riportare qui frammenti delle sue accorate dichiarazioni che si ritrovano nell’intervista presente nel libro: “La storia di Città della Scienza è certamente la storia di Vittorio Silvestrini, a Napoli, come comunicatore di scienza, ed è la storia anche di Enzo Lipardi, che si uniscono e danno vita a qualcosa di inedito. E questo è un merito di entrambi che non può essere disconosciuto. Non solo per l’ideazione di un grande Science Centre di ultima generazione, idea già maturata altrove all’estero. Quello che hanno fatto è aggiungere a questa idea una veste di tipo sociopolitico nel senso più ampio del termine. Un’idea di futuro per Napoli, il Mezzogiorno e l’intero Paese. Aver creato un nucleo intorno a cui costruire soprattutto qui da noi una società democratica della conoscenza…. (pag.227) … io mi aspettavo – e mi aspetto ancora – che sia lo Stato ad intervenire, il governo nazionale, affinché diventi un bene pubblico nazionale (pag.228).”


“L’innovazione è una musica che va suonata su molti strumenti contemporaneamente” è un messaggio poderoso del professore Giuseppe Zollo e Diletta Capissi ce lo ricorda nelle sue conclusioni, a pag.253.
Io credo che la vicenda Città della Scienza sia tuttora aperta: richiede ancora una coraggiosa visione proiettata in un futuro di ambizioso progresso insieme alla sua Bagnoli, alla sua costa, alla sua Napoli. Al valore simbolico di questo pregiato insieme.




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1 commento

  1. L’esperienza di Città della Scienza si inserisce nel contesto più ampio di riqualificazione urbana di Bagnoli, atteso ormai da più di 30 anni e mai realizzato. I vari piani di recupero, bonifica e rigenerazione dell’area hanno definito la trasformazione dei terreni in termini generali e mai con la concretezza necessaria: dalla destinazione di un’area verde di spazi pubblici e privati ad attività residenziali, turistiche, congressuali, nautiche e tecnologiche, dal recupero della spiaggia al miglioramento del sistema infrastrutturale finalizzato alla protezione ambientale e alla conversione dei vecchi impianti industriali.
    L’archeologia industriale che vediamo ancora oggi e la bonifica mai realmente effettuata sono il simbolo del fallimento di quei piani. Unico spiraglio di luce è rappresentato, dal 1996, dalla riconversione di un impianto chimico abbandonato dal quale nacque Città della Scienza, ormai rimasto il solo appiglio al quale aggrapparsi per trasformare Bagnoli in un quartiere di avanguardia, economicamente e ambientalmente sostenibile e dove far crescere esperienze di innovazione sociale che partano dal basso. Per ora, purtroppo, questo sogno resta una mera e scoraggiante utopia.

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