E’ difficile dire di Mario Raffa in queste ore. Figura tra le più illustri della cultura e del mondo accademico napoletano e italiano e con la grande capacità di rimanere sempre un compagno autentico, sincero come era sincero nella sua vita.

Un grande dolore. La più grande vicinanza alla sua famiglia.

Lo vogliamo ricordare con le parole che un suo compagno di tante battaglie, Vito Nocera, ha voluto condividere nella rete:

Sono qui che rigiro il cellulare da tutta la notte .E’ dal suo schermo che mi è giunta, folgorante, la notizia che Mario Raffa non c’e’ piu’. Parole non ne trovo, mi sembra di averle spese tutte nella mia mente nello sgomento di queste ore. Commentare la morte di Mario lo sento come un esercizio impossibile. Ti aspetti sempre che qualche persona cara possa lasciarti, e spesso temi per te stesso. Ma uno come lui hai sempre creduto fosse di fatto immortale. Fragile era fragile, Mario. Ma una fragilita’ contadina la sua, e quindi resistente, ancorata a valori semplici ma saldi. Il suo era un sapere insieme tecnico e naturale, appreso con anni di studio e competenza ma anche nella autenticità della sua stessa esistenza. Era in questo mix così tanto singolare il fascino di questo stimato e amato professore. Ma Mario Raffa e’ stato molto di più che un professore. La sua vera vocazione fu quella del costruttore di reti e relazioni. Calcisticamente si sarebbe detto un mediano, di quelli solidi e instancabili. Ed è lì al centro del campo, con caratteristiche diverse ma con ruoli simili, che con Mario ci siamo tanto tempo fa incrociati.Due mediani a far da propulsione. Potrei raccontare tante “partite”, momenti drammatici affrontati insieme, come il terremoto in Irpinia o lo smarrimento per la durezza dello scontro che caratterizzo’ da noi gli anni 70.O scene piu’ ordinarie nella loro dolcezza propositiva. Come quando insieme prendemmo possesso, dalle mani dei resti di Lotta Continua, la sede di Via Stella. Renzo Pezzia, che era stato il segretario di Lc arrivato dal nord, ormai trasformato in imbianchino. E quella mattina, mentre con un cappellino fatto coi fogli di giornale provava a tirar via dalle pareti scritte e segni che raccontavano di speranze e contraddizioni di una generazione, ci consegno’ le chiavi di quella storica sede in cui impiantammo Democrazia Proletaria. Insieme la consapevolezza della difficoltà dell’impresa e l’entusiasmo.Che a Mario non è mai mancato.Da quella lontana mattina primaverile ne ha fatte di cose.Vivendo anche momenti personali duri, drammatici, con la sobria dignità della sua origine sociale modesta, che poi era la sua vera forza.Una forza che è stata di aiuto a tanti. Colleghi, studenti, esponenti delle istituzioni. E che e’ stata per me fondamentale. Ci furono anche momenti di leale scontro politico tra noi. Forse da parte mia, un po’ piu’ giovane, vissuti con troppa durezza. Ma negli occhi di Mario non ho mai letto un briciolo di rancore. Sembrava che questa parola nel suo vocabolario non esistesse.E mentre scorro i tanti commenti di chi lo ha conosciuto, stimato e amato, stanotte quasi gioisco per la grande stima che vedo lo circondava. Eravamo piu’ distanti negli ultimi anni, rispetto al fianco a fianco degli anni leggendari di Dp. Ma lui restava attento, vigile. Volle parlare nei mesi scorsi con entusiasmo ad alcune presentazioni del mio Senza Classe. Soprattutto ogni tanto faceva capolino con qualche commento ai miei post sul calcio.Spesso a quelli in cui ho l’abitudine di ricordare calciatori del passato che ci lasciano. Quelli che magari conoscevamo solo dalle figurine Panini.Se anche per gli amici – e per i compagni – ci fosse un album Panini, quella di Mario Raffa sarebbe una figurina ambita, preziosa.Come i sogni e le speranze che abbiamo insieme accarezzato.

Vito Nocera

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