Una passeggiata del 25 aprile a Napoli

Piazza Carità ore 10,30

Preparativi di allestimento della cerimonia ufficiale, banda dei Carabinieri, prove di parata delle corone di fiori, afflusso di autorità, sindaci, pochi deputati Pd, qualche consigliere comunale e regionale, sparute rappresentanze sindacali, vari politici della sinistra che hanno lasciato un segno positivo nella città, sui marciapiedi laterali afflusso di militanti dell’Anpi, della sinistra diffusa di associazioni e Pd tutti segnati dal tempo e dalla nostalgia.

La piazza si riempie: circa trecento persone o poco più compreso il picchetto dei Carabinieri e addetti alla sicurezza.

Alle 11 inizia la cerimonia, si allunga l’attesa di qualche autorità tardiva, parte un coro di Bella ciao che coinvolge il popolo dei marciapiedi. Poco dopo inizia la banda dei Carabinieri con la marcia del Piave, gioioso inno per nascondere il massacro della grande guerra, poi il silenzio fuori ordinanza seguito dell’Inno d’Italia omaggio ai caduti.

Nel silenzio seguito all’inno mentre le corone di fiori vengono deposte alla base della stele dedicata a Salvo D’Acquisto riparte più forte Bella ciao e qualche slogan….resistenziale; nessun discorso il silenzio istituzionale pesa sulla piazza, si scioglie il tutto il traffico di auto e motorini si riprende piazza Carità.

11,45 la passeggiata

Vengo assorbito dal fiume in piena dei turisti che scorre impetuoso con tutte le sue improbabili tensioni di ricerca dell’esperienza Napoli, un flusso proveniente dalla provincia (Città Metropolitana) dalle vicine regioni meridionali, dai turisti europei e italiani che sciamano in un percorso esperienziale di folclore che travolge, senza consapevolezza dei luoghi che attraversa, le mura dei palazzi e dei monumenti in cerca di “colore” partenopeo pubblicizzato dal “Brand Napoli”.

Dialetti, parole francesi inglesi tedesche arabe si intrecciano illuminate dei flash dei cellullari e dagli odori di fritto, nessuno di loro ha avuto sensazione della ricorrenza celebrata.

Continuo in direzione dell’altra manifestazione: quella degli alternativi.

Un corteo colorato, lungo, pieno di giovani, di musica e di idee: pace, libertà, giustizia per la Palestina e fine delle guerre di aggressione, un immagine di Francesco tra le bandiere rosse e quella Palestinesi, si sentiva una tensione politica di ricerca di un orizzonte.

12,30: verso la città “bene”

Chiaia il flusso turistico cece il posto alle “monadi edonistiche” del perbenismo partenopeo, si esibiscono in cerca del miglior bar in cui sedersi per farsi vedere, l’odore di fritto cede ala benzina delle auto, all’esibizionismo esperienziale si sostituisce l’indifferenza per quelli che che ci stanno intorno.

Ognuno per sé quindi: l’autonomia della politica quella “ufficiale” racchiusa nei suoi riti, i giovani “alternativisti” chiusi/rinchiusi in un cerchio, le società degli esperenzialisti e delle monadi edonistiche si scivolano una sull’altra ignorandosi o accumulando rancori reciproci.

Passeggiata nella città porosa? No i pori si sono chiusi in un piano impermeabile su cui scivola tutto senza incrociarsi, conoscersi, ognuno parla con se o col suo tablet.

Forse il prossimo 25 aprile va ripensato sulle note di oggi, e se continuiamo a non vedere cosa è diventata la società oggi un prossimo 25 aprile sarà un giorno qualunque con buona pace di che perderà un lungo fine settimana.

Massimo Anselmo

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