Difficile trovare parole significative per esprimere il nostro dolore per la morte di Angela Francese, soprattutto perché improvvisa e dovuta ad una crudele fatalità. Un’auto ha sbandato ed ha investito quella in cui lei si trovava. La sua morte ci sembra perciò più insensata di quanto lo sia di per sé.
Angela ci ha lasciate dopo un anno e più di un intenso lavoro ad un libro collettivo in cui si ricordava la nostra esperienza di donne nel PCI-PDS-PCI, “Le Ragazze di via dei Fiorentini”. Un lavoro intervallato da gioiose cene, incontri privati felici, cui lei partecipava venendo a bella posta da Roma, per assicurarci la sua presenza, sempre con il sorriso sulle labbra e la sua disponibilità a discutere di politica ma anche a parlare di sé, del suo rapporto con i fratelli e le sorelle, molto amati e di cui è stata da sempre il sostegno. Si parlava di Graziella Pagano, cui abbiamo dedicato il libro, e spesso di Umberto Minopoli, compagno nella politica e marito della sorella Carmela, una perdita di cui non si dava ancora pace.


Angela riusciva a discutere di tutto con naturalezza e a passare dall’approfondimento degli ultimi eventi della politica al registro degli affetti. La sua famiglia numerosa era sempre presente nei suoi discorsi e soprattutto nell’orgoglio del suo riscatto ed emancipazione, di cui è stata sempre riconoscente al Partito Comunista Italiano. Ci ha ricordato proprio poco tempo fa, nella presentazione del libro “Le Ragazze …”, che la sua emancipazione e la sua cultura si sono realizzate li, grazie ai seminari presso la scuola di formazione della Frattocchie, ai giornali di Partito, alla cultura che allora il movimento operaio era capace di trasmettere E pur tuttavia lei ne ha sempre visto le criticità circa la cosiddetta “questione femminile”. Prima di lei non c’era nessuna presenza di forme organizzative delle donne e per le donne a Napoli come in tutto il Sud. Fu chiamata da Adriana Seroni, grande dirigente nazionale comunista, a costruire la prima commissione femminile del Pci a Napoli. Non si trasse indietro, pur essendo lei un quadro “complessivo” di partito, da un incarico, la Commissione femminile, che molti consideravano di serie b. Ma Angela Francese, donna di grande sensibilità politica, interpretò in modo nuovo il suo mandato e rappresentò un punto di riferimento vero delle operaie, delle donne delle fabbrichette a lavoro nero del centro storico, ma anche delle intellettuali femministe. Inoltre non smetteva mai di sollecitarci ad interessarci della politica a tutto campo, era preparata non solo in campo sociale ma anche in campo economico e sosteneva che la riflessione politica non poteva non partire da analisi economiche. È riuscita così ad essere protagonista fattiva e risolutiva in tante fasi delle vicende napoletane, dalle lotte per il lavoro, lavoro nero o sfruttato, agli interventi durante l’epidemia di colera, alla grande mobilitazione per il referendum sul divorzio. È stata nella Segreteria della Camera del Lavoro della CGIL a Napoli e poi eletta deputata, “a furor di popolo”, come lei stessa raccontava. Ma non è mai stata populista Angela, anzi sempre molto schietta nel proporre il suo punto di vista, concreto e attento ai processi reali della società, e determinata nell’affrontare, anche da deputata, le tematiche del lavoro.


Era intelligente e curiosa Angela, curiosa di capire le novità e vagliarne le positività. Scrive tra l’altro nel libro citato: “Un lungo e doloroso processo di revisione politica e personale mi ha fatto capire che l’emancipazione è un elemento sì necessario ma non sufficiente. Per vivere ed agire nel mondo bisogna esercitare la libertà femminile ed è quella che ho scelto di perseguire”. È stata così un modello per tante, non da “maestra”, per carità, ma da “una di noi”.
Il libro “Le Ragazze di via dei Fiorentini” inizia proprio dagli anni ’70 con Angela Francese, con la sua storia di operaia metalmeccanica della Remington, che ci ricorda la radice operaia del PCI, in una città oggi invasa dal turismo, ma che allora era la terza città metalmeccanica italiana, dopo Torino e Milano, con un tessuto industriale esteso da est (Q8, Mecfond) a ovest (Italsider). E poi come politica che ha saputo tenere insieme il suo impegno su temi specifici come quelli del lavoro con quello per la promozione delle donne nella politica e nella società. Ha saputo coniugare emancipazione e libertà. Ha combattuto per l’emancipazione dalla povertà delle classi più deboli (lei sapeva cosa significava essere poveri e non l’ha mai dimenticato, come spesso è accaduto per altri/e) e per l’affermazione della libertà di pensiero e di parola. La ricorderemo soprattutto come donna forte, schietta, diretta, che non ha mai avuto paura di esprimere suoi i giudizi politici anche quando stava in minoranza e non ha mai chinato la testa di fronte ad uomini di potere, ma nello stesso tempo aperta verso chi non la pensava come lei. Anzi chi non la pensava come lei aveva la precedenza rispetto ad altri/e nelle sue attenzioni e interessi ed era tra i primi ad essere invitato a riunioni di partito come a convegni.
Ed era tenera Angela, affettuosa. La politica non aveva mai irrigidito la sua spontaneità. Così vogliamo ricordarla, con il suo sorriso solare ma anche riservato, e l’abbraccio reciproco con cui ci si ritrovava anche dopo lunghi periodi di lontananza.
Giovanna Borrello e Roberta Calbi

dall’Archivio Fotografico Infinitimondi-Mario Riccio

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