Napoli si avvia ad un voto sempre più importante. Al momento l’unica cosa certa sembra essere l’assunzione di responsabilità operata da Antonio Bassolino e il suo offrirsi alla città. Avremo modo di tornare sulle conseguenze di questa scelta e su quanto essa possa e debba essere annuncio e pratica di svolte anche generazionali per i protagonisti da coinvolgere e di metodi di costruzione delle scelte e del progetto per la città che dovrebbe essere affidato non a forme di partecipazione occasionale ma a percorsi certi, permanenti e trasparenti di coinvolgimento largo. Può determinarsi così l’esito solo apparentemente paradossale che una rottura con il prevalere di logiche e pratiche politiche autoreferenziali e con l’immediata assunzione di responsabilità di forze nuove e qualificate – non rinviata ad un dopo indefinito ma espressa in un oggi necessario – venga promosso da una figura della politica e della sinistra con una lunga esperienza e che non ha carriere da costruire per se’ nè promozioni di ceti e gruppi particolari da portare avanti.

Quel che invece voglio sottolineare oggi, di fronte al modo in cui si è chiusa sia la crisi di Governo, con un esecutivo del Paese obiettivamente a trazione centro-nord guidato da Mario Draghi; di fronte alla crisi di direzione del PD risolta con la elezione di una figura di tutto rispetto come Enrico Letta ma che esprime un retroterra di cultura politica incapace di vedere le urgenze delle emergenze sociali e i caratteri di uno sviluppo capitalistico che ha raggiunto un punto limite della sua crisi; di fronte alla situazione di un PD a Napoli che non è riuscito ad affrancarsi dalla invadenza pur democraticamente insostenibile della guida di Santa Lucia che ora sgomita per determinare anche le scelte per la città, è che quella scelta di Antonio Bassolino si carica di una responsabilità in più.

Se essa è chiaramente ancorata ad un percorso di mobilitazione e aggregazione civica che non ha ancora trovato il modo di incrociare i partiti, pur interrogandoli nel profondo ( a cominciare dal suo come è ben evidente), e quindi se essa sul terreno della costruzione della proposta per la città è necessariamente e utilmente proiettata a interloquire con tutti i sui mondi vitali, sul piano più propriamente politico essa ha di fronte la possibilità/necessità che deriva proprio da questa crisi conclamata delle soggettività politiche della sinistra di rappresentare un movimento reale di aggregazione popolare e di altre forze della società di carattere meridionale e meridionalista, oltre le stesse comunali.

Il deficit evidentissimo di politica a sinistra scopre un ancor più grande deficit di rappresentanza sociale che, soprattutto nel Mezzogiorno può diventare esplosivo.

Per questo dunque, non solo un discorso sulla città ma anche un discorso sulla Politica e sul Mezzogiorno: oggi, non domani.

Del resto, a vedere bene, se mancasse il secondo anche il primo ne uscirebbe indebolito.

Non sempre quel che dovrebbe accade. Ma non è detto che non possa accadere.

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