di Rosanna Bonsignore


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“Ancora oggi i Campi Flegrei sono temibili e dal paesaggio, dove resistono ridenti enclaves di frutteti, orti e giardini tra le costruzioni in cemento, liberamente proliferanti, spira un che di umbratile, di spettrale, di perturbante e di arcano. E qui si veniva, attirati, oltre che dalla natura del suolo e dai miti, dalla speranza di curarsi nelle numerose terme … o a morire, come l’imperatore Adriano, come il musicista Pergolesi che a ventisette anni sul letto di morte vi compose il suo Stabat Mater. Forse è nella prossimità con questo paesaggio e con il mito degli inferi che va ricercata l’origine del culto, delle caratteristiche pagane più che cristiane, tributato dai Napoletani ai morti … e la follia razionale del grande (visionario) Galileo, volto a dimostrare che l’imboccatura del lago d’Averno corrispondeva geometricamente a quella dell’inferno di Dante, somiglia a quella dell’utopista Adriano Olivetti…” *.
Incisive considerazioni che danno centralità ad un intreccio ineguagliabile tra la peculiarità del suolo e del sottosuolo – artefici di peculiari bellezze paesaggistiche tuttora persistenti – e il fascino dei miti – molti precedenti all’epoca romana – tuttora aleggiante tra vestigia archeologiche di variegate strutture e forme, nonostante le mani deturpanti delle speculazioni edilizie.
Victor Berard – scrittore e viaggiatore francese (1864 – 1931) – famoso per una seducente ricostruzione degli itinerari e delle tappe del leggendario viaggio di Ulisse/Odisseo – agli inizi del 900 invitava a salire sullo sprone di Camaldoli, nella regione di Cuma, per ammirare il paesaggio che ricordava la luna … “una scacchiera di crateri vulcanici … in ciascuno di questi crateri si osserva un rialzo circolare (il sopracciglio) e una cavità nera; e spesso, nel fondo, un lago che riflette la luce del cielo: la pupilla….Ecco dunque gli occhi rotondi: ecco il paese dei Ciclopi….Tutti questi occhi sono spuntati fianco a fianco….Ciascuno vive di vita propria, senza preoccuparsi del vicino: essi non sono legati da leggi comuni; non agiscono né si riposano insieme; ciascuno fa della regola il suo capriccio… e tuttavia fanno parte della stessa famiglia……le fratture della superficie terrestre con i suoi particolari fenomeni (come esalazioni asfissianti, sorgenti di acque sulfuree o termali, fumigazioni) sono diventati emblemi del rapporto con le viscere della terra, dell’accesso al mondo sotterraneo ** sempre presenti nella vita quotidiana lungo secoli e secoli di storia e nel susseguirsi delle dominazioni. Anche in questa terra è stata tessuta la rielaborazione del mito di Zeus che fulminava i Giganti, e versi di Omero richiamano rinnovata attenzione:

“Ai Ciclopi di contra e né vicino
troppo, né lunge, un’isoletta siede
di foreste ombreggiata ed abitata
da un’infinita nazion di capre
silvestri, onde la pace alcun non turba;
ché il cacciator che per burroni e boschi
si consuma la vita, ivi non entra
non aratoreo mandrian vi alberga”.**

L’isoletta è Nesis, ovvero Nisida e alcuni studiosi hanno individuato in porto Paone l’approdo di Odisseo e la grotta di Polifemo nelle vicinanze della Gaiola. La piana Flegrea – nel cui nome per Strabone era insita la leggenda dei Giganti – era contesa per la fertilità agricola ed era famosa prima dell’eruzione vesuviana del 79 d. c..
Per la morfologia dei luoghi, per le ricchezze naturali e culturali era meta obbligatoria per gli studiosi stranieri, per i viaggiatori colti e aristocratici del settecentesco grand tour, prima della scoperta – casuale – dell’antica Pompei.
La vastissima la documentazione storica, cartografica, letteraria ( anche in lingua greca e latina) dei nostri Campi Flegrei ci ha trasmesso la forza evocativa di luoghi (es: lago d’Averno) di intramontabili miti (es; la Sibilla Cumana) : nel periodo in cui Cuma era già una grande colonia greca (una leggenda narra che qui Dedalo abbia contributo alla creazione del tempio di Apollo) – come avamposto dei Greci con la funzione di bloccare intrusioni militari e mercantili di Etruschi e Cartaginesi – questa terra era già luogo di culto sia dei Greci che degli Opici ( gente di stirpe indoeuropea stanziale già in era preromana). Era l’epoca in cui Napoli con Palepolis viveva la sua prima nascita,
Gli sguardi reciproci tra Capo Posillipo e Nisida hanno reso da sempre inscindibile il legame tra Napoli e i Campi Flegrei, dai primissimi insediamenti ai nostri giorni: il succedersi delle epoche storiche lo testimoniano e noi – oggi più che mai – dobbiamo rendere indistruttibile questo legame e, partendo dall’ esaltante turismo di Napoli e degli Scavi di Pompei, dobbiamo frantumare schematismi turistici modaioli ed impegnarci, ognuno con i propri strumenti, insieme ad Istituzioni, Enti e la Politica adeguatamente innovativa. L’epoca greco-romano ci ha lasciato tesori incomparabili: le preziose descrizioni di Cicerone, Stazio e Plinio, il culto delle terme di Baia e dell’“otium latinum” anche di filosofi e poeti romani. Incancellabili le trasformazioni demografiche e territoriali anche durante il Medioevo che qui ha visto nascere vari monasteri, quelle durante il dominio dei Normanni e degli Angioini. Un più forte legame con Napoli – nei reciproci cambiamenti economici e sociali – è stato segnato nel corso del viceregno spagnolo, nell’incedere degli avvenimenti del Regno dei Borbone – senza dimenticare il decennio di Murat – e, naturalmente, con l’’Unità di Italia. Particolare centralità ha il 1904 con il varo di “Il risorgimento economico” della città di Napoli: viene deciso l’insediamento dell’ILVA, sul meraviglioso tratto di costa. I lavori di costruzione dell’impianto industriale furono eseguiti tra il 1907 ed il 1908….e pagine di storia del mondo operaio, con problematiche ambientali sempre più gravi e con ventennali fumose soluzioni, non soluzioni.


