Ma davvero l’Europa in fatto di difesa è all’anno zero? Ma davvero ci siamo alzati in questi giorni, dopo la svolta di Trump, e abbiamo scoperto che non siamo capaci di difenderci e che siamo disarmati?
Non è poi di scarsa importanza sottolineare che la scelta fatta propria da Commissione e Consiglio europeo di dare corso al più grande processo di riarmo avviene al buio di ogni strategia politica.
Perchè questo è il punto: non è che, come sarebbe giusto, una strategia di difesa si annunci come strumento di una strategia politica. ( https://www.infinitimondi.eu/2025/03/06/note-a-margine-12-ma-davvero-si-puo-costruire-la-pace-attraverso-il-piu-grande-processo-di-riarmo-dal-secondo-dopoguerra/ ).
In questo caso avviene esattamente il contrario: la strategia di difesa anticipa quella politica ( di cui ancora oggi in nessun luogo delle istituzioni europee e dei singoli paesi si discute infatti ) : la sostituisce nei fatti.
E, a dire il vero, la stessa scelta di riarmo si configura come essa stessa priva di ogni coerenza interna e di ogni visione strategica nello stesso campo della difesa: l’unica cosa che si avverte è il grido : Riarmo! Riarmo!
Come? Con cosa? Per cosa? Tutto rimandato a dopo: intanto, Riarmo! Riarmo!
Il tutto è stato innescato dalla svolta della Casa Bianca che ha minacciato di togliere la sua copertura di difesa all’Europa se questa non si arma e non concorre alla sua propria difesa.
Dopo un momento di sbandamento, l’Europa non si può dire che non abbia reagito: si alza il tetto giá enorme che aveva indicato un piú che solerte Draghi portandolo da 500 e 800 miliardi; per una quota non piccola di esso si ricorre a debito comune; la Germania va per la sua strada e il Cancelliere in pectore quintuplica l’investimento già deciso dal suo predecessore: da 100 a 500 miliardi; la Francia si offre di riorganizzare il proprio deterrente nucleare e fornire protezione al continente; l’Inghilterra rientra dalla porta principale nel teatro europeo, dotata anch’essa di un consistente arsenale militare.
Si dice: la nostra risposta a Trump. In verità si fa così esattamente quel che Trump ha chiesto.
Dove si vuole infatti che sarà acquistato il grosso delle armi?
Sí certo, una quota non piccola servirà a fare crescere i giá enormi quanto imbarazzanti profitti del complesso militare europeo, con Leonardo ben messa, mentre si annunciano possibili riconversioni dal civile al militare da parte di Stellantis : altro segno dei tempi.
Chi ha i capelli bianchi ricorda l’appello negli anni ’80, in un momento di tensione internazionale acutissimo tra i due blocchi, del Partigiano e Presidente della Repubblica, Sandro Pertini: ” Si svuotino gli arsenali, si riempiano i granai !”.
E non è che allora l’Urss scherzasse: aveva da poco invaso l’Afghanistan; determinato un colpo di Stato in Polonia; avviato l’installazione dei missili nucleari a corto raggio SS20.
Ma, tornando alla spesa militare, è indubbio che il grosso sarà acquistato presso l’alleato americano e finirà per riequilibrare proprio quella bilancia commerciale tra Europa e Usa con soddisfazione piena di Trump.
E così, Trump ordina, Europa esegue.
Del resto l’Europa non ha neanche abbozzato un tentativo di risposta vera all’alleato oltreoceano.
Se davvero dobbiamo provvedere noi a noi stessi, allora perché non porre sul tavolo, conseguentemente anche altre ipotesi? Via le basi Nato ( e con esse, la Nato stessa: che funzione ha in questo quadro? ); via le basi Usa; via i depositi di bombe nucleari Usa dal suolo europeo; e blocco di acquisti di sistemi d’arma dagli Usa.
Altrimenti, noi stiamo andando ad un raddoppio di tutto? E non è follia pura questa? E qualcuno pensa che di fronte a questo scenario provocato dal ‘pacifista’ Trump, la Russia possa trarre ragioni di maggiore tranquillità per la propria sicurezza o per predisporsi ad una trattativa più distesa sull’Ucraina?
Quindi, a me sembra, l’Europa si è mossa.
Alla folle accelerazione dell’uno sta seguendo una non meno folle accelerazione dell’altro.
In meno di quindici giorni è cambiato il quadro che c’era prima nei rapporti Europa-Usa con Usa all’attacco ed Europa allo sbando.
E detto per inciso, quella Manifestazione promossa secondo me genuinamente e con intelligenza per il 15 marzo vede però ora anch’essa il bisogno di un aggiornamento: non siamo più a: Europa se ci sei, batti un colpo.
L’Europa, nel frattempo il colpo l’ha battuto. E che colpo!
E rispetto ad esso non si può non esprimere un punto di vista, non si può non prendere posizione.
Bisognerebbe in primo luogo evitare lacerazioni in un’area vasta che su molte e fondamentali cose può essere invece unita: la lotta sarà dura e non breve.
Altre piazze ci vorranno.
E allora, il 15 bisognerebbe starci in modo chiaro non con una ma con tre bandiere: quella blu europea, rappresentativa anche dell’Ucraina, dovrebbe stare stare insieme a quella della pace, per dire con chiarezza NO ad un processo di riarmo senza precedenti, e a quella dell’ONU, per dire che è quello l’organismo internazionale a cui occorre dare forza per promuovere una politica di sicurezza globale.
Gianfranco Nappi