di Giancarlo Durante

Per coloro che hanno l’ansia di avere dati certi, evidenze cliniche inoppugnabili,previsioni attendibili sull’andamento epidemiologico del virus, per i molti che chiedono a voce sempre più alta che ci sia una convergenza degli scienziati su modalità di trasmissione,terapie efficaci,vaccini pronti all’uso,ricordo solo che per associare ai rispettivi agenti infettivi(virus,treponema,mycobcaterium T.,yersinia,vibrio ch.) le malattie che colpirono l’umanità in passato,parlo del vaiolo,della sifilide,della tubercolosi,della peste,del colera e di tante altre malattie infettive,responsabili di quei flagelli, impiegammo diversi secoli.ù

Ricordo solo che con l’aiuto di un primo,rudimentale microscopio,risale alla fine del ‘600 la prima scoperta di quei microrganismi che, poi, vennero chiamati batteri. Si potrà dire:ma siamo nel 2020! Ed è vero.Ricordo,però,come sa un po’ chi si appassiona al tema,che non più tardi di qualche decennio fa, per collegare quella strana polmonite che iniziò, ufficialmente, a fare vittime nel 1965,a quel particolare batterio che fu,poi,denominato Legionella Pneumoniae,furono necessari sperimentazioni e studi che si protrassero per 12 anni. Per non parlare dei retrovirus,l’HIV ad esempio:chissà da quanto tempo presente in forme frustre presso popolazioni limitate e a rischio(ed alcune manifestazioni cliniche dell’AIDS, come la Sindrome di Kaposi,erano,forse,già presenti nella Napoli libertina della seconda metà dell’Ottocento!.Per tornare all’oggi credo che, nell’arco di soli quattro mesi,non sia mai stato prodotto nella storia recente della medicina una messe,un fuoco di fila così intenso di sperimentazioni cliniche,studi scientifici, articoli su di un unico tema.Tanti di questi lavori sono stati pubblicati anche da prestigiose riviste,come JAMA,British Medical Journal, Pub-Med, Vaccine.Per non parlare delle migliaia di ore di news, trasmissioni, dibattiti radio-televisivi,o, anche solo,dei milioni di post Covid19 pubblicati sui social network.

Virologi,infettivologi,immunologi,clinici,rianimatori,epidemiologi,essi stessi spesso costretti a lavorare in lockdown,senza la possibilità alcuna di effettuare uno straccio di consensus conference,se non a distanza,sono stati chiamati a dare risposte a quesiti spesso impossibili su di un problema così complesso.Tutto ciò ha prodotto, in un arco di tempo limitato, una mole incredibile di conoscenze sul nuovo virus responsabile dell’attuale pandemia,un virus che ha fatto il salto di specie(spill-over),ricordiamolo,solo un anno fa.Questo non vuol dire che non ci siano ancora tantissimi aspetti della Covid-19 ancora da scoprire o che,nell’ansia planetaria di cercare soluzioni per debellare la pandemia,non siano stati commessi errori e che le valutazioni,le scelte siano sempre state improntate alle migliori pratiche ed evidenze.Il problema è che, ignorando gli standard che la medicina da tempo si è data e la scienza da sempre si è assegnata,il cittadino vuole,e talvolta, quasi pretende,soluzioni rapide,previsioni certe, terapie efficaci e inconfutabili.Intollerabile il fatto,poi,che trovatisi a fronteggiare nei momenti di esplosione dell’epidemia un’onda d’urto impressionante di pazienti,ci siano stati casi di medici,ospedalieri e territoriali accusati d’imperizia o negligenza dai familiari di congiunti che non ce l’hanno fatta.

Mai come ora forse, è utile ricordare quanto sosteneva anni fa Callahan.Il sogno della Medicina moderna, diceva, ha generato tre mostri:
• l’illusione che la salute si raggiunga attraverso la medicina;
• il principio che lo stato d’infermità rappresenti un evento accidentale,fortuito e non sia,di contro, implicito alla condizione umana;
• l’opinione che si possa giungere all’eliminazione di ogni fattore di rischio e che una soluzione da qualche parte ai problemi sanitari ci deve sempre essere.
Non voglio addentrami in campi ostici, come la citazione delle Ricerche Filosofiche di Wittgenstein, anche se un’annotazione finale me la riserverei. Sul manualetto pubblicato un anno fa da Einaudi ” Prevenire” ,scritto tra gli altri da P. Vineis, si insiste sul concetto dei confini indistinti (fuzzy sets) anche in relazione ai “territori” della scienza.Si precisa,tra l’altro,che le quattro proprietà dell’attività scientifica,l’intersoggettività(da non confondere con l’obiettività),la possibilità di replicazione delle osservazioni, anche attraverso gli esperimenti in vivo o in vitro, le estrapolazioni di carattere statistico-numerico,la possibilità di fare previsioni sono requisiti che, solo apparentemente,avvicinano la realtà osservata alla verità.
Ecco io credo che quando viene chiesto a uno scienziato di pronunciarsi su temi di evidente complessità, per non indurre chi ascolta in facili entusiasmi o,peggio, per evitare d’incorrere in un “misunderstanding”, sempre in agguato,bisognerebbe sottolineare l’esistenza di questi confini indistinti che separano o collegano verità scientifiche e ipotesi aleatorie.

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2 commenti

  1. Anche questo è un appuntamento a cui non si può mancare, anzi si deve partecipare con attenzione…sembra che tutto vada per il meglio, sembra ma?
    A sabato mattina e diffondiamo!

  2. Ottima e.utile comunicazione attraverso l’ articolo per acquisire più consapevolezza e senso di responsabilità da estendere per.neutralizzare gli effetti dell ,ignoranza e delle eccessive semplificazioni.
    Chiedo scusa perché ho immaginato anche un.confronto online…chissà se è già in cantiere

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