di Pasquale Iorio
In questa fase di emergenza sanitaria e di pandemia, emerge un quadro desolante ed inquietante dello stato dei nostri ospedali, soprattutto in Campania ed a Caserta, spesso in condizioni non degne di un paese civile. In questo scenario spicca il caso più scandaloso della storia infinita del nuovo Policlinico di Caserta, i cui lavori sono iniziati agli inizi del 2000, più volte sono stati bloccati e ripresi con diverse varianti. Oggi i cantieri sono di nuovo chiusi. Si tratta di un esempio di mala sanità, di spreco di risorse pubbliche, di tagli effettuati nel settore pubblico in questi decenni, di mancata prevenzione, soprattutto nel campo delle malattie infettive. Il blocco dei lavori si protrae ormai da molti mesi, nonostante le denunce dei sindaci e delle associazioni sindacali della conurbazione casertana. Per questo vale la pena ricostruirla questa vicenda assurda. L’intervento, incluso nell’accordo di programma di edilizia sanitaria del 2000 e rimodulato nel 2002, è finanziato per due terzi dal Ministero della Salute (di cui il 5% a carico Regione Campania) e per un terzo dal Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca. Il finanziamento totale è di 206.582.759 euro. I lavori per la realizzazione della nuova Azienda Ospedaliera Universitaria annessa alla Facoltà di Medicina e Chirurgia della Sun (oggi Unicampania L. Vanvitelli) ebbero inizio nel dicembre del 2004. Dopo varie peripezie, la Sun provvide ad affidare la fine dei lavori di completamento alla Società Italiana per Condotte D’Acqua Spa. I lavori ripresero nel 2013, dopo quattro anni dalla risoluzione del precedente contratto. Stando al nuovo cronoprogramma i lavori sarebbero dovuti terminare per la fine del 2017. Siamo nel 2020 e ancora permane lo spettacolo desolante delle gru e del cantiere fermi. Le varie burocrazie del Ministero, della Regione e dell’Università hanno prodotto il peggiore risultato: i lavori per la realizzazione del Policlinico scontano un ritardo di più di venti anni e non si sa quanti ce ne vorranno ancora per finire un’opera considerata strategica per Caserta e il suo hinterland, con tanto di opere annesse. E fa veramente male, anzi molta rabbia vedere incompiuta un’opera che prevede 500 posti letto con oltre 45mila metri quadri di superfici coperte, di cui oltre 15mila per la ricerca (esclusi spazi a verde) e quasi 17mila metri quadri per l’assistenza. A regime si prevedono spazi per la ricerca, didattica ed assistenza, che riportano all’interno dell’area universitaria attività urbane diverse, con forti connessioni all’esterno. In particolare, la galleria degli studenti coincide con un tracciato della “centuriatio” romana. Il “muro d’acqua” e le configurazioni arboree sono elementi forti del ridisegno del paesaggio e proteggono dal microinquinamento ambientale.
A Nord, il sistema edificato si attesta su un’ampia piazza dove prospettano gli uffici amministrativi e le presidenze e, verso ovest, il piazzale di accesso al Pronto Soccorso con Eliporto, mentre ad Est si conclude con l’Aula magna, definendo un sistema di piazze e luoghi di socializzazione. La fascia destinata alla didattica si incentra sulla galleria studenti su due piani, con i laboratori didattici e la Biblioteca centrale. Parliamo di uno dei progetti che avrebbero dovuto cambiare le condizioni di vita e di salute nel nostro territorio, anche in relazione al fatto che la presenza di un policlinico può mettere fine ad un’altra vicenda scandalosa, quella delle cave che stanno divorando e devastando i colli Tifatini, con la chiusura delle attività più inquinanti per l’aria, a partire dai vari cantieri per l’estrazione del calcare fino agli impianti ormai obsoleti del cementifico Moccia e della stessa Cementir. Ora chissà quando riprenderanno i lavori per portarlo a compimento e per avere sul territorio un valido supporto sanitario e scientifico nei tempi del contagio. Di fronte alla drammaticità dell’emergenza covid, in primo luogo va richiamata l’attenzione del Presidente De Luca, in quanto va rimarcato che il piano Ospedaliero è di competenza della Giunta Regionale e non del Rettore della Unicampania (che è uno dei partner istituzionali del progetto). In questo quadro regionale i 400 posti letto del Policlinico sono già stati attribuiti a Caserta dal Piano Ospedaliero in vigore. Pertanto nella eventualità di non realizzazione dello stesso si compie una vera e proprio rapina nei confronti dei cittadini casertani e delle istituzioni locali sul piano economico, sociale ed occupazionale, ma anche su quello del diritto alla salute. Al riguardo ci rivolgiamo ad alcuni esponenti di spicco del governo regionale, come i nuovi presidenti del consiglio Gennaro Oliviero e quello della commissione ambiente Giovanni Zannini (entrambi cittadini di questa provincia): è giunto il momento di farla finita con la politica delle promesse e degli annunci senza alcun rispetto della realtà e degli impegni assunti negli ambienti della sanità e della Regione. Ancora una volta si corre il rischio di essere la “terra dell’incompiutezza” (De Rita), di grandi opere infrastrutturali non realizzate, con grande spreco di risorse pubbliche. In questo caso il danno appare ancora più grave, perché si tratta di un progetto destinato a cambiare il futuro della nostra realtà economica, sociale, occupazionale; a modificare le condizioni di vita e di civiltà di un territorio, in grado di innescare processi virtuosi di ricerca e di innovazione, per la salute ed il benessere dell’intera conurbazione casertana.
Di fronte a questa situazione di incertezza appare surreale il fragoroso silenzio della classe dirigente e politica casertana, la quale non comprende che senza il Policlinico resta fortemente ridimensionata l’intera Università di Caserta, insieme con tutti gli attori economici, politici ed istituzionali di questa Provincia. E’ giunto il momento di uno scatto di orgoglio in una fase così difficile di emergenza.
Pasquale Iorio – Esecutivo FTS Casertano –