Recovery in termini economici significa ripresa, ma il termine inglese ha anche il significato di guarigione.
Usiamo i fondi di questo stanziamento europeo in modo che la scuola cominci a guarire dal suo stato di malattia gravissima, tendente al mortale. Azioni di fondo importanti, razionalmente pensate, ma anche con quel tocco di leggerezza che riporti alla vita.
Costruiamo, ripariamo, assumiamo, ma facciamolo con criteri nuovi, introducendo cambiamento, novità in un mondo buio, polveroso, avvolto in una nube di noia.
Nuove scuole, vecchi edifici da riparare. Architetti che progettino edifici non carcerari, colorati, se possibile con un po’ di verde vicino. Scuole pulite, finestre con vetri che si possano lavare. La classe predisposta a ospitare sulle pareti lavori in corso, argomenti che si sono amati, riproduzioni di quadri che i ragazzi hanno scelto. Banchi agili, ora per mantenere distanze, in seguito per raggruppamenti diversi a seconda delle attività
Assunzioni. Molte e con stipendi decorosi. Classi piccole. Inevitabilmente saranno assunti precari senza una vera selezione, ammesso che i concorsi attuali con i loro programmi stantii l’assicurino ancora. Arrivano insegnanti già stanchi che hanno lavorato, patito in esperienze dure e ingrate. Devono riacquistare l’entusiasmo smarrito, ritrovare interesse pe la cultura, passione per un mestiere finalmente stabilizzato. Formiamoli durante il servizio, senza appesantire troppo l’orario. Anche qui un po’ di leggerezza. Non un’ennesima ripetizione di programmi triti e ritriti e di formule pedagogiche fuori dal mondo. Incursioni in lavori in corso recenti nelle loro materie. Sperimentazioni guidate, elaborazione in classe di materiali e idee nuove che possano essere generalizzate. Lezioni di grandi studiosi. I corsi, insieme a molti altri fattori di valutazione, serviranno a costruire carriere non appiattite sul basso. In Italia i precari sono purtroppo, almeno per la maggioranza, persone ampiamente adulte. Bisogna trovare il modo di fare contratti a studenti dell’Università soprattutto per la didattica a distanza. Potrebbero avere più fantasia, più tecnologia, più somiglianze con i ragazzi di scuola.
Questione fondamentale: nei conti per le assunzioni non bastano le ore curricolari. Bisogna calcolare il recupero, individuale e per gruppi, in presenza e a distanza. Se le Prove Invalsi non lo dimostrassero abbastanza, posso testimoniare che molti ragazzi arrivano alle superiori che non sanno leggere, capire, esporre, riassumere per iscritto un breve e facile testo. A qualunque livello ciò accada, senza vanamente incolpare i gradi di istruzione inferiori, bisogna intervenire in modo semplice e mirato finché gli studenti non padroneggino le competenze di base. Altrimenti i ragazzi avranno qualche debito mai veramente colmato, magari faranno un anno in più, affanneranno su testi per loro privi di senso (e diciamolo anche inadatti alla scuola). Saranno spesso umiliati lungo tutto il percorso, sviluppando aggressività rabbiosa, oppure infelicità tendente al depresso. Arriveranno all’Università senza saper leggere e scrivere correttamente e senza capire, come molte tesi di laurea, al di sotto di ogni decenza, testimoniano a chi vuole quantizzare il disastro. Leggerezza, ma anche spietato realismo. Merce rara in tempi sospesi nell’indifferenza e nel vuoto.
Francesca Giusti