Oggi siamo nell’aprile del 2021 e aumenta la consapevolezza dei cambiamenti epocali forse ancora indecifrabili tuttora accelerati dalla pandemia: è urgente non sottovalutarli, perché viviamo inedite forme di vita privata e pubblica, inaspettate e dure povertà. Incomprensibile il protarsi del mortificare espressioni artistiche e culturali che negli ultimi anni – anche su basi di lavoro associativo volontario – hanno dato vita a reti di creatività e di belle iniziative accessibili a tanti, come richiamo di piacevoli incontri – anche nella differenziazione della qualità delle proposte. Musica, teatro e danza con il bello allietavano persone di ogni età, in graziosi giardini pubblici, in grandi piazze, in prestigiosi musei o in raffinati locali. Un grande fiorire di cultura e di pseudo cultura che in ogni caso rappresentavano richiami importanti all’incontro collettivo, ai saperi, a conoscere luoghi e ad appassionarsi ai vari linguaggi artistici.
Poi dal marzo 2020 tutto è stato fermato, sempre più silenziato tranne per i tanti canali televisivi, i social e per le forti aziende tecnologiche/ digitali, signore dei media.
Dietro le forme di un preoccupante, duro e mortificante quotidiano che sembra aver spento molte belle energie, tanti – soprattutto giovani – s’impegnano tuttora coraggiosamente a trasformare un buio NO in un rigenerante SI rinnovando, potenziando in rete il positivo di linguaggi e tecnologie.
In questo contesto, troppo poco alla ribalta, assume grande importanza la tenacia creativa ed organizzativa di “Jazz and Conversation”, cuore pulsante e vitale nel costante lavoro progettuale per dare valore fattivo al patrimonio archeologico dei Campi Flegrei, alimentando sentimenti di appartenenza e identità culturale e sociale in un territorio di così singolare pregio. Tuttora.

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Rivitalizzare energie, individuare nuove strategie per i interventi incisivi, per dare spazio a confronti critici costruttivi e ad alleanze efficaci e produttive: sono obiettivi da anni perseguiti e il progetto A.M.A. li rende ancora più raggiungibili.

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Antimo Civero, Jazz and Conversation, l’Associazione da te creata nel 1985 e tuttora da te presieduta, già nel nome racchiude un mondo di valori e di bellezza di linguaggi aperto a poliedrici orizzonti. Innovativa dalla sua nascita. Avete tessuto una fantastica e importante storia, notevole per il coraggio e la tenacia nel mantenere alto il livello di qualità. Parto da note introduttive dello statuto “L’Associazione nasce dal desiderio di condividere l’ascolto e la conversazione; nasce dall’incontro tra alcuni appassionati di musica Jazz e dalla forte contaminazione con un territorio di rara bellezza: i Campi Flegrei… (un concentrato senza eguali di archeologia, storia, letteratura, paesaggio e natura) ….Il paesaggio si fa cornice della rappresentazione musicale , e la Cultura, come sosteneva il filosofo tedesco Gadamer, divisa fra tutti, diventa più grande, e ridiventa il baricentro dell’azione di ogni cittadino,di ogni governo…… La rassegna di anno in anno si struttura lungo un percorso e un progetto che pone il musicista, la sua dialettica, in un confronto aperto con il territorio, in una reciproca contaminazione artistica”. Ora, in questi primi giorni dell’aprile 2021, ti chiedo tue riflessioni con un appassionato sguardo al passato e uno sguardo ancora più appassionato verso il futuro di “ Jazz and Conversation”.

