Ringrazio Michele Mezza per la sua interlocuzione che considero stimolante. (https://www.infinitimondi.eu/2025/03/09/dibattito-aperto-europa-e-mondo-al-tempo-di-trump-vedere-la-nuova-guerra-che-ce-gia-quella-digitale-di-michele-mezza/ )
Il punto di consenso è forte quando lui sottolinea come sostanzialmente Trump e Putin si guardino reciprocamente, si muovano secondo coordinate comuni, usino gli apparati digitali con metodologie simili come strumenti per modellare capillarmente il senso comune di intere comunità, il loro modo di vedere e stare al mondo, fino alla stessa espressione elettorale.
E’ il volto della nuova destra, dico io, che scava dal di dentro la democrazia; la svuota; l’attacca. Perfino quella meramente liberale viene messa in discussione.
Un volto nel quale l’Occidente vede sfumare la sua presunta superiorità e farsi sempre più simile al suo (non più) avversario?
E così, dopo Putin, anche Trump passa all’attacco dell’Europa che viene probabilmente individuato come il punto di resistenza da scompaginare definitivamente.
Bisogna vedere quindi, dice Michele, la centralità di questo inedito terreno di scontro dove la subalternità tecnologica fa tutt’uno con l’insorgere di altrettanto inedite e materialissime condizioni di insicurezza e quindi attrezzarsi, risalire la china di una marginalità maturata negli ultimi due decenni, a cominciare dalle tecnologie satellitari dove l’Europa ha abdicato ad ogni soggettività ed oggi è ricattabile e ricattata da apparati statali di altri paesi e perfino da un signore di nome Musk con le sue flotte satellitari e i suoi sistemi digitali.
E peraltro, sostiene sempre Michele, su questo terreno davvero l’Europa può ri-diventare anche riferimento di modelli tecnologici altri rispetto a quelli chiusi, monopolistici e centralizzati oggi dominanti con strutture invece aperte, cooperanti, sinergiche, decentrate fino a configurare una architettura di nuova democrazia.
Qui ci sarebbe davvero un terreno grande di lavoro per una politica e una sinistra che volessero davvero tornare in campo.
Quello che, se posso permettermi, secondo me Michele sottovaluta è che, insieme a questo, rimane e si amplia una drammatica guerra guerreggiata, che usa le nuove tecnologie per rendere ancora più distruttiva sul piano materiale le sue capacità di offesa e che non è un residuo novecentesco ma una ben presente realtà del terzo millennio: è lo spettacolo delle distruzioni in Ucraina, quello delle distruzioni a Gaza, delle mille guerre aperte ovunque. ( Quanto ricerca e apparati tecnologici siano andati sempre di pari passo con lo sviluppo di nuove e più distruttive capacità di difesa/attacco militare lo ricorda bene credo Lucrezia Reichlin nel suo editoriale del Corriere della Sera di domenica ).
Ora, e qui c’è la diversità di valutazione, il Piano di Riarmo promosso dall’Europa è quanto di più lontano vi possa essere da quella ripresa di ruolo del continente che invece Michele vi ritrova: non definisce alcun obiettivo di autonomia di modello e apparati tecnologici avanzati e, contemporaneamente, raddoppia la spesa per la difesa e quindi fa precipitare immediatamente tutta l’Europa in una spirale di azioni e reazioni che tutto prepara tranne che la pace.
Ritengo fortemente che a questo vada detto un deciso, inequivoco no! E che se non lo dici, tutto il resto del ragionamento ne risulti pesantemente inficiato. Il no a questo è la condizione per aprire un altro scenario che diversamente, e pericolosamente, rimane fuori dalla realtà.
Gianfranco Nappi