di Guido Grosso
UN’OCCASIONE QUASI PERSA
L’apertura della nuova sede a Nola dell’Università Parthenope ha scosso il consueto torpore che caratterizza il rapporto fra amministratori ed amministrati, fra il Palazzo e la Città, dopo la fase elettorale, offrendo l’opportunità di svolgere una buona prassi partecipativa su scelte strategiche di grande rilievo, circostanza che genera cultura di cittadinanza e coesione sociale.
Un diffuso dibattito ha coinvolto singoli cittadini e diverse Associazioni sulla controversa procedura adottata dal Comune di Nola di delegare in pieno la scelta di individuazione della nuova sede all’ente universitario, riducendo il proprio parere ad aspetti esclusivamente di natura tecnico/amministrativa, senza minimamente considerare le potenzialità e gli impatti che tale attrezzatura determina sull’uso e sul futuro della città.
Purtroppo sono anni che i territori si trasformano per opera di “gruppi di interesse” che trattano questioni puntuali, spesso mediante procedure negoziali e derogatorie, di cui da ultimo il pluriprorogato Piano Casa costituisce l’emblema più colorito. Gli investitori immobiliari operano così al di fuori di una visione d’insieme dei sistemi territoriali, affrancando le loro iniziative da più approfondite ed articolate verifiche degli impatti che i frammentati interventi determinano sul piano urbanistico, ambientale, economico, sociale e culturale, in nome della urgenza e del miraggio di occupazione, il più delle volte marginale e non qualificata.
Anche a Nola le stanze delle decisioni negli ultimi decenni sono state teatro di piccole e grandi opere puntuali, con una pervicace avversità nei confronti di quanti si sono configurati come ostacolo per il raggiungimento di un benessere circoscritto. Gli ultimi echi di un leale confronto su scelte strategiche risalgono al periodo del tormentato insediamento del complesso ASI-CIS-Interporto, con pesanti indotti che tutt’oggi non si arrestano, benchè le voci di dentro stanno flebilmente riemergendo per rivelarci che le scelte poi assunte non sono state assolutamente all’altezza delle aspettative annunciate.
Nel tempo a seguire la cosiddetta riforma Bassanini ha dato il colpo di grazia alla “politica” degli Enti Locali. questi nella stragrande maggioranza hanno colpevolmente abbandonato un sano “governo del territorio”. La pur condivisibile impostazione delle riforma (D.lgs. n. 29 del 1993, in seguito confluito nel D.lgs. n. 165 del 2001), che affida agli organi di governo “le funzioni di indirizzo politico amministrativo, definendo gli obiettivi ed i programmi”, mentre ai dirigenti “l’adozione degli atti e provvedimenti amministrativi, compresi tutti gli atti che impegnano l’amministrazione verso l’esterno, nonché la gestione finanziaria, tecnica e amministrativa mediante autonomi poteri di spesa”, è rimasta, soprattutto dalle nostre parti, incompiuta o, quantomeno, applicata in modo distorto. In realtà lo scadimento della classe dirigente politica ha comportato che le funzioni di indirizzo politico sulle questioni di rilevanza urbana e territoriale non sono pervenute, sia in termini qualitativi che quantitativi. In assenza di una seria programmazione e di connessi meccanismi di valutazione delle performance, senza alcun metodo di gestione meritocratica delle risorse umane ed efficace assunzione di responsabilità della dirigenza, è scomparsa qualsivoglia possibilità di verifica dei risultati pur definiti, ma mai conseguiti. E’ così calato il silenzio sulla precipua attività di programmazione ed indirizzo di competenza della politica, abbandonando ogni pratica di buon governo e condivisione delle scelte.
Ma ritorniamo ai nostri fatti.
Nel giugno 2019 l’Università Parthenope deliberava la riapertura della sede a Nola ed il 4 luglio 2019 pubblica una Manifestazione d’Interesse per l’acquisto di un immobile, da realizzare ex novo o da ristrutturare, in cui collocare le proprie attività. Nell’avviso veniva precisato che il bene andava ubicato in un’area “con ottima accessibilità e collegamenti viari, nel centro cittadino o immediatamente a ridosso dello stesso … facilmente e rapidamente collegata alla viabilità principale ed autostradale regionale”, ancorchè “in regola con le norme edilizie ed urbanistiche”. La scadenza per l’adesione era il 5 agosto 2019.