ANTIMO CIVERO: Sì ..in effetti è proprio quella parola “passione” , da te richiamata, ha certamente avuto un ruolo importante decisivo e lo ha tuttora. Passione, direi, largamente civica che abbraccia quella culturale.
Quando ero ragazzo ascoltavo o leggevo discorsi fatti da persone o personaggi del mondo della cultura spettacolo etc. e la parola passione veniva enunciata come forza capace di muovere, realizzare i propri sogni desideri etc. Posso dire che nel nostro caso ci vuole passione nelle cose che si fanno e anche tanta.
Sognavo, in realtà immaginavo con alcuni amici che sempre mi sono stati accanto e mi hanno accompagnato, come Chiara, Angelo, Gaetano, Nicodemo, Maurizio e poi via via tanti altri, tutti egualmente straordinari, di realizzare di fare “qualcosa” stimolato da un ambiente così “sbalorditivo” che ogni giorno avevamo sotto gli occhi e che meritava un’azione per promozionarlo, valorizzarlo, tutelarlo nel solco dell’Art. 9 della Costituzione della Repubblica italiana che è posto, ricordiamolo, tra i principi fondamentali e che designa l’Italia come la Repubblica della Cultura… assegnando a noi tutti cittadini ( e non solo a quelli italiani ) il “compito” di promuovere, tutelare la Cultura e il nostro straordinario Patrimonio.
Guardando agli anni trascorsi possiamo rilevare facilmente i risultati anche tangibili di questa realtà associativa. Anni di forte impegno e organizzazione, che hanno dato vita a manifestazioni ormai consolidate come per esempio il Pozzuoli Jazz Festival dei Campi Flegrei giunto alla XII edizione.
Guardando al futuro siamo ben consci della fragilità che può caratterizzare questo impegno “civico” che conta sull’opera (sforzo anche fisico) di alcuni volontari. Proprio per questo, con sentita responsabilità, siamo chiamati a riflettere e agire per mettere in atto soluzioni che possano coinvolgere i giovani nella partecipazione e, inoltre, a percorrere altre strade per la sostenibilità finanziaria poiché queste attività si reggono sulla contribuzione volontaria di associati, cittadini e soprattutto imprese. E’ mancato, ma senza troppi drammi, quello che accade normalmente un po’ ovunque in Italia: il sostegno da parte di Enti locali più prossimi.
Sotto questo aspetto, colgo l’occasione di ricordare che negli ultimi anni è avvenuto un vero cambiamento epocale per l’intero territorio flegreo, quindi anche per la nostra associazione, con la nascita del Parco Archeologico dei Campi Flegrei. Questo ente che ha per dettato governativo ‘’la salvaguardia del patrimonio e contribuire alla valorizzazione dei tanti siti e monumenti che costellano il territorio ’’ Ha riconosciuto coerenti le attività dell’Associazione con queste finalità e ha scelto di sostenere i nostri progetti.

• Le iniziative e le rassegne da voi create sono tante e variegate. Antimo trasmettici la forza del filo conduttore che le unisce e quali – per te – meritano particolare risalto soprattutto in questo problematico presente.

ANTIMO CIVERO: Il filo … direi che è la Cultura. Cioè il convincimento che il primo aspetto, vero motore, per uno sviluppo (sostenibile) per un territorio è la cultura, e non il danaro, come tantissimi esempi e decenni di intervento hanno potuto dimostrare. La cultura e le istituzioni: in questo territorio sono mancate o sono state diradate, anche per ragioni geofisiche (e mi riferisco al bradisismo che ha, con le sue cicliche “crisi”, spazzato via la comunità cancellandone anche i simboli, i luoghi di appartenenza i palazzi e gli uomini etc..) le azioni delle istituzioni e degli uomini che le rappresentano e dei cittadini , allora risulta chiaro il tentativo di una parte di questi cittadini di mettersi in gioco in quello che io ho definito autodifesa culturale. Tentare di essere protagonisti del processo di “attivizzazione civica” ( F. Cassano) . La passione per la cultura sorretta da quella più generale civica. Per tale motivo autodifesa politica, sociale e culturale.
La nostra azione, insieme a tante altre presenti qui sul territorio, conferma la presenza di intelligenze vivaci (come richiedeva Pasolini) , creative che denotano la diffusa esigenza di promuovere la cultura del risveglio dei sensi a riprova di una vulcanicità della terra che è viva , che continuamente crea e chiede di venire ad espressione .L’’arte, la musica in particolare, diventa l’arte dell’incontro con la promozione del territorio.
Tra le manifestazioni da noi realizzate sceglierei sicuramente il Festival Jazz dei Campi Flegrei che, oltre all’edizione estiva e invernale, ha un appendice molto significativa nella manifestazione annuale del 30 aprile voluta dall’Unesco:
l’ International Jazz Day .Una vera e propria festa mondiale , internazionale che trova molto riscontro qui a Pozzuoli poiché coinvolge la comunità, invade le strade e le piazze confermando quello che l’Unesco e il “Monk Institute” avevano indicato nella loro scelta e cioè la musica jazz come straordinario linguaggio che mette in comunicazione persone e civiltà diverse … un dialogo, una conversazione tra musicisti in primis ma, anche e soprattutto , tra gli stessi e il pubblico di tutto il mondo.


