Raccolgo volentieri lo spunto di NAPOLI FINO IN FONDO e sottopongo al confronto, più che un ragionamento compiuto, una serie disorganica e incompleta di appunti selezionando le questioni che a me sembrano cruciali ai fini di una possibile individuazione di linee programmatiche in campo urbanistico.
1.

La scadenza è quella per l’elezione della nuova amministrazione comunale di Napoli. Ma non si può dimenticare il paradosso della legge Delrio per il quale il sindaco del capoluogo sarà ancora anche il capo del governo della città metropolitana. Il paradosso può rendersi meno insopportabile, io credo, soltanto impegnandosi a far subentrare all’unico comune cittadino – fra diversi mesi o alcuni anni, secondo le concrete possibilità – 4 o 5 nuovi comuni, magari addizionandovi territori finitimi attraverso processi condivisi.
2.

Negli ultimi decenni i meccanismi dell’economia e della finanza hanno accentuato l’estrazione dalle dinamiche territoriali di rendite, che hanno fortemente contribuito ad allargare le forbici della distribuzione ineguale di ricchezza. È perciò indispensabile diffidare, in particolare dopo la pandemia, di terminologie ambigue e di proposte “neutrali” (transizione ecologica, innovazione, semplificazione) pretendendo che si individuino, invece, sistematicamente e di volta in volta, i benefici e gli oneri ed i rispettivi destinatari sociali.


3.

L’insieme delle odierne questioni ambientali ci obbliga ad un’urgente, autentica, riconversione ecologica, a tutte le scale, da quella planetaria a quella locale. Non si possono più tollerare giochi di parole e gradualismi furbeschi. Alla scala locale, gli approvvigionamenti energetici rinnovabili, la riduzione dei rifiuti, l’economia circolare, l’innovazione di processo (quella di prodotto è inevitabilmente consumistica e incrementa i rifiuti), il blocco del consumo di suolo debbono diventare pratiche concrete e non più programmi solo evocati.


4.

Il blocco del consumo di suolo va disciplinato sia in sede legislativa (debordando perciò dalla scala comunale) che in sede pianificatoria, propria del livello comunale/metropolitano. La pianificazione urbanistico-territoriale deve diventare un’attività istituzionale processuale e continua, innovata in senso partecipativo, in difformità dalla quale non sono ammissibili progetti né pubblici né privati.
5.

Al blocco del consumo di suolo devono corrispondere adeguate pratiche di rigenerazione urbana. I meccanismi furbeschi di salvaguardia della rendita stanno accreditando un’interpretazione della rigenerazione urbana meramente quantitativa (il frazionamento delle unità immobiliari è ammesso come manutenzione straordinaria anche se determina maggiori carichi urbanistici; la ristrutturazione edilizia può includere l’incremento dei volumi “se finalizzato alla rigenerazione urbana”). È invece indispensabile che la rigenerazione urbana persegua soprattutto adeguati incrementi degli spazi pubblici e del verde ed includa comunque verificabili obiettivi di miglioramento delle condizioni insediative ed economico-sociali degli abitanti coinvolti, con particolare attenzione ai ceti più deboli.


6.

Nella concreta situazione napoletana, deve concludersi la formazione del PUC (piano urbanistico comunale) secondo il modello “a doppia gittata” della legge regionale 16 del 2004:
– un piano strutturale, valido a tempo indeterminato, che:
a) delimita e disciplina gli ambiti caratterizzati da elevati rischi naturali o antropici oppure da qualità e valori naturalistici, paesaggistici, storico-culturali, pedologici, agronomici;
b) delimita gli ambiti già di recente in tutto o in parte urbanizzati, i soli da considerare trasformabili a fini edilizio-insediativi;
– un piano programmatico-operativo, valido per pochi anni, che seleziona e coordina gli interventi conservativi e/o le trasformazioni urbane da realizzare nei soli ambiti trasformabili previa formazione di PUA, piani urbanistici attuativi.
I contenuti del vigente PRG, aggiornati per quel che concerne i temi dei beni comuni e quelli delle utilizzazioni temporanee, possono trasfondersi assai facilmente nel piano strutturale. A partire dal quale, attraverso un intenso processo partecipativo e con uno stringente ruolo di coordinamento sinergico da parte del Comune, il piano programmatico-operativo può costruirsi come un vero e proprio “piano strategico” di orizzonte quinquennale, specie se articolato in relazione ai futuri comuni: Napoli flegrea, Napoli collinare, Napoli storica, Napoli settentrionale, Napoli orientale. Un piano strategico che persegua concretamente obiettivi – secondo le combinazioni specifiche nelle diverse Napoli – di valorizzazione del patrimonio (storico-culturale, archeologico, paesaggistico, naturalistico, etnografico, didattico-scientifico) e di rigenerazione urbana, componendo le convenienze imprenditoriali private con le finalità pubbliche di riqualificazione sistemica curate dal Comune.


7.

Il processo descritto richiede soluzioni efficaci per conseguire due precondizioni fondamentali: il recupero di una adeguata conoscenza della realtà sociale, infrastrutturale e immobiliare della città; la strutturazione consistente di articolate ed efficaci sedi/modalità partecipative.


8.

Occorre promuovere e gestire un gigantesco impegno conoscitivo, con il concorso di tutte le strutture scientifiche locali disponibili, per la costruzione di una banca dati unitaria, opportunamente accessibile ai soggetti sociali con le necessarie garanzie di privacy, in cui confluiscano tutte le informazioni urbane disponibili presso ogni soggetto pubblico o parapubblico.


