Parafrasando il vecchio Marx si potrebbe dire che la Storia si ripete sempre due volte. La prima come tragedia, la seconda pure. L’ accelerazione inferta ai “fatti” dalla vittoria di Trump e dalle posizioni che va esprimendo l’ Amministrazione nordamericana con i suoi rappresentanti miliardari suscita domande epocali, commenti appassionati, confronti angosciati e un misto di confusione, rassegnazione e cose bislacche. Andrebbe pure bene questa discussione h24, se non fosse che la maggior parte dei commentatori sembrano turisti svizzeri capitati per caso nel centro di uno tsunami. Come se le svolte radicali di queste ore non fossero il frutto di processi storici a lungo sedimentati che datano ameno dall’ “89 ( Crollo del Muro ); dalle Teorie truffaldine sulla Fine della Storia; dall’ idea ingenuamente illuminista di un percorso che per l’ intera umanità, dopo la fine della Guerra Fredda, si sarebbe fatto lineare, globale, libero, radioso; dalle decisioni assunte dai Paesi più potenti sulla disciplina del Commercio internazionale alla fine del secolo scorso; dalle scelte compiute in ambito militare ( Nato ). L’ 11 Settembre, le Guerre del Terzo millennio, la Recessione del 2007/8, la crescita esponenziale di altri attori planetari ( Cina e India in primis ); la cronica, e molto indotta, instabilità di parti strategiche di Mondo ( Medio Oriente e Africa ); la potenza dei flussi migratori si incaricheranno di chiarire che il sogno di una umanità finalmente libera da lacci e lacciuoli, da vincoli agli istinti di dominio sulle cose e sulla natura, da regole invadenti e da ossessive ideologie, e forgiata da una democrazia da espandere ( sulla punta dei cannoni e sul ricatto di una scambio perennemente diseguale ) si stava infrangendo sulla dura realtà di un “Mondo Malato” e sempre più attraversato da ingiustizie, guerre e tragedie. Intanto la Democrazia liberale iniziava a scorgersi fragile e in arretramento più che in espansione; gli Organismi sovranazionali iniziavano a conoscere attacchi e crisi di autorevolezza; le disuguaglianze economiche, sociali e territoriali cominciavano ad esplodere in forme e dimensioni inedite. Fu Papa Francesco ad avvertire, sin dall’ inizio del Suo Pontificato, che qualcosa proprio non andava nel racconto dominante delle nuove classi dirigenti nel mondo : “ Vediamo aumentare il flusso di migrazioni forzate, gli effetti del cambiamento climatico e un gran numero di nostri fratelli e sorelle in tutto il mondo che vivono ancora in povertà a causa della mancanza di accesso all’acqua potabile, al cibo, all’assistenza sanitaria di base, all’istruzione e a un lavoro dignitoso. Quando impareremo dalla storia che le vie della violenza, dell’oppressione e dell’ambizione sfrenata di conquistare terre non giovano al bene comune? Quando impareremo che investire nel benessere delle persone è sempre meglio che spendere risorse nella costruzione di armi letali? Quando impareremo che le questioni sociali, economiche e di sicurezza sono tutte collegate? Quando impareremo che siamo un’unica famiglia umana, che può veramente prosperare solo quando tutti i suoi membri sono rispettati, curati e capaci di offrire il proprio contribuito in maniera originale?Finché non arriveremo a questa consapevolezza, continueremo a vivere quella che ho definito una terza guerra mondiale combattuta a pezzi. Forse questa descrizione sembra disturbare la nostra sensibilità, soprattutto la soddisfazione per gli straordinari progressi tecnologici e scientifici raggiunti o per i passi già compiuti per affrontare le questioni sociali e sviluppare ulteriormente il diritto internazionale”.
E intanto stava accadendo una cosa semplice, banale ma al tempo stesso dirompente. Quelli che avevano vinto la guerra di classe che si era combattuta nel novecento, i ricchi che avevano vinto quella guerra ( Hanno vinto i ricchi – R. Staglianò – Einaudi Editore ) avevano semplicemente e banalmente deciso di stravincere e portare a compimento l’ opera di costruzione di un nuovo ordine mondiale adottando e parafrasando le parole dei loro nemici. Da “ Proletari di tutto il mondo unitevi” a “ Ricchissimi di tutto il mondo unitevi ”. E già, ricchissimi ! Perché al comando del nuovo mondo non c’ è spazio non solo per la povertà ma nemmeno per la semplice ricchezza di borghesi benestanti.
Le immagini delle motoseghe e delle braccia tese e le parole piene di odio, disprezzo e arroganza dei circoli Trumpiani, per quanto vomitevoli, sono solo specchietti per le allodole e sketc per coprire la sostanza di quanto accade.
