DURANTE

In quest’ultima uscita di InfinitiMondi pubblichiamo le immagini di alcune opere di cyop&kaf, che fanno parte della mostra DURANTE. L’esposizione è ospitata negli spazi del Complesso Monumentale di San Domenico Maggiore a Napoli e sarà visitabile fino al 2 giugno, è stata promossa dal Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università Federico II, che ha anche accolto, nel chiostro di San Pietro Martire, un primo allestimento. Va segnalato che l’Università di Napoli, con un’operazione di grande lungimiranza e di notevole valore culturale, ha acquisito al suo patrimonio la totalità delle opere.

La mostra si colloca all’interno delle manifestazioni per il settecentenario della morte di Dante ed è formata da 40 opere di 40×100 cm, ispirate all’Inferno e da due grandi opere di 4×2,10 m e 2,8×3 m rispettivamente ispirate al Purgatorio e al Paradiso, composte attraverso l’accostamento di più tavole incorniciate.

Gli interventi del duo cyop&kaf sono una presenza consolidata, nel contesto dell’arte urbana e sociale, con le loro sagome, le figure di strani esseri colorati eppure disturbanti, sempre in qualche modo eterodossi, che popolano muri scalcinati, misteriose saracinesche o anonimi piloni di viadotti.

Nell’affrontare il tema della Commedia dantesca cyop&kaf non hanno adoperato una forma di semplice travaso o di migrazione, quasi come se i loro personaggi avessero deciso di abbandonare i muri della città per visitare i tre regni dell’oltretomba. Certo è presente un fondo comune, rappresentato dalla proposizione immaginativa e dalla cultura d’immagine, da un brulicare metamorfico di personaggi diabolici, ma l’operazione che hanno condotto si colloca nei termini della traduzione, cioè di quel rapporto di lettura di un’opera che implica sempre profonde consonanze e allo stesso tempo frizioni e omissioni. È attraverso questo processo, che riguarda tutti e ciascuno, che un classico acquisisce lo spessore che lo stratifica nel tempo e lo riporta costantemente alla contemporaneità.

L’estrema economia dei colori, stesi quasi sempre in campiture omogenee, conduce al rafforzamento dei valori di sintesi dell’immagine e conferisce un’evidenza repentina alle apparizioni dei dannati, e un’accentuazione della solitaria durezza del viaggio del pellegrino. Il segno, di impronta grafica, si inasprisce negli aculei dei rovi, negli spuntoni e negli artigli utilizzati per infliggere i tormenti o nelle estremità aguzze dei diavoli. La desolazione infernale è un processo di riduzione dove il minore tende al minimo e poi al nulla e da assenza di partecipazione al divino slitta nell’assenza di partecipazione all’altro da sé. La massa dei dannati è sciolta nella moltitudine anonima delle sagome, i peccatori sono quasi ridotti a un indistinto primordiale di matrice biologica.

Il carattere organico, trasformativo che caratterizza il lavoro di cyop&kaf, nei termini di una trasfigurazione del banalmente evidente e di una critica di carattere sociale, si coniuga, nell’inferno, con il mistero insondabile e incomprensibile del penitenziario eterno, del rinnovarsi infinito della pena e del dolore.

Il poeta pellegrino è una piccola figura meditabonda, quasi un personaggio di passaggio, sovrastato da ciò che è smisurato, il suo qui è un itinerarium del silenzio, nell’immagine è diventato lo spettatore di sé stesso.