9.

È urgente e indispensabile costruire un sistema articolato di sedi e modalità per autentici processi partecipativi. Le esperienze fin qui praticate sono generalmente affette da livelli inefficienti di confusione tematica e, soprattutto, da forti squilibri a vantaggio di interessi economico-sociali organizzati, i soli in grado di dedicare personale qualificato, tempo e risorse finanziarie ad attività praticate al limite del lobbying.
Occorre, invece, distinguere in modo formale:
a) tavoli consultivi inerenti a definizioni e criteri valutativi e strategici strutturali (problemi metodologici e di indirizzo), ai quali debbono accedere solo soggetti sociali portatori di visioni culturali e di interessi economici di categoria, senza commistione alcuna con posizioni “monopolistiche” (sono tali, a ben vedere, quelle dei singoli proprietari immobiliari o quelle aziendali);
b) tavoli consultivi, più ristretti, per ambiti spaziali o tematiche specifiche, ai quali aprire l’accesso anche a soggetti singoli coinvolti, ma escludendo la possibilità di sostenervi programmi economici privati;
c) tavoli concorrenziali di selezione fra progetti e proposte, da gestire in forme innovative di valutazione comparativa argomentata;
d) tavoli negoziali pubblico-privato per il miglioramento delle ricadute collettive di programmi/progetti privati.


10.

Non occorre preoccuparsi dell’efficacia partecipativa degli interessi economici organizzati. È invece un grave problema quello della partecipazione degli interessi deboli e diffusi, i cui singoli esponenti sono spesso pesantemente condizionati da limiti culturali e da sostanziali indisponibilità di tempo e risorse. Se l’assenza di efficienti rappresentanze di tali interessi dai tavoli di tipo a) è relativamente meno rilevante, essa è letteralmente intollerabile in rapporti agli altri tipi di tavoli, nei quali la contemperazione di obiettivi e ricadute assume pregnanza cruciale.
È necessario perciò che la pubblica amministrazione dedichi essa personale qualificato, risorse e sedi alla raccolta, descrizione critica e rappresentanza (in forma di advocacy) degli interessi deboli e diffusi in rapporto ai diversi livelli/percorsi di partecipazione organizzata. Con una delicatissima avvertenza: memore degli insegnamenti di Amalia Signorelli, avverto l’obbligo di segnalare il rischio permanente che qualunque tecnico cada nell’equivoco di interpretare secondo propri filtri disciplinari e culturali le esigenze e le aspettative degli “insider” senza voce: nella città contemporanea, costituiti sia da segmenti di popolazione autoctona deprivati e disattrezzati, sia da quote di immigrati provenienti dalle culture più disparate del mondo. In tal senso, una cautela di base può essere quella di inserire nel personale dedicato una quota consistente di antropologi urbani, adeguatamente consapevoli dei rischi dell’etnocentrismo disciplinare e specificamente addestrati a far emergere dai gruppi di “insider” l’espressione diretta di interessi autentici ed aspettative sostanziali.


11.

Fatte le debite proporzioni, tutti i punti precedenti vanno puntualmente ripercorsi alla scala metropolitana, per la quale il primo atto programmatico deve comportare la cancellazione delle poche e grandissime zone omogenee delimitate in precedenza e la individuazione di zone omogenee più calibrate, idonee invece a costituire, contemporaneamente:
a) dimensioni intercomunali credibili per l’attivazione di efficaci processi partecipativi secondo le finalità e le modalità accennate;
b) dimensioni pluricomunali praticabili per la gestione integrata dei servizi essenziali;
c) entità significativamente unitarie nel processo strategico di trasformazione graduale della conurbazione napoletana in un sistema reticolare di città medio-grandi e medie.

Alessandro Dal Piaz

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Immagine in evidenza. 1980.Napoli. Manifestazione per la casa. Dall’Archivio Mario Riccio-Infinitimondi

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LA DISCUSSIONE E GLI INTERVENTI SIN QUI PUBBLICATI

IL DOCUMENTO BASE https://www.infinitimondi.eu/2021/04/09/napoli-fino-in-fondo-un-contributo-verso-la-prova-delle-prossime-comunali-a-napoli-e-per-un-confronto-con-antonio-bassolino/

OSVALDO CAMMAROTA https://www.infinitimondi.eu/2021/04/10/napoli-fino-in-fondo-1-croci-e-delizie-della-partecipazione-da-osvaldo-cammarota/

PASQUALE TRAMMACCO https://www.infinitimondi.eu/2021/04/12/napoli-fino-in-fondo-2-il-punto-di-vista-di-pasquale-trammacco-nella-dimensione-civica-una-risposta-alla-crisi-verticale-dei-partiti/

ROBERTA CALBI https://www.infinitimondi.eu/2021/04/14/napoli-fino-in-fondo-3-partecipazione-in-spirito-di-fraternita-fino-in-fondo-e-poi-ricordo-quel-sogno-che-feci-su-bassolino/

ACHILLE FLORA https://www.infinitimondi.eu/2021/04/15/napoli-fino-in-fondo-4-quale-partecipazione-la-riflessione-di-achille-flora/

MASSIMO ANSELMO https://www.infinitimondi.eu/2021/04/16/napoli-fino-in-fondo-5-il-gusto-del-futuro-o-la-sua-paura/

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