di Gianfranco Nappi
Può darsi che tra qualche ora tutto sarà risolto, questa nuova tensione all’interno della maggioranza sciolta, questa deflagrazione dei 5S quantomeno rinviata. E’ possibile che prevarrà il senso di responsabilità verso il paese e magari mentre scriviamo questo benedetto Decreto verrà approvato.
Può darsi. E lo speriamo davvero.
Siamo tra quelli che pur criticamente hanno guardato con fiducia alla nascita di questo Governo e alla possibilità ( necessità) che esso si guadagnasse su campo quelle condizioni di visione strategica che non erano alla base della sua origine necessitata invece da ragioni drammatiche di crisi estiva del paese e di incipiente aggressività di una destra scomposta.
Ci siamo riconosciuti ad esempio molto nella linea che un quotidiano come il Manifesto sta portando avanti.
E però.
Insomma, e prendiamo l’ultima questione di non poco conto : il Decreto e se si vuole la stessa vicenda del MES su cui torneremo.
Cosa c’è che non funziona?
Non funziona questa ‘precarietà’ del rapporto politico che non vede in campo forze sufficienti per trasformarla in progetto condiviso.
I 5S sono in una crisi strutturale. Il PD, per salvaguardare l’alleanza, si è predisposto fin dall’inizio a ‘seguire’, ‘accompagnare’, fare la parte ‘responsabile’, fino ad abbassare il proprio profilo. Fin praticamente a ‘scomparire’ : questa è la sensazione che io traggo dal PD che al netto dei suoi Ministri sembra una forza priva di vita.
Il problema è proprio questo: proprio perchè non agisce nella maggioranza una forza dotata di una propria visione strategica, tanto forte da ricomprendere anche le ragioni migliori degli alleati e tale da favorire la maturazione in quelle stesse forze delle posizioni e visioni convergenti, la precarietà tende ad accentuarsi invece di diminuire.
Ecco il cane che si morde la coda, il circolo vizioso che potrebbe essere spezzato solo dal PD, perchè forza più grande, radicata, con esperienza di Governo, ma che il PD non sembra fare niente per spezzare.
E così, si rinuncia in partenza a far vivere in modo forte una posizione, un punto di vista, paralizzati dal timore che altrimenti la debole precarietà si spezzi.
E meno vive una ‘visione’ ricercata e condivisa e più la precarietà si accentua: insomma, non è che i problemi si affrontano non risolvendoli: prima o poi presentano il conto.
Quello che reclamiamo noi ovviamente non è un alzare la voce finalizzato ad ottenere di più in trattative riservate, a conquistare dosi maggiori di visibilità, posizioni di potere più solide..
No. Noi rivendichiamo l’esigenza di una forza che parli al paese, un paese colpito,sofferente, disorientato anche, bisognoso di una rotta e che va chiamato ad interpretarla, arricchirla, portarla avanti da protagonista.
Sapendo che questo paese ha energie profonde che se toccate reagiscono in modo straordinario : ma non è proprio ciò che è avvenuto in questi due mesi di blocco?
E non è proprio questo il ruolo della Politica?
Nessuna ‘ricostruzione’ ( di cui con tanta retorica si parla spesso ), si darà senza un discorso chiaro al Paese, senza un grande confronto pubblico che ne mobiliti le energie migliori e dal quale maturino indicazioni , selezione di priorità; senza saper costruire consapevolezza e consenso sulle scelte che fai e sul disegno che persegui.
Ma non è proprio nelle situazioni di crisi che c’è bisogno massimamente di questa funzione? E se non la copre la politica, chi? Chi si preoccuperà di immaginare forme nuove per la società?
Perchè quello che è certo è che una società non può darsi senza forme, strutture, principi e visioni che la tengano insieme. In assenza di ciò ci sarebbe uno scontro scomposto di tutti contro tutti : e Dio ci scampi da un esito del genere che pure cova in una crisi che non ha precedenti nella storia mondale degli ultimi 80 anni. Quindi le forme sono necessarie.
E qui, il discorso si fa molto chiaro e semplice se si vuole: le forme possono essere o costruite con il consenso attivo e critico o calate dall’alto e magari, non dico imposte con la forza ( attenzione, a ridosso della crisi del ’29, qui, nella civilissima Europa, non accadde proprio questo?), ma invece ammantate di consenso artefatto e populistico.
Se nessuno lavora alla prima ipotesi, forze potenti ci sono per far vivere la seconda: quelle stesse forze dominanti del capitale, del mercato,del profitto, nuovi Dei del Mondo, alle quali la democrazia va stretta e che anzi hanno già dichiarato da tempo guerra ad essa.
C’è consapevolezza di tutto questo?
E qui torniamo al cane che si morde la coda.
Non c’è questione sulla quale il PD si predispone a far vivere nella società, nella mobilitazione delle sue forze, nel lavoro di confronto e di elaborazione della cultura e del mondo delle competenze, un punto di vista, un pensiero proprio agente.
