DA TERRA DI LAVORO a cura di Pasquale Iorio
Grazie al lavoro di ricerca e di composizione abbiamo deciso di dedicare un numero speciale della nostra newsletter alla storia della musica popolare, curata dal maestro Lello Traisci. L’autore, ancorato ai forti valori della cultura operaia e popolare della sua città di origine (centro storico di Napoli). Ora abita e vive a Castel Volturno, lavora al centro di accoglienza dei migranti di Capua sta continuando un intenso quanto originale lavoro di ricerca sulle origini e tradizioni legate alla musica popolare.
In questa raccolta abbiamo pubblicato le prime ricerche che risalgono dalle antiche radici dell’epoca degli osci nel piano campano, passando per quella greca e romana, per risalire alle fasi angioina-aragonese fino al 1600. Ne viene fuori uno spaccato veramente stimolante di divulgazione storica e di conoscenza delle radici e tradizioni più profonde a cui sono legate la nostra storia, la nostra memoria ed identità di popoli meridionali.
Lello lavora in un centro di Capua per accoglienza e formazione di immigrati e soggetti deboli. Nel tempo libero si dedica non solo allo studio ma mette in pratica le sue ricerche in maniera molto professionale con la composizione di tammorriate (una delle espressioni più tipiche e tradizionali della nostra musica, insieme con la tarantella). In più ha attivato un gruppo dal titolo emblematico “’Na tammorra ‘mprovvisata”, con il quale si sforza di diffondere e far conosce anche nelle nostre terre le sue musiche e composizioni. Tra le altre, mi piace ricordare alcune composizioni in particolare: come la cantata dedicata alle Matres Matutae del Museo Campano, quella al dio Volturno e a S. Castrese (uno dei due santi patroni di Castel Volturno, di origine africana) e infine quella dei braccianti, un inno al lavoro duro dei campi ed alle lotte contro lo sfruttamento.
In questa fase Lello sta lavorando ad una ampia ricerca storica, che già viene presentata attraverso un programma su Youtube dal titolo “La storia della nostra musica popolare” 1 parte, con la collaborazione per la produzione di Antony Luzzo e di Lello Mengoni come presentatore. Inoltre, sta partecipando ad una nuova raccolta su cultura e tradizioni nel Mezzogiorno, con una parte ampia dedicata alla musica popolare, che è in via di pubblicazione su una antologia. Nella prima parte si va dalla musica dell’epoca antica degli Osci fino a quella greca e romana; nella seconda vengono indagate le tradizioni dell’epoca angioina-aragonese fino al ‘500-‘600.
Come sottolinea lo stesso autore: “La musica popolare ha riempito nel tempo tutte le attività dell’uomo ed ha saputo tramandarci anche importanti pagine di storia, basti pensare a “Michelemma” dedicata a Masaniello, al Canto dei Sanfedisti che narra della rivoluzione partenopea contro i francesi, per poi concludere (per modo di dire) con Tammurriata nera che il grande E.A. Mario compose per far arrivare a noi quelle che furono le marocchinate durante la fine della seconda guerra mondiale a Napoli”.
Si può dire che la musica popolare è da sempre un fenomeno culturale che và tutelato ed incoraggiato per essere presente nel nostro bagaglio culturale storico musicale. A tal fine segnaliamo che le sue composizioni stanno avendo un buon successo sui vari social, dove possono essere seguite ed ascoltate, in particolare su Youtube e sulla sua pagina FB.
Personalmente ringrazio Lello che con il suo lavoro di ricerca ha fatto crescere in me la curiosità e l’attenzione verso un’arte ed una cultura, quella della canto e della musica popolare, che finora avevo un poco trascurato. Come ci ha ricordato ieri su Il Mattino Ruggero Cappuccio: “nel panorama delle nostre attività ce n’è una nobilissima che discende direttamente dai ritmi del creato: la musica”. Per questi motivi auspico che anche da parte delle istituzioni e delle associazioni del territorio ci possa essere pari interesse verso un autore e verso le sue opere, che possono aiutarci a capire le nostre radici culturali. Senza trascurare il fatto che la sua musica (come quella di tanti artisti) assume un valore particolare in questa fase, di tipo terapeutico: può essere uno ottimo strumento di socialità e di svago per aiutarci ad uscire da un momento difficile per tutti/e, per cercare di ripartire con la cultura e con nuove forme di coesione sociale a tutti i livelli.