• A.M.A. Archeo, Music & Art ormai è realtà. Antimo perché è nata?
Quanta bella fatica e coesione di gruppo? Il bilancio sarà certamente positivo, ma evidenzia tu il valore qualitativo del bilancio finale.

ANTIMO CIVERO In effetti L’ANNO SCORSO, ESTATE 2020, abbiamo prodotto un piccolo documentario registrando il Concerto di Luca Aquino e Giovanni Guidi all’anfiteatro Flavio.
Con questa premessa, che ha solleticato la mia personale passione, mai sopita, per l’arte filmica, e con tutto quello che abbiamo vissuto negli ultimi mesi di restrizione etc. abbiamo deciso di realizzare inedite iniziative con metodologie nuove in vari contesti significativi della nostra terra.
L’idea è scattata grazie alla disponibilità finanziaria di cui abbiamo potuto godere con “ristori” previsti dal Governo, anche per le Associazioni, nella parte finale del 2020 . Un obbligo morale ci imponeva di impiegare quelle disponibilità a sostegno dei musicisti. Il problema era “come” in tempi di restrizione? RIFLETTENDO sulle nostre attività passate ci è sembrato abbastanza naturale pensare a un format con cui coniugare i fini della nostra azione: da un lato sostenere gli artisti con un piccolo contributo e, dall’altro, valorizzare il Patrimonio con un “viaggio in Musica” nelle bellezze e nella storia del territorio. La scelta del nome A.M.A. rimanda a tutto questo . “L’amore che muove il sole e le altre stelle (Dante), l’amore che, più è forte e vivo, più sarà capace di lasciare un solco visibile e percorribile”. (E. Dickinson).
Per realizzare il nuovo progetto adeguato a questo periodo ancora condizionato fortemente dalla pandemia, abbiamo creato un piccolo gruppo che si è dedicato a tutti gli aspetti organizzativi e tecnici.
Per gli aspetti tecnici abbiamo potuto contare sull’’opera dei nostri associati dotati di consolidate competenze come Maurizio Magnetta, Nicodemo Macrì e Gennaro Ciunfrini e con un piccolo investimento abbiamo potuto affrontare le riprese e il montaggio ( tutto fatto in casa). Per gli aspetti organizzativi, oltre al sottoscritto, abbiamo avuto l’aiuto di alcuni nostri associati come Enza Sfarzo e Ivana Gallo.
Per quanto riguarda la scelta dei musicisti abbiamo ragionato innanzitutto sugli artisti “campani” per i motivi di restrizione dovuti alla pandemia. Tra tanti musicisti, tutti molto preparati e interessanti della nostra regione, abbiamo pensato e invitato alcuni che ci sembravano molto rappresentativi e che avevamo potuto apprezzare nel corso di questi ultimi anni. A questo proposito, però, voglio comunicare che è previsto un proseguimento di queste produzioni, con l’intervento di altri musicisti, con l’intento di migliorare e allargare i confini di questa azione, comprendendo per esempio, anche alcuni siti della città di Napoli.
Anche in questo caso c’è tanta fatica ma, come sempre, sorretta da un altrettanta grande motivazione la passione civica, l’amore per la cultura e il territorio.
Sul bilancio finale e sulla qualità siamo già molto soddisfatti per l’originalità dell’intervento e in prospettiva questa è solo un inizio in un particolare settore video musicale o documentario che, oltre che molto attuale, a me piace particolarmente poiché unisce diversi aspetti e ha la capacità di “restare” nel tempo.
Il restare nel tempo… Musica e Storia: il territorio che vive e racconta il suo passato per proiettarlo nel futuro sono momenti che appaiono fondamentali e insostituibili di ogni cultura.
La musica crea occasioni di incontro straordinari, per riscoprire e amare la nostra civiltà, il nostro Patrimonio. E attraverso questi incontri si vive e si racconta anche il passato per proiettarlo nel futuro.
E’ la nostra Costituzione Repubblicana che ha espresso come principio giuridico quello che dovrebbe essere scolpito nella coscienza di ogni italiano: l’’art. 9 , che occupa un posto tra i 12 Principi Fondamentali della Costituzione della Repubblica, cioè tra quelli considerati “immodificabili” . Questo articolo, davvero unico al mondo, decreta il nostro Paese quale Repubblica della Cultura. Da ricordare sempre “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.” perché è proprio qui che si trova la nostra identità nazionale…nel nostro Patrimonio che è il più straordinario al mondo. Continuando, e in questo solco ricordando le parole del Presidente Ciampi, per dettato costituzionale, noi tutti cittadini dovremmo comprendere che la promozione della conoscenza, la tutela del Patrimonio ( storico , artistico, paesaggistico ) che rappresenta la nostra vera identità nazionale, è un’attività pubblica tra le più proprie della Repubblica e che tocca a tutti esercitare. Un dovere civico.“

