di Gianfranco Nappi
Qualche giorno fa sulle pagine di Repubblica Napoli, il Direttore Ottavio Ragone ha sollevato una questione di non poco conto che meriterebbe un approfondimento di fondo.
https://napoli.repubblica.it/cronaca/2020/07/13/news/la_campania_senza_treni_ne_mare-261797197/
Il tema è presto detto: in assenza di una visione e di una azione di riorganizzazione dell’intera società, le misure di distanziamento imposte dalla fase acuta della Pandemia e destinate a protrarsi a lungo innescano immediatamente una più alta dose di disuguaglianza nella società
Ottavio Ragone porta l’esempio palmare delle spiagge della Penisola Sorrentina; della inondazione di Lidi in gestione a costi elevati; della quasi scomparsa delle spiagge libere; delle carenza strutturali della Circumvesuviana in termini di quantità di corse, di quantità e qualità del materiale rotabile, di orari, di numero ed età media del personale. Risultato dell’insieme di questi fattori?
Il mare riservato a chi ha ha soldi a soddisfazione.
Il mare negato per chi invece non ha questa possibilità e trova, arrivando o scendendo da una corsa della Circumvesuviana, vere e proprie barriere di sicurezza, di respingimento per garantire il distanziamento, organizzate con solerzia da sindaci e amministratori ( che non hanno manifestato stessa solerzia per garantire quote significative di spiaggia libera, appunto).
L’esigenza di sicurezza, l’esigenza di garantire distanziamento se nulla cambia, se nulla si riorganizza, se nulla si ripensa genera immediatamente una spinta potente di disuguaglianza e segregativa ( non sembri esagerato il termine ).
E questo accade massimamente in questa Campania dove tutto sembra già risolto, per le prossime Regionali : chi si candida, chi vince, quanti riescono a trovare posto sul tanti vagoni messi a disposizione sul treno in marcia… tutto sembra chiaro, tranne appunto un vero confronto su quali politiche e su quali programmi.
Sì, perchè questo esempio sulla Penisola Sorrentina, ancor di più di fronte al prossimo ciclo di Fondi Europei e alle ingenti risorse che verranno dal Recovery Plan, comunque formulato, reclama proprio quello che sembra mancare del tutto: quali strategie, quali scelte prioritarie, in che direzione, selezionando quali esigenze?
Ci accingiamo di nuovo ad un cattivo utilizzo, a distribuzioni a pioggia, a mance diffuse che garantiscono consenso elettorale ma che non generano sviluppo?
E quando se non ora immaginare un grande e vincolante confronto sulla Campania che verrà?
Si dovrebbe e potrebbe fare proprio quell’esercizio che Aldo Masullo, forse nel suo ultimo scritto, proprio su Repubblica Napoli , sollecitava e che per Infinitimondi è diventato quasi una indicazione di lotta :
“ Utilizziamo il tempo, da soli o discutendo con altri, per scoprire gli errori nelle regole e nelle pratiche in atto. Divertiamoci dunque a smontare idealmente questo o quel pezzo della nostra macchina sociale e a immaginarlo ricostruito come più servirebbe. Concorriamo insomma tutti a progettare, con gli incisivi aggiornamenti del caso, l’Italia che avrebbe dovuto essere e non è stata”.
E allora, se non tornano in campo la politica, le idee, la partecipazione; se rimane in campo l’uomo solo al comando, a Napoli, in Campania e a Roma, sì, forse le elezioni saranno pure date, ma si prepara un autunno di ulteriore sofferenza sociale, di ingiustizia, di rabbia. E si costruisce una democrazia sempre più povera e sempre più esposta.
Gli ultimi tre articoli , attenti ed esaustivi nella loro specificità, ci rendono ancora più consapevoli del tanto lavoro non facile da fare guardando al domani/ oggi e al domani/ domani…lavoro che coinvolge anche il/ singolo/a cittadino/a ma deve impegnare responsabilmente soprattutto politici ed istituzioni….