In conclusione, va ricordato che alcuni canti particolari erano quelli che venivano eseguiti durante il lavoro in modo ritmato, anche con lo scopo di alleviare le fatiche di attività molto dure, come quelle nei campi per la raccolta della canapa ed altri prodotti. Di questo genere uno antichissimo è “Il canto delle lavandaie del Vomero”:
Tu m’aje prommiso quatto moccatora
oje moccatora, oje moccatora
io sò benuto se io sò benuto
se me lo vuò dare
me lo vuò dare.
E si no quatto embè dammene ddoje
oje moccatora oje moccatora
chillo ch’è ‘ncuollo a tte nn’è rroba toja
me lo vuò dare
me lo vuò dare.
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Lello Traisci
L’importanza della musica popolare come strumento di divulgazione della nostra storia.
La musica popolare ha da sempre avuto una notevole importanza nel settore storico-sociale del nostro territorio, da tempi remoti grazie a canti dei lavoratori siamo riusciti a conservare tradizioni,storia e notizie di una quotidianità ormai lontana e spesso non più menzionata.
Il nostro territorio è ricco di un notevole repertorio musico-popolare che và da tempi lontani e che ci ha tramandato le grandi opere degli uomini e donne che si adoperavano in Terra di Lavoro ed in altri luoghi. Grazie ad alcuni musicisti, storici, scrittori e ricercatori siamo riusciti a reperire conservare dei canti che gli anziani ci hanno saputo conservare e tramandare oralmente ed è doveroso ringraziare gli operatori che si sono dedicati ad andare a fare interviste e registrazioni a casa di queste persone anziane che noi estimatori della vita di un tempo definiamo “Biblioteche viventi” .
Con tutto il materiale di canti e musiche che si è raccolto nel tempo e che abbiamo studiato,discusso si è riusciti a formare dei generi ben distinti e separati.
Ci sono i canti ludici che erano le ballate che si suonavano e cantavano quando la sera tornati dal lavoro nelle campagne si condivideva tutti insieme il cibo e si ci divertiva inventando balli a ritmo di tammurriate, tarantelle, e ballate varie come strambotti e villanelle.
C’erano i canti a carrettiere, che erano canti a distesa che i contadini cantavano sui carretti quando partivano di notte per portare le loro merci nei mercati in altri paesi, spesso questi canti avevano lo scopo di esorcizzare la paura della notte e della solitudine, un esempio è la famosa Cilentana: Cavallo e se mma faje chesta sagliuta a Napule t’accatto a petturela.
Altri canti erano quelli che venivano eseguiti durante il lavoro che avevano una duplice funzione, da un lato quella di dare un ritmo cadenzato al lavoro e dall’altro quella di alleviare le fatiche del lavoro stesso. Di questo genere uno antichissimo è Il canto delle lavandaie del Vomero:
Tu m’aje prommiso quatto moccatora
oje moccatora, oje moccatora
io sò benuto se io sò benuto
se me lo vuò dare
me lo vuò dare.
E si no quatto embè dammene ddoje
oje moccatora oje moccatora
chillo ch’è ‘ncuollo a tte nn’è rroba toja
me lo vuò dare
me lo vuò dare.
C’erano i canti a dispetto, che erano delle vere e proprie “imbasciate” fatte in canzoni per rammendare un torto subito; e poi i canti devozionali, un tempo dedicati alle divinità e poi col Cristianesimo dedicati ai Santi.
Come si evince la musica popolare ha riempito nel tempo tutte le attività dell’uomo ed ha saputo tramandarci anche importanti pagine di storