di Gianfranco Nappi
Una certa attenzione ha suscitato la recente classifica del Censis sul sistema universitario italiano e sui singoli Atenei : la Campania non ci fa una bella figura.
Si sono giustamente discussi i criteri adottati dal Censis che integrano nei loro parametri di valutazione anche azioni ( servizi, mense,borse di studio, collegamenti, vivibilità…), che non rientrano nelle competenze degli Atenei ma investono più generalmente le azioni delle istituzioni locali e delle Regioni.
Altre classifiche, anch’esse recenti, hanno invece dato conto del livello di eccellenza della didattica e della ricerca degli Atenei campani, a cominciare dalla Federico II.
C’è anche chi critica la tendenza eccessiva a ‘contare’, ‘calcolare’, ‘mettere in cifra’, ‘classificare ( mo’ ce vo’ ), tutto.
La nostra è una modernità fondata sul ‘calcolo’. Anzi su di esso si generano nuovi poteri e nuove disuguaglianze, quindi c’è poco da recriminare. Ci sarebbe piuttosto da attrezzare una ‘critica’ che proprio nelle aule universitarie dovrebbe trovale alimento e nutrimento, ma questo è un altro discorso.
Piuttosto, nel panorama dei commenti sono mancati coloro che effettivamente avrebbero dovuto sentirsi chiamati in causa dal Censis: gli Amministratori locali e la Regione.
Silenzio sostanziale.
Sarebbe interessante, siamo ad un passo dalle Regionali e dunque dovrebbe fervere l’opra dei cantieri programmatici, del confronto sui contenuti, sulle idee a partire dai bilanci delle cose fatte…No. Non si porta più…
Sarebbe interessante, dicevamo, capire quanto spazio questi temi ( che investono direttamente il diritto allo studio dei giovani della principale Regione del Mezzogiorno ), hanno avuto nelle politiche concrete di questi anni; quanti alloggi per fuorisede sono stati realizzati ; come funzionano le mense ; come funzionano i collegamenti con le sedi universitarie ; come si è contrastata quella vera e propria selezione di classe e di censo che è tornata fortissima ; come, a fronte di quella forte concentrazione, è il caso di Napoli, di sedi universitarie nel Centro antico ma anche in alcune aree periferiche, vedi San Giovanni, si è lavorato da parte delle Istituzioni per fare di queste realtà volani di sviluppo e di sua identità incentrata su sapere, cultura,ricerca?
E, a proposito di occupabilità, Regione e Governo, quale politica economica e industriale hanno sostenuto, non fondata su contributi a pioggia, che puntasse a rilanciare in modo selettivo, con investimenti dedicati, un sistema produttivo e di servizi avanzato e ad alta capacità innovativa : la domanda , di cui c’è minima traccia, per una offerta qualificata di giovani laureati e formati che, in assenza, sono sempre più alla ricerca al Nord e all’estero del proprio futuro?
Stendiamo un velo pietoso.
E ora, quali programmi per il futuro? Quali investimenti dedicati? Quali riqualificazioni delle città ,urgentissimo come Palermo di queste ore ci dice ?
In Campania di tutto questo non si discute. Anzi a proposito di territorio e di Leggi Urbanistiche è ancora aperto il tentativo, a poche ore dal voto, un fatto clamoroso e che grida davvero, di approvare in corsa una nuova Legge Urbanistica regionale che avrebbe il solo merito di allargare tutte le maglie dell’assalto al territorio, altro che limitazione al consumo di suolo ( si veda a questo proposito l’appello di autorevoli urbanisti e ambientalisti che proprio su queste pagine abbiamo pubblicato nei giorni scorsi https://www.infinitimondi.eu/2020/06/26/campania-no-alla-legge-cirielli-sullurbanistica/ ).
In Campania è tutto un fiorire invece di facce, su manifesti 6×3 , che annunciano candidati alle prossime regionali, variamente autodefinentisi: del fare, del rinnovamento, della concretezza, dell’impegno,del vi garantisco io, dei territori al primo posto. Uno addirittura in Provincia di Caserta ha per slogan : Jamme, Ja, in concorrenza con Benvenuti al Sud…
Se almeno la brutta classifica del Censis fosse utilizzata per aprirla questa discussione, sarebbe più che apprezzabile.
Ma se non si fa, non diamo la colpa al Censis. E neanche ai Rettori.
Ai cittadini silenziosi ? Ai giovani che non riescono ad esprimere energie forti ed incisive? Forse è colpa del Covid19 che ha travolto più del visibile e rende “invisibili” gravi vecchi problemi reali…e poi le statistiche non danno mai luce alle belle realtà concrete migliori dell’ immaginario collettivo corrente. Intanto aumenteranno post elettorali in gara con gli slogan più ad effetto…