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Come sarà la scuola post-coronavirus? Sarà veramente la scuola del futuro? Ogni qualvolta, in seguito a cataclismi, la gente ha dovuto ricominciare a vivere una vita “normale”, è accaduto che sono stati riproposti usi e abitudini del passato prossimo, con qualche modifica certamente, ma non fondamentale. Così fece Giovanni Boccaccio quando nel Decameron fece rivivere la società mercantile del suo tempo; allo stesso modo Robinson Crusoe non trovò di meglio che ripetere, su un’isola deserta, la vita di un nobile inglese suo contemporaneo.

Per una forma di “allergia” a parole quali complotto, poteri forti, massoneria, multinazionali ecc. con tutto il corredo di aggettivi, verbi e avverbi ad hoc, ho qualche preoccupazione per la scuola, se venisse sommersa da questa valanga. Povera scuola statale, ne ha già tanti di problemi, e non ci vorrebbe anche questo.

Nella pandemia, la scuola per necessità fa ricorso all’insegnamento on line, on web. Quale è la preoccupazione? che in questo modo la scuola diventi un’acquirente di strumenti informatici. Vale a dire un mercato florido per le società produttrici di tutto quanto ha a che vedere con i computer. Altro che acquisizione di pensiero critico!

Avremmo potuto fare lo stesso discorso con i libri e le case editrici. Quanti libri scolastici sono veramente utili? E se quantificassimo la spesa che è stata sostenuta, da diversi decenni, per attrezzare i laboratori di informatica in tutte le scuole?

Un’antologia di italiano per il biennio delle superiori aveva un titolo significativo: Armi improprie. Oggi più di allora, quel titolo mi ritorna familiare. Computer, libri o altre diavolerie didattiche che vengono introdotte nella scuola sono delle armi improprie. Cioè possono diventare dannose se usate in modo non adeguato e “improprio”. Per questo motivo, è preoccupante non sapere l’uso che di esse si può fare. Che poi siano di fabbricazione cinese (oggi di moda) o russa o statunitense o di Gardone Val Trompia (Beretta) sempre armi letali sono. Compito della scuola saperle disinnescare. In che modo? Dichiarando a voce alta il suo compito, fornire agli studenti gli strumenti necessari per leggere e capire il mondo intorno a noi: Messo t’ho innanzi: omai per te ti ciba (Paradiso, X, 25)

Virgilio Inadiorio



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