Con delibera n. 51 dell’8.11.2019 la Giunta Comunale approvava uno schema di Protocollo d’Intesa tra il Comune di Nola e l’Università, sottoscritto poi Il 14 novembre 2019. Nello stesso, veniva segnalato che l’Università “, ha già attivato le procedure per l’acquisizione di un cespite .. ubicato in zona centrale .. idoneamente prossimo ai principali collegamenti e snodi ferroviari ed autostradali… La realizzanda struttura sarà collocata in un contesto urbano densamente abitato”.
Una procedura, quindi, partita male, condotta con una delega “postuma” all’Ente universitario di scelte “aziendali”, peraltro, incoerenti e che aggravano le condizioni di agibilità di una parte “sensibile” del territorio comunale.
La localizzazione prescelta di un angusto lotto ubicato ai margini di via Stella, in località periferica e adottata con una tempistica anomala, intanto presenta diverse criticità sul piano urbanistico e risulta inidonea ad accogliere un’attrezzatura di rilevanza sovracomunale ed incidente significativamente sull’assetto della città.
La diffusa consapevolezza però che si trattava di un’occasione unica e difficilmente ripetibile per innescare positivi processi di cambiamento in una città in agonia, ha creato le condizioni per la riapertura di un dibattito sulle politiche urbane.
In carenza di informazioni di merito, non rinvenendosi peraltro alcuna pubblicazione degli atti sui siti web dei rispettivi enti, al diffondersi delle prime notizie di conclusione dell’iter, sono iniziati a serpeggiare dubbi sulla scelta localizzativa che si stava profilando. La stessa, oltre a rivelarsi incongrua con le condizioni del contesto urbano, risultava anche non corrispondente agli stessi criteri “minimi” indicati nella Manifestazione di Interesse.
Il passa parola fra quanti interessati alla vicenda ha fatto così crescere i malumori inducendo un gruppo di cittadini alla formazione di un comitato con la finalità precipua di affrontare la questione, da inquadrare in un più ampio programma di rigenerazione del Centro Urbano, di cui si avverte estrema necessità di elaborazione anche in questa fase amministrativa.
In mancanza di luoghi deputati ove trattare con chiarezza l’argomento, il Comitato ha pubblicato una lettera aperta al Sindaco per manifestare le tante perplessità sulla scelta in itinere. La rilevanza della questione ha trovato spazio sui quotidiani locali (Il Mattino, Cronache di Napoli, 11.07.2020) e riverbero sui giornalini on line della zona.
In un incontro con il Sindaco nel luglio scorso, il Comitato, costituitosi poi in “Movimento per Nola”, ha formulato la proposta alternativa di localizzazione dell’Università nelle cosiddette Casermette, edifici storici da ristrutturare, di proprietà comunale e quindi di immediata disponibilità, retroposti alla Caserma Cesare Battisti di piazza d’Armi, nella convinzione della sussistenza ancora di uno spazio per una revisione del percorso intrapreso.
La insistente posizione del Movimento ha dopo vari mesi iniziato a trovare finalmente ascolto.
Il Sindaco il 24 dicembre ha comunicato, in un lettera natalizia, all’Università l’opportunità di valutare l’utilizzo delle Casermette, mentre la minoranza consiliare, aderendo in pieno alla proposta del Movimento ha chiesto la celebrazione di una seduta monotematica del Consiglio Comunale. Purtroppo l’esito della seduta consiliare dell’11 gennaio u.s. è stato deludente, attesa l’apodittica risoluzione votata a maggioranza di conferma della scelta già effettuata dall’Università.
Resta, pertanto, l’eventualità di una scelta errata, che presenta diversi svantaggi ed inadeguata per diverse motivazioni.
Al lotto si accede da via Stella, sfornita di parcheggi e gravata da un traffico intenso che rende difficile già il raggiungimento dell’Ospedale, struttura sanitaria di importanza strategica per un bacino di utenza di 500.000 abitanti. Inoltre il previsto ampliamento del plesso ospedaliero, con una nuova ala che sottrarrà centinaia di posti auto all’interno del Santa Maria della Pietà, renderà ancora più pesante la attuale insufficienza di sosta. Il denso tessuto edificato al contorno inibisce qualunque ipotesi di ampliamento della struttura didattica, ma anche l’allocazione di servizi complementari privati che possano supportare ed implementare le attività dell’Ateneo.
Le ragioni della bontà delle Casermette sono invece molteplici.