Antimo Civero




• Carmine Ioanna, dal cuore dell’Irpinia con la tua fisarmonica sei nel cuore dei Campi Flegrei, dal verde della tua terra ora sei immerso nell’ “opus reticolatum” dell’Anfiteatro Flavio, un gioiello autentico la cui costruzione in gran parte è attribuita agli stessi architetti del Colosseo. Hai alle spalle la storia agricola del tuo piccolo Pontemorito, con la tua fisarmonica sei artefice di musica jazz qui poco lontano dal mare di Pozzuoli la cui storia – con la sua gente – è un sovrapporsi di eventi anche prestigiosi in millenni di storia fatta di eruzioni, di invasioni e presidi difensivi, di tradizioni e leggende, di martirii cruenti e di miracoli inaspettati. La stessa Artemisia Gentileschi ha creato un’opera dedicata a San Gennaro nell’Anfiteatro Flavio.
La tua fisarmonica certamente qui ci farà un dono raro nella sua unicità perché irromperà con dolcezza in un inedito silenzio ancora più incisivo nell’ampio abbraccio dell’Anfiteatro.
I partecipanti fisicamente lontani saranno con te per sensibilità all’ascolto e volo di immagini di bellezze del passato e del presente nutrite dalla tua musica.
A te giovane Carmine, trentatreenne, il narrarci del miracolo che qui hai creato con la tua fisarmonica.

CARMINE IOANNA Il mio approccio al “solo” è sempre molto istintivo. Anche in questa occasione non avevo la più pallida idea di quello che avrei suonato un secondo prima di cominciare, e non avevo idea di quale sarebbero state le note successive a quella che stavo suonando in quel momento.
Ho percorso un sentiero che mi ha portato a due melodie una nel mezzo una mia composizione e una alla fine: “i te vurria vasà”.
Quando si ha questo approccio ci sono sempre almeno 2 componenti:
Il bagaglio che ti porti addosso, che racconta chi sei, da dove vieni e la tua storia di vita, e le emozioni che suscitano in te il posto dove sei, le persone che ti circondano in quel preciso momento.
Queste componenti non si sommano ma dialogano tra loro ed è proprio quello il miracolo che accade ogni volta che un musicista improvvisa liberamente, la percezione di assistere a qualcosa di unico e irripetibile, un tempo cristallizzato nella mente di chi suona e di chi ascolta, e quando ti capita di suonare in un posto fantastico come questo dove senti la storia millenaria che ti si appiccica addosso, le molteplici ispirazioni che se ne possono trarre sono davvero sorprendenti.
È inevitabile che questa esperienza si nutra di calore umano, il trovarsi lì in quel preciso momento quando si ha quasi l’impressione di poterle toccare le note, quando si respira tutti insieme in quell’inebriante abbraccio collettivo, tra chi suona e chi ascolta.
Spero che almeno un poco questo si possa cogliere anche se in modo diverso, attraverso un video. Io me la sono goduta e porto con me il sapore di quella bellissima mattinata.
A presto e viva il Pozzuoli jazz❤️