Vedi questa questione della regolarizzazione del lavoro migrante, ma gli esempi si potrebbero fare a decine.
Ma come è possibile su una battaglia così carica di ‘senso’ non rivolgere un appello al paese, non sollecitare le forze di quel mondo produttivo dell’agricoltura che non possono minacciare il rischio che non ci siano braccia per raccogliere frutta e ortaggi e poi non dire nulla sul bisogno che quel lavoro delle braccia non sia più bracciante sottoposto al dominio del caporale? E perchè i sindacati sono così timidi? E perchè il mondo della cultura metabolizza quasi indifferente questo scontro? Un grande terreno di battaglia ideale e sociale al tempo stesso.
Dico tutto questo ben conscio che avere responsabilità di direzione del paese in un passaggio del genere è cosa da far tremare le vene dei polsi, che c’è una destra che non perde occasione per scivolare con la sua opposizione assolutamente legittima in canea bavosa : si veda cosa di vergognoso si è scatenato su questa ragazza e cooperante , prigioniera per mesi e mesi e finalmente liberata.
Perchè il PD sembra bloccato nel suo mordersi la coda? Perchè non spezza l’incantesimo?
A volte mi viene una risposta semplice: perchè semplicemente dal suo orizzonte tutto questo è fuori. Ormai è un’altra cosa. Una forza di governo che vive del governo e del gioco per non allontanarvisi troppo. Una forza che deve stare al ‘centro’ per poter sopravvivere. Una forza camaleontica, che deve sapersi adattare a tutte le circostanze, a tutte le posizioni e che quindi per la quale averne una di posizione è da intralcio alla propria funzione. Disancorata da qualsiasi aspirazione a costruire nuova rappresentanza sociale.
Mi piacerebbe tanto che questa fosse la risposta sbagliata.
Spero ardentemente che lo sia.
Intanto, però, al momento, il cane continua a mordersi la coda!
Condivisibile in ogni passaggio. La tragedia è che senza una rotta e carte nautiche, o si rimane in secca o si rimane dentro la tempesta. Si cita spesso a toro o a ragione la crisi del ’29 ma dietero ci fu la forza di un New deal’ e J.M.Keynes. Qui dove sono le forze, dov’è la forza politica trainante. Gramsci capì, ma non fece in tempo che il capitalismo italiano e mondiale era entrato in una nuova fase. Qui da noi, oltre forze allo sbando e prive già di per sé di idee di qualsiasi tipo(viaggiamo al ritmo trasognato speso di incompetenti), di forze trainanti, con una strategia e una teoria, non se ne vede l’ombra. Tutti timorosi e devo dire sorprendentemente afasici. Mo è vero che la paura fa novanta…E di trame sott’acqua già se ne vedono. Mi risulta che le forze armate sono spesso in confessionale.
Il commento e’ di massimo sconforto !!!!
sconforto mai. l’analisi serve proprio a capire come reagire.
Grazie Gianfranco, mi hai dato strumenti per decifrare le cause del disorientamento e dell’inquietudine che non vogliono dissolversi: ogni giorni emergono ” fatti allucinanti” , si sta dissolvendo il ” diventeremo migliori” e la “polemica politica” è ritornata troppo rumorosa, contraddittoria, instabile e,purtroppo, né costruttiva né unificante….E aumenta la confusione e lo sconforto sicuramente in tanti… le soluzioni sono aggrovigliate.e dovremmo essere in tanti per proporre
sostenere quelle giuste. Buon tuttononostante tutto. ” Occorre reagire energicamente ” ( Aldo Masullo, 29 marzo 2020)
Capisco che bisogna ‘tenere il carro per la scesa e andare avanti per non rompere un equilibrio sempre precario e comunque senza alternative, anche a costo di difendere l’indifendibile (Bonafede). Ma quanto mi piacerebbe, di fronte agli incomprensibili mugugni ideologici, una forza politica di governo capace di presentare ORA un piano di spesa per (diciamo) 37 miliardi:
– adeguare 500 ospedali
– assumere personale mancante (sembra che stia già avvenendo con il decreto maggio)
– costituire le scorte di materiali e strumenti
– riorganizzare la medicina di base
– rafforzare la sanità pubblica e la ricerca.
Un piano serio, seguito subito da progetti, per evitare che i soldi siano sprecati (e meno male che ci sarà un controllo europeo).
Tutte spese ‘dirette o indirette’ a debito, a lunga durata e praticamente senza interesse, grazie al vituperato MES.
Giusto per dire: c’è qualcuno a cui queste cose non interessano?
O è meglio il debito patriottico a un interesse 20 volte maggiore?
Quanto mi piacerebbe.
Ma come giustamente dici tu, ci vuole una visione, un’idea di futuro, almeno a breve termine, almeno in un ambito settoriale, porca miseria.