La ristrutturazione di manufatti storici abbandonati, in linea con quanto avviene in tutti i paesi del centro nord, ma anche europei, consente l’avvio del processo di rigenerazione del Centro Storico, in grado di arrestarne il degrado in cui versa oggi, implementando una economia di qualità che solo la cultura sa assicurare.
La soluzione prospettata offre occasioni per un’architettura pienamente rispondente agli standard universitari, persegue il conclamato obiettivo del “consumo di suolo zero” ed è coerente con i criteri di sostenibilità.
L’area indicata ha disponibilità di ampi parcheggi, è immediatamente connessa ai nodi del trasporto pubblico, su ferro e su gomma, evitando di aggravare una già pesante situazione del traffico e l’acuirsi dell’inquinamento ambientale, nella zona nolana da tempo già abbondantemente fuori i limiti consentiti.
Una intesa tra Comune ed Università, che impegna beninteso esclusivamente fondi pubblici, per la cessione di un immobile di proprietà comunale, comporta in ogni caso un risparmio per le casse pubbliche di non poco conto.
Le strutture da riutilizzare possono costituire il primo importante passo per il recupero dell’intero immobile della Caserma Cesare Battisti, oltre che dell’area antistante in cui realizzare un grande Parco Urbano, con la implementazione di servizi culturali, ricreativi e quant’altro, per la configurazione di un Polo di Servizi Integrati di riferimento per il più ampio contesto territoriale, favorendo la ripresa del protagonismo sociale e culturale della città che storicamente le è appartenuto.
Ma vi è di più. La localizzazione proposta dalla Parthenope ricade urbanisticamente in una “Zona omogenea H – Attrezzature pubbliche di interesse comunale” incompatibile con la realizzazione di sedi universitarie, mentre una Variante al PRG del 2016, ha introdotto una nuova “Zona G – Attrezzature di interesse collettivo” che prevede nelle “Casermette” anche istituti universitari e post universitari. Rispettando le norme si eviterebbe una nuova Variante al PRG che non trova “alcuna giustificazione” in relazione alla sussistenza di una precisa e disponibile destinazione “vigente ai sensi di legge” e pienamente congruente.
La forza delle ragioni del Movimento sicuramente offriranno ancora occasioni per discutere e per riaffermare il principio che a decidere su scelte strategiche che condizionano pesantemente l’uso della città e l’ambiente di vita debbano essere i cittadini, tramite le rappresentanze elette, cui spetta di fare tesoro e sintesi delle istanze provenienti dal basso.
A loro sostegno si è appreso anche di una circostanza emersa di recente. L’ex Preside della Facoltà di Giurisprudenza della Parthenope, Federico Alvino, ha reso noto, in un post su una chat, che nel luglio 2018, nella qualità, ha inviato formale manifestazione d’Interesse all’Agenzia del Demanio per l’utilizzo di 6.000 mq della Caserma Cesare Battisti, confermando che la stessa consentirebbe di “riqualificare un bene storico confacente alle esigenze ed alle normative dell’edilizia universitaria … in linea con il modello di recupero edilizio e recupero di aree urbane” già adottato dall’Ateneo. Circostanza questa che smentirebbe anche le riserve che ha espresso il Rettore, nel corso di un confronto on line con i rappresentanti del Movimento, sulla inadeguatezza della struttura proposta dal Movimento.
Una questione quindi non giunta alla definitiva conclusione e che può ancora costituire una buona prassi “di ascolto”. Auspicando che la politica riassuma il proprio compito/dovere di “governare” i processi e di favorire pratiche di cittadinanza attiva che, stimolando cultura partecipativa, crea nuove visioni di benessere sociale e di coerente programmazione.
Guido Grosso, Architetto e Urbanista
Sono d’accordo con l’analisi fatta da Guido Grosso. In più, aggiungo, c’è la possibilità con i fondi del recovery fund di riqualificare l’intero immobile per adibirlo anche a ” cittadella giudiziaria”. Di questo se ne occupa l’Agenzia del Demanio sede di Napoli.
Documento chiaro e condivisibile. Il ritorno dell’università a Nola è un’occasione che va utilizzata per progettare lo sviluppo e la riqualificazione del centro storico con soluzioni adeguate che abbiamo un respiro ampio ed articolato rispetto al solo insediamento. La soluzione proposta non sembra avere queste caratteristiche, anzi prepara il terreno a nuove ed inrisolvibili future problematiche. Paolino Petillo