Anfiteatro Flavio: Carmine Ioanna, 23 marzo 2021



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• Eleonora Strino già sei stata definita “Talento puro del jazz , talento assoluto nel panorama della chitarra jazz“, Tua fedele compagna sin dall’adolescenza è la tua chitarra, carismatica. Da napoletana il tuo naturale approdo è stato il Conservatorio San Pietro a Maiella, pietra miliare di Napoli e della storia della musica. Poi hai spiccato il volo per il Conservatorium Van Amsterdam in compagnia di musicisti prestigiosi, senza dimenticare il pregio di essere stata – giovanissima – “prima chitarra” nell’orchestra di Roberto De Simone. Ormai vivi a Torino ma tu con la tua chitarra, Eleonora, colori di inedita intensità la luce solare che avvolge tra le vestigia del Tempio di Serapide, ovvero. l’antico Macellum, cioè il mercato pubblico della Puteoli romana. E’ vero che è il terzo più importante monumento romano di questo tipo, ma è soprattutto vero che esso rappresenta l’intramontabile connubio tra valore archeologico ed utilità scientifica: per secoli è stato considerato un importante indice metrico per misurare il fenomeno del bradisismo. Per noi di queste terre è ancora un utile strumento per osservare il salire e lo scendere – in dinamica reversibilità – della Pozzuoli contemporanea. Amiamo il Serapide sempre aperto ai nostri sguardi: seduce con intriganti luci notturne e con quelle nitide del giorno, con i suoni della pioggia battente e con quelli del vicino porto in una calda giornata estiva.
E tu Eleonora, raccontaci come renderai ancora più suggestivo questo luogo tanto amato perché la tua chitarra, dando rinnovato rigore alla singolare passione per il jazz che avvolge tanti di noi. Certamente noi da lontano saremo rapiti dalla voce della tua chitarra e tu, nel silenzio inedito, sentici vicini. Con intensità.


ELEONORA STRINO Quando Antimo Civero mi ha telefonata per propormi di girare questo video, ho subito pensato di rendere omaggio alla mia città. Credo che il sentimento comune in tutte le persone che lasciano la propria terra sia la malinconia o meglio ancora la nostalgia.
Soprattutto in me sento che si annida sempre più una sorta di dicotomia: la me “cittadina del mondo” e la me “napoletana viscerale”.
In questo video ho provato a risolverla e di qui nasce la scelta delle tre Canzoni che ho arrangiato alla mia maniera
1) Il postino: nel 2022 Procida sarà la capitale italiana della cultura. Sono molto legata a quell’isola sin da piccola. Uno scrigno di magia, mistero e bellezza che nell’anno che verrà incanterà l’Italia intera e perché no l’intero mondo.
2) Abbracciame di Andrea Sannino: ho scelto questa canzone per rappresentare Napoli, perché è diventata virale durante il primo lockdown ed in questo momento storico siamo tutti in carenza di abbracci.
3) Yesterdays uno standard jazz scritto dal compositore Jerome Kern. questo è uno di quei brani che mi fa sentire una cittadina del mondo. Sono nata a Quarto e a 15 anni si è insediata in me questa forte passione per il Jazz senza alcun motivo, un amore improvviso, slegato dalla cultura della terra natia, da una iniziazione familiare.
E’ nata e l’ho coltivata. Ha alimentato la mia fame di conoscenza, la mia voglia di scoperta, ha abbattuto tutti i miei legami e le mie paure e mi hanno accompagnato nel mio cammino.

Tempio di Serapide: Eleonora Strino, 4 aprile 2021


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• Marco De Tilla e Virginia Sorrentino – coppia fantastica sia nella vita che nell’irradiare bell’ energia di musica jazz oltre i confini nazionali – potete dare sintonia di suoni e di voce femminile tra i cardini e i decumani dell’antica città romana Puteoli. E’ un tesoro per troppo tempo nascosto sotto l’inconfondibile rocca di tufo che domina il golfo di Pozzuoli : Il Rione Terra. La storia ci ricorda che è stato il primo nucleo abitativo puteolano per troppo tempo abbandonato ad una decadenza ingiusta. Il vero prodigio è archeologico, sottoterra. Tu Marco con il potere armonico del tuo contrabbasso e tu Virginia con le potenzialità della tua voce insieme, valorizzando le proprie doti artistiche, a quale prodigio musicale darete vita rendendo ancora più suggestivi gli antichi edifici? Il vostro jazz come irromperà tra le viuzze con le botteghe, tra i depositi di grano, nel forno per la lavorazione e cottura del pane.? Là sotto il silenzio inedito diventa ancora più surreale: voi Marco e Virginia lì insieme certamente alimenterete il potere benefico della Musica jazz che ci porta alla libertà di sognare al futuro: da un peculiare sito archeologico sottoterra sogni ed emozioni dper costruire fiduciosamente il domani. Anche con /per la Musica. Ora rendeteci partecipi con la vostra narrazione, per assaporare al meglio il vostro concerto. Online…. Ancora per poco online.


