Davvero non c’è alcuna concessione aIla retorica o al sensazionale nel definire questo tempo che stiamo attraversando come tragico.
La condizione tragica è quella in cui uno sviluppo tutto affidato alla logica del mercato, del profitto, dei ruoli geopolitici sorretti dal complesso militare in tremenda ascesa ha pensato di aprire la gara del comando dopo il biennio ’89/91 del secolo scorso: e così al vecchio governo del mondo entrato in irreparabile crisi non se ne è costruito alcun altro che avesse caratteri inclusivi, espansivi. E quel che si è costruito nel trentennio, oggi, fa acqua da tutte le parti.
Da un lato, lo scintillio dell’IA, della conquista di Marte, delle flotte di satelliti che avvolgono il pianeta, delle promesse di futuro migliore per tutti sempre più sbiadite.
Dall’altro,
il martirio del popolo palestinese mentre un baratro di odio corre il rischio di risucchiare il destino di due popoli, compreso quello israeliano ( ed ecco di converso tutto il valore di prese di posizione coraggiose come quelle del recente Appello sottoscritto in Italia da alcune centinaia di cittadini di origine ebraica pubblicato su diversi quotidiani tra cui il Manifesto ).
Le guerre aperte.
La fame che condanna oramai, di nuovo, poco meno di un miliardo di esseri umani.
Gli effetti sempre più forti della crisi climatica.
Perfino la lotta per la vita che ha ingaggiato il Papa tinge di un colore fosco queste ore.
E, per finire, lo spettacolo offerto nelle ore scorse alla Casa Bianca dove i più potenti della Terra, anche plasticamente, hanno accerchiato il Resistente e, davanti agli occhi del mondo, in diretta, il Presidente, il suo Vice, il Segretario di Stato ospitanti hanno attaccato, inveito e, alla fine cacciato l’ospite.
Vergogna grande per loro.
Ma quale mondo si può costruire su queste basi? Riflettano tutti i Trumpiani nostrani che sono corsi, idealmente ma anche fisicamente, a genuflettersi e ora boccheggiano di fronte a questo spettacolo e agli attacchi reiterati all’Europa
Ora, si può imputare molto all’Ucraina e al suo Governo, di errori commessi prima dell’invasione ( a cominciare dal non avere dato corso a tutti i contenuti delle precarie intese raggiunte con la Russia dopo l’annessione della Crimea ) ed anche, se si vuole, di non aver compreso da sola che dopo la vittoria straordinaria ottenuta ( impedire alla Russia quella marcia trionfale di poche settimane che Putin immaginava ), e di avere resistito eroicamente infliggendo così l’unica cocente sconfitta che militarmente poteva infliggere all’invasore ( follia il solo pensare che l’Ucraina potesse sul campo sconfiggere la potenza russa ), occorresse davvero mettere all’incasso quel sacrificio grande e aprire il terreno della trattativa.
Già dopo non più di due-tre mesi dopo l’invasione questo era chiaro.
Ma si può imputare davvero all’Ucraina questo ‘non aver visto’ quando tutto l’Occidente si è sentito galvanizzato dal poter brandire il vessillo della libertà contro il mostro, l’orso russo, il dispotismo…e di poter spingere il paese aggredito a combattere una guerra logorante e senza sbocco per circa tre anni, mettendoci armi e appoggio politico mentre l’Ucraina ci metteva distruzione e centinaia di migliaia di morti?
Gli USA hanno visto l’occasione di fiaccare la Russia con una guerra lontano dai suoi confini. E hanno praticato l’opportunità di stringere una riluttante Europa a se’, di armarla e sorreggerla nelle forniture energetiche con propri sistemi d’arma e proprio petrolio e soprattutto gas: un affare, verso cui perfino il commerciante alla guida della Casa Bianca ora prova invidia, anche se non lo dirà mai.
E l’Europa, invece di – sostenendo lealmente l’Ucraina, certo, anche con la fornitura di armi – lavorare per affermare un terreno possibile di ritorno al negoziato, sola via per uscirne, ha preferito l’umiliante subalternità alla linea stabilita dal Governo americano, ha pagato dazio economico gravissimo in termini di blocco sostanziale della crescita, e ne sa qualcosa la Germania e soprattutto, è rimasta priva di ruolo e strategia politica.
Non può essere quella di Trump la strada per recuperare la pace e la sicurezza per l’Ucraina.
Ma non sarà neanche quella di armiamoci, armiamoci che si sente dalla sponda europea in queste ore la risposta utile per davvero.
Nè quella del grido Europa, Europa; senza capire e dire perchè fino ad ora Europa è mancata; quali profonde rotture produrre con il proprio recente passato introdurre; quale visione strategica per se e per tutti i propri interlocutori.
Qui davvero ci sarebbe uno spazio grande per la storia e la cultura non dell’Occidente, concetto che fa oggi a pugni con la sua crisi e con la frantumazione che ne ha prodotto già un solo mese di nuova presidenza USA, ma di quell’Europa che davvero è crocevia di un possibile destino diverso per le dinamiche mondiali.
Da chi se non dall’Europa potrebbe venire una visione capace di ricomprendere le ragioni di sicurezza della Russia; il bisogno di spazio per nuove potenze in formazione, dall’India al Brasile; il ruolo da protagonista che la Cina si è guadagnata sulla scena mondiale; un orizzonte nuovo per grandi continenti come l’Africa e per l’America Latina; la forza di riconoscere pienamente il diritto di Israele a vivere in sicurezza e l’orrore per quel 7 ottobre ma anche la più ferma condanna e ripulsa per le azioni del governo israeliano che si è reso responsabile di distruzioni e massacri inaccettabili di innocenti?
E quando se non ora, di fronte a nazionalismi, razzismi, antisemitismi che crescono in tutti i paesi europei, dare un nuovo fondamento democratico e sociale, alternativo a quello della finanza e delle armi, all’idea stessa di Europa?
A vedere bene, si apre uno spazio grande per le culture dell’Europa.
Ma serve visione alta e servono soggettività politiche all’altezza.
E qui, basta vedere il dibattito aperto in queste ore, le prese di posizione, le reazioni della politica italiana, perfino le cose di buonsenso che esprime la Segretaria del PD, ma quanto tutto sia lontano, molto lontano dal minimo indispensabile.
Sinistra, dove sei?
E allora ritorna il senso del tragico.
Ma è proprio in passaggi del genere che è fondamentale non smarrire il senso e la ricerca dell’altro esito, del non scontato, perfino di quello che appare impossibile.
A vedere bene, è l’unico modo per cambiare il possibile ed è l’investimento più importante che si possa fare sul futuro.
Gianfranco Nappi

Grazie Gianfranco. Una analisi corretta, equilibrata, ben calibrata. Resta davvero proprio alla Cultura il compito di disegnare una nuova gerarchia di valori.
La sinistra per ora non c’è.
Soprattutto non è disposta ad ascoltare.
Serve un grande sforzo, individuale e collettivo, di pensiero. Partiamo insieme.