Vorrei tornare sui temi sollevati nell’articolo di Ranieri Popoli sulla vicenda dell’impianto di trattamento industriale dei rifiuti organici e vegetali, biodigestore, previsto a Chianche e che tante opposizioni e discussioni nel territorio sta suscitando. Se non l’avete ancora letto, lo trovate al link di seguito: https://www.infinitimondi.eu/2025/02/12/temi-di-rigenera-vertenze-territoriali-le-verita-indicibili-della-vicenda-del-biodigestore-di-chianche-di-ranieri-popoli/ .

E ci torno perchè l’articolo è ispirato da motivazioni e ragionamenti che lo portano lontano da una mera posizione di opposizione deresponsabilizzata: fate dove volete, purchè non nel nostro territorio e poi, accada quel che accada.

Mi sembra che dai Comitati e dalle Amministrazioni locali emerga non solo una sacrosanta critica per un modo di decidere l’insediamento di impianti industriali che prescinde totalmente da un corretto rapporto con i territori e le loro comunità, ma anche un entrare nel merito di possibili soluzioni tecniche e produttive, sulle loro caratteristiche, sul modo di renderle del tutto compatibili con il contesto di produzione agroalimentare di eccellenza che meriterebbe come minimo un tavolo serio di confronto e di ascolto.

E allora qui viene la proposta che vorrei avanzare.

Abbiamo alle spalle l’esperienza del Movimento Rigenera con la sua iniziativa, le sue elaborazioni e le sue proposte – fino a quella di Iniziativa Popolare Regionale lasciata colpevolmente nei cassetti del Consiglio Regionale in violazione esplicita dello Statuto della Regione Campania – che ci spinge a immaginare il bisogno di un più forte radicamento territoriale e partecipato dei percorsi di organizzazione e perfino di gestione di aspetti importanti della comune vita sociale.

E allora, qui l’interrogativo che contiene anche una idea di lavoro: ma davvero non ci sono alternative di scelta tra un mercato svincolato da ogni finalità sociale e concentrato solo sulle sue ragioni di profitto e un decidere delle istituzioni che spesso si chiude nei confronti di ogni spinta partecipativa effettiva? O stringe, quando va bene, la gestione di beni comuni fondamentali, in una logica di lottizzazione che non è neanche più partitica ma spesso riferita a gruppi di potere, di singoli capi bastone e capi preferenze?

Io penso che una alternativa ci sia: immaginare un territorio con i suoi tratti di relazione come base per l’organizzazione di una nuova generazione di servizi e di strumenti di gestione di beni fondamentali su cui si giocano sempre più la qualità della vita, dell’ambiente e dello stesso sviluppo delle comunità che vi vivono.

Acqua, Energia, Rifiuti, Dati ( dobbiamo avere sempre maggiore consapevolezza di quanto i Dati che ciascuno di noi genera nella sua attività quotidiana rappresentino un valore fonte di valore aggiunto oggi espropriato ), possono rappresentare terreno di sperimentazione concreta di nuove forme di gestione che si caratterizzino per la loro capacità di mobilitare in modo partecipato energie sociali e restituire alle comunità del territorio il di più di valore aggiunto che da esse si genera.

Quindi, a proposito di rifiuti, non un modo per buttare la palla fuori dal campo di gioco ma proprio il terreno di esercizio di vera responsabilità e di costruzione nel concreto di un’altra risposta al tema.

E qui l’interlocuzione attiva tra forme organizzate della società ( Associazioni, Comitati, tessuto produttivo locale ), e Amministrazioni locali che vogliano sottrarsi alla condizione di marginalità in cui una politica centralizzata le spinge, può davvero avere molte carte da giocare.

Ecco perchè la mobilitazione di quel territorio non va lasciata senza risposte. E se le risposte non arrivano o arrivano non in modo adeguato, sia quello stesso territorio a immaginarsi capace di costruire un pezzo di risposte a partire dal suo organizzarsi in modo diverso.

Sarebbe davvero interessante discuterne insieme partendo da quella mobilitazione e da quella di Rigenera: mettere a confronto esperienze, pratiche, idee, modelli alternativi possibili e provare a farne nascere un percorso davvero nuovo e possibile.

Perchè non provarci? Che avremmo da perdere nel farlo?

Gianfranco Nappi

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