MARCO DE TILLA In questo momento in cui tutto è effimero e la gente ha perso alcune solide basi dove poggiare la propria esistenza, riteniamo che il ritorno alle tradizioni sia necessario. La ricerca della semplicità e del senso della vita è quindi un ritorno alla terra, ventre originario e nostra casa, sacra e da preservare con un modus vivendi sostenibile; suonare nel sottosuolo del Rione Terra amplifica questa verità. Oggi la ricerca della spiritualità è più che necessaria. Si è persa la consapevolezza che l’universo è più saggio della scienza, e sono palesi i risultati del tentativo dell’uomo di sostituirsi a Dio e ad una natura che non comprendiamo ancora del tutto. Tra i brani che abbiamo deciso di suonare, Earth Song di Michael Jackson (canzone della Terra) è quindi un inno a Madre Natura, alle nostre radici, perché noi siamo come alberi aggrappati al suolo e mai come ora abbiamo bisogno di stabilità. Abbiamo suonato ad un’accordatura di 432hz, meglio collegata alle frequenze emesse dalla Terra e dalle nostre cellule. La musica è per noi un ponte verso la spiritualità; quest’ arte (da sempre simbolo di unione, di condivisione e dello stare insieme) è costituita dalle creazioni armoniche di più musicisti e voci che si vanno ad unire al piacere e benessere degli animi delle persone. La musica innalza e ci ricorda la nostra umanità. Senza di essa, a causa della pandemia, oggi sono aumentate solitudine e tristezza e la bellezza è stata tagliata fuori dalla vita di molti. Per questo ringraziamo le persone che con sensibilità e consapevolezza hanno spinto fuori, ancora, suoni e vibrazioni nelle nostre vite!


VIRGINIA SORRENTINO Grazie ad AMA, l’Archeologia e la Musica si sono riunite nella loro matrice, seppur restando diverse: testimoniano la bellezza e la grandezza delle capacità creatrici umane. Entrambe ci evocano l’essenza dell’uomo: la natura visibile e invisibile, materica ed energetica, che si uniscono da sempre nell’arte. Bellezza fruita su piani diversi che magicamente si fondono. Tra le preziose rovine perfettamente conservate nel sottosuolo del Rione Terra, attraverso il potere dei suoni d’improvviso tornano ad aleggiare le anime di antichi puteolani, intenti nelle pratiche quotidiane, le stesse nostre di oggi come allora: pulire, rammendare… con la musica nelle orecchie che da sempre accompagna l’uomo nel suo quotidiano. Col jazz il connubio si fa prodigioso perché elimina lo spazio-tempo: il jazz è variazione continua di uno stesso ordito, il genere che per antonomasia cavalca l’attimo improvvisato, mutevole, imprevedibile ma allo stesso tempo noto e familiare. I brani vengono trasformati in risonanza con l’ambiente, ma mai nello stesso modo. Il jazz è un’iniezione di qui ed ora, fuori dal tempo, come lo sono questi reperti strappati all’oblio. Fare musica nel ventre della Terra è coinvolgente, il cuore è più vicino al senso di tutto. Il cantare e suonare naturalmente cioè in acustico senza microfoni, riceve massima vibrazione dalla nostra accordatura preferita a 432 hz la quale, essendo più naturale e pura (come altre accordature più basse rispetto allo standard, impostoci nel secolo scorso), porta maggiori benefici a chi canta, suona e ascolta: sono suoni più simili a quelli emessi -studi scientifici alla mano – dalle nostre cellule, da molti animali e dal nostro pianeta (che, a differenza di altri pianeti, emette un suono bassissimo in tale accordatura). Il nostro brano più sentito sarà Earth Song (canzone della Terra): in questo momento storico ci restituisce un insegnamento ancor più grande di quando fu composto nell’82, quando Jackson già chiedeva pietà per il pianeta, e urlava: “Non riesco neppure a respirare”. Tra i reperti puteolani dove il senso della vita è più chiaro, la sacralità della Musica emerge ancora più luminosa: essa è un archetipo che ESISTE, senza tempo, al di là di noi che la produciamo o della presenza di un pubblico! La Musica E’!! Bellezza, Amore, emozioni, gioia dello stare insieme nelle cose semplici, uniti, liberi di far festa e condividere.
Grazie ad Antimo Civero per averci donato questa gioia.

Rione Terra: Marco De Tilla e Virginia Sorrentino, 18 aprile 2021


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• Pietro Condorelli la tua fama è internazionale perché sei uno dei migliori chitarristi jazz italiani
che collaborato con importanti musicisti e, fra gli italiani, ricordo Paolo Fresu, Franco Cerri, Fabrizio Bosso. Acclamato Maestro. Numerosi i giovani che si affidano a te anche perché titolare della Cattedra di Jazz presso il Conservatorio napoletano San Pietro a Maiella. La tua chitarra in simbiosi con te – e viceversa – si insinua con sempre maggiore impalpabile profondità tra i reperti custoditi nella Sala del Rione Terra del Museo Archeologico del Castello di Baia. Bianche statue marmoree sono alte, bianche e regali e sono ferme come tue paladine…ma di fatto sembrano voler iniziare a danzare. La voce della tua chitarra è penetrante con sua peculiare autorevolezza che “impone” scrupoloso ascolto anche se fisicamente lontani, ma culla pensieri di bellezza che vanno oltre la Sala del Rione Terra e richiamano la maestosità del Castello Aragonese di Baia, il suo mare e le sue grotte, l’angolo verdeggiante paradisiaco ma fortemente strategico su cui è stato eretto da circa 1500 come roccaforte difensiva dei Campi Flegrei. Era necessario difendersi dalle aggressioni saracene: sui resti di una nobile villa romana è stato eretto l’inconfondibile Castello percepito sempre inespugnabile ma soprattutto dominatore di un inconfondibile panorama. Pietro, tu con la tua chitarra hai girato il mondo: ora ci narri del tuo donare musica jazz in questa singolare dimensione, per noi tanto incisiva.