Lasciamo stare per un attimo i passaggi tattici e le diavolerie della comunicazione. Andiamo al sodo. La proposta politica è radicale. Esprime la volontà di un Potere Arbitrario prima ancora che Assoluto e senza controllo, al di sopra della legge ed esente da contrappesi. La democrazia è svuotata da ogni principio e funzione sostanziale, pura forma fin quando una qualche forma sarà necessaria. Non servono Costituzioni progressive, non servono Organismi e Istituzioni multilaterali, non servono Istituzioni democratiche sovranazionali di governo e di controllo e nemmeno strutture di difesa comune. L’ unica regola è l’ assoluto dominio della forza economica e militare, la sottomissione di Stati e Popoli, la spinta neocoloniale, la spartizione di aree di influenza tra Potenze.
Politicamente e culturalmente è la risposta al 1789, non al 1917 ! E’ pura Restaurazione assolutista e imperiale.
E se fosse solo questo potrebbe apparire giustamente una transitoria follia, una antistorica pulsione, una tragicomica sceneggiata volgare e relativamente pericolosa come le facce e i comportamenti di quelli con le corna e i look carnevaleschi che assaltarono Capital Hill. Ma non è solo questo ! Perchè la Restaurazione del Terzo Millennio, a differenza di quella del 1814 che andò a cozzare contro la Rivoluzione industriale e la soggettività inedita delle nuove classi sociali, trova la sua forza e legittimazione vera non tanto e non solo nel voto di popoli stanchi e cloroformizzati dai like e dai cuoricini dei social, ma nella attuale fase di ristrutturazione capitalistica. Fondata non sul profitto limitato, la produzione, il confronto/scontro con il lavoro ma sulla plutocrazia, il possesso monopolistico di dati e risorse, l’ uso esclusivo di tecnologie, lo sfruttamento neocoloniale di rapina pura, la privatizzazione selvaggia dei percorsi e dei contenuti della conoscenza, la progressiva proletarizzazione dei fattori della produzione sotto il tallone della finanza. E’ qui che si saldano politica ed economia negli anni “20 del Terzo Millennio ed è qui che decidono brutalmente e spudoratamente di aprire lo scontro per il dominio politico, sociale, economico, culturale nel Mondo. Ed è qui che si determina la rottura insanabile tra l’ attuale fase dello sviluppo capitalistico e la Democrazia, dove i capi dell’ Occidente somigliano sempre di più agli Autocrati che guidano i sistemi autoritari dell’ Oriente. Altro che Dio, Patria e Famiglia ! Sciocchezze per i vassalli ! Per quelli che comandano contano solo Potere senza limiti, Ricchezze planetarie e concentrate, Dominio sui corpi, sulle idee e sui comportamenti.
Intanto “ mentre a Roma si delibera, Sagunto viene espugnata !”, si potrebbe dire. E’ capitato spesso, può capitare, ma non è questa l’ unica preoccupazione. Così come bisognerebbe provare a far capire a tanti che non stiamo assistendo ad un reality o ad una grande produzione holliwoodiana ma che le conseguenze delle scelte alle quali assistiamo e delle parole che distrattamente ascoltiamo le troveremo “paro paro” nella vita quotidiana di miliardi di persone e impatteranno con forza sulla qualità della vita, dei diritti, della condizioni materiali, delle relazioni umane, dei modelli culturali dentro le nostre comunità. Nessuno si senta escluso, tutti coinvolti !
C’ è, però, un’ altra questione che, in un momento così grave e gravido di rischi e pericoli, conviene approfondire e valutare. Alla Restaurazione del 1814 seguirono, dopo anni di incubazione e complesse vicende, il 1848 in Europa e i Moti Risorgimentali. Fu un percorso lungo, travagliato, sanguinoso che si contrappose agli esiti del Congresso di Vienna. Ora, nella Restaurazione dei Trump, dei Putin, dei Milei e dei Musk c’è questo di particolare: la partita non è chiusa, è solo iniziata. E i motivi e le forze di un nuovo Risorgimento non li dobbiamo attendere perché, in buona parte, sono già qui. E’ su questo che concentrerei sforzi e attenzione, piuttosto che perderci negli oscuri meandri della psicologia trumpiana e nella deprimente nullità di diversi governanti europei.
C’ è un primo punto da cogliere. Se la sfida è stata lanciata, la sfida va accettata. Paure e timidezze vanno messe da parte. Non sono tempi da rimpiattino. E c’è una seconda avvertenza da assumere. Bisogna essere realisti, nel senso di saper guardare senza infingimenti alla realtà, ai rapporti di forza, alle difficoltà da affrontare. Ma non bisogna cadere nella trappola della retorica di una superiore concretezza. Concreto non è ciò che appare più vicino ma ciò che determina l’ essenza delle cose.
Nulla di più concreto oggi c’è che occuparsi dell’ Europa e del suo destino. Il resto sono chiacchiere di retroguardia e pigrizie di rassegnazione. Senza la capacità di ritrovare il senso storico e le parole d’ ordine di una Grande Azione, di una vera e propria Missione storica non si risponde alla sfida della Restaurazione lanciata dalla Destra plutocratica e antidemocratica e, soprattutto, non si mobilitano tutte le risorse e le forze civili, sociali e culturali ed economiche che vanno rapidamente suscitate, mobilitate e schierate. E’ vero, mi viene da pensare che di fronte a questi scenari segnati da un cinismo e una crudeltà prerinascimentale ciascun democratico, qualunque sia il suo ruolo e la sua funzione e dovunque abiti, debba saper svolgere, per quanto piccolo, il suo compito di contrasto e di resistenza alla barbarie e di cambiamento delle “ cattive abitudini ” ( trasformismo, settarismo, pensiero corto, individualismo, leaderismo etc. ) che si sono sedimentate anche tra noi. Ma tutti questi sforzi, individuali o collettivi che siano, senza un nuovo orizzonte politico, culturale, organizzativo capace di stare all’ altezza delle sfide, perirebbero e degraderebbero nella pura testimonianza.
Occorre proclamare la necessità di un nuovo Risorgimento e strutturarne pensiero, organizzazione e azione. Il nodo è al pettine, il tema è attualissimo, le forze in campo ci sono. Come non vederlo !?
Cosa sarebbero altrimenti l’ esito delle ultime elezioni in Polonia, l’ argine innalzato in Francia ai Lepenisti, l’ 84% di votanti in Germania, i Governi in controtendenza di Pedro Sanchez e dei Laburisti inglesi, la ripresa del PD in Italia ?
Ma attenzione, c’è bisogno di un salto nella visione e nell’ organizzazione !
A nessuno venga in mente che sia possibile stare dentro questo scontro lasciando intatte convinzioni, certezze, abitudini. Bisogna sentirsi scomodi, tutto è in discussione ! Certo, in questo cammino bisogna portarsi dietro e custodire con cura molte cose: Montesquie; gli ideali di Libertè, Egalitè, Fraternitè; i fondamenti del pensiero liberal-democratico, repubblicano, costituzionalista; l’ aspirazione del movimento operaio socialista e comunista ad una società che spezzi le catene della alienazione e della schiavitù del Lavoro salariato e subordinato; il pensiero e la pratica del Femminismo, dell’ Ambientalismo, del Pacifismo, delle lotte per i Diritti civili; le Encicliche di Papa Francesco; le Idee di Ventotene; la libera Scienza; il valore della Cultura per l’ emancipazione dell’ Umanità; la funzione sociale della libera Impresa. Tutto questo e molto altro bisognerà portarsi dietro.
Ma non una sola di queste cose, da sola, basterà. Nessuna illusione !
E’ il tempo di un nuovo Manifesto che tutte queste cose contenga, risistemi, riorganizzi e rilanci. Un Manifesto per una Nuova Europa, Terra di Libertà, Pace, Lavoro, Democrazia, Accoglienza. Un Manifesto che abbia al centro la Nuova Europa – Potenza economica capace di Difesa autonoma e Politica Estera comune – che indichi e proclami il nuovo orizzonte di un mondo dove “Prima è l’ Umanità ” e dove sempre più grande deve essere l’ “Uguaglianza” formale e sostanziale.
E abbiamo bisogno di un’ Europa che stracci tutte le nefandezze nazionaliste e razziste e ribalti completamente la diabolica narrazione delle Destre mondiali sulle invasioni barbariche dei migranti e sui muri da innalzare. Aspettando i temuti Barbari, i Barbari sono cresciuti in mezzo a noi ! La nuova Europa ha bisogno dell’ Africa, come un figlio della Madre. Certo, tutto va disciplinato, gestito, normato, organizzato, presidiato. La Patria del Diritto, la Culla della civiltà giuridica può avere paura di ciò? Al contrario di quello che dicono le Destre, invece, il Mediterraneo mare libero e sicuro; i rapporti economici, culturali e sociali con i Paesi africani; i rapporti commerciali basati su giusti ed equi parametri di scambio; la regolare e civile disciplina dei flussi migratori costituiscono risorse formidabili per un Continente che deve essere una Potenza di Pace e Democrazia; formidabili opportunità di crescita solidale; eccezionali motivi di equilibrio geopolitico; elementi necessari e convenienti per uno sviluppo sostenibile, giusto, equilibrato.
Questioni enormi si parano davanti a ciascuno di noi. Nessuno può più giocare a nascondino. Combattere o perire è il problema secco e feroce che abbiamo tutti di fronte. Non ci salveranno le pareti delle nostre case e le comodità delle nostre abitudini. Nazionalismi, disuguaglianze, odio antidemocratico provocheranno tensioni intollerabili, conflitti sanguinosi, ingiustizie profondissime.
Bisogna che tutta l’ Europa che c’è si metta in marcia per una Nuova Europa ed un altro Mondo !
Occorre trovare subito una Piazza dove i Corpi ricomincino a mischiarsi alle Idee e alla voglia di nuova Organizzazione ? Si trovi la Piazza, si trovino le Piazze. E’ pur vero che “ se il Santo non esce dalla Chiesa, non comincia la processione “.
Sapendo, però, che molte altre Piazze dovranno seguire e non basteranno buoni sentimenti e generiche professioni di europeismo per contrastare una Restaurazione violenta alla quale solo la potenza di un nuovo Risorgimento potrà sbarrare la strada per costruire Pace, Libertà ed Uguaglianza.
Giuseppe Vitiello