PIETRO CONDORELLI Ispirazione e fascinazione sono stati gli elementi che hanno condizionato una performance come quella del castello di Baia, questo evento sarà per me un ricordo straordinario anche per gli anni a venire ….
Il mare ed una visuale stupenda mi attendono, dalla terrazza si possono mirare cose incredibili e, raggiunta la più alta postazione, il senso estetico inizia ad essere fortemente sollecitato.
Il Museo mi accoglie e non posso esimermi dal poter ancora una volta essere brevemente visitatore, osservare tale ricchezza, patrimonio degli uomini tramandata dall’antichità a noi…
Un concerto privo di pubblico ma in compagnia delle vestigia del passato , influenzata dalla austerità dell’ambiente , la creatività si accende e la musica inizia a fluire con naturalezza , l’intuizione e l’immaginazione sono eccitate da un insolito palcoscenico , ove l’antico ed il presente si incontrano …Improvvisare ispirato da una così forte emozione darà luce a qualcosa di nuovo perfino se mi imbatterò in un old fashioned standard come: “It had to be you” , ho pertanto incontrato un vecchio amico ,ci siamo scambiati un poco di idee ed inizia così il mio viaggio musicale:
In che luogo mi trovo ? cosa è tutta questa bellezza ?
Istintivamente suono un mia recente composizione: “Visions”.
Dotata di un ritmo interno, mi permette di raccontare la realtà con logica e rigore ed, inconsapevolmente, a brano terminato inizio ad improvvisare , non me lo aspettavo , ero impreparato a questo ma …non ne posso fare a meno , da questo momento in poi la mia chitarra inizia a suonare da sola , io sono solo un tramite, tutto accade perché non potrebbe essere altrimenti e così, quando Antimo mi chiede di suonare ancora altra musica, il pensiero va al grande maestro scomparso , dedico “500 miles high” a Chick Corea , e il suono continua a fluire con naturalezza senza alcun tipo di preparazione, se non con la vita stessa che irrompe nell’arte per poterne poi sostanziare il divenire .

Castello di Baia: Pietro Condorelli, 30 aprile 2021

https://www.facebook.com/PozzuoliJazzFestival



• Sulla pagina fb saranno comunicate le date della pubblicazione delle ultime due registrazioni.
• Prossimi appuntamenti, con date lontane da definire:
1. FLO si esibirà alle Antiche Terme di Baia
2. Daniele Sepe alla Piscina Mirabilis
3. Dario Candela e Alberto Ruta all’Antro della Sibilla



Un click del cellulare, come mia consuetudine vedo in ritardo: ben in vista la notifica di Virginia e, aperta la pagina fb, mio salto di gioia per il mio amore schietto per il jazz: la fisarmonica di Carmine Joanna nell’anfiteatro Flavio ed essenziali altre comunicazioni dell’A.M.A.
Non ricordo l’orario, ricordo bene che ho cercato telefonicamente Virginia amica non virtuale da anni dopo un suo concerto insieme a Marco; con immediatezza abbiamo messo in cantiere l’idea di costruire un articolo per InfinitiMondi. Perché per me la Musica apre a Mondi Infiniti, da sempre.
Antimo Civero, mai conosciuto fisicamente, mi ha inviato adeguata documentazione ed abbiamo aperto un dialogo telefonico costante e produttivo che mi ha dato anche la possibilità di rinnovare un ricordo molto bello: il fantastico concerto jazz con Danilo Rea in una serata di luna piena alla Solfatara – con servizio d’ordine impeccabile. Realizzato da “Jazz and Conversation”.
Il mio desiderio di scrivere un articolo informativo si è trasformato in un ampio lavoro accurato: da remoto, in pochi giorni con crescente coesione di gruppo e con appassionante coordinamento.
Ora attendo l’abbraccio reale della Musica con nuovi amici che ancora non conosco fisicamente. GRAZIE JAZZ .

Rosanna Bonsignore




note
*DADAPOLIS, Caleidoscopio napoletano, Fabrizia Raimondino/Andrea Friedrich Muller, Einaudi 1989, pagg. 139, 140).
**PERCORSI LETTERARI, Rosanna Bonsignore in NISIDA, Vito Cardone, Electa Napoli, 1992 pagg. 117, 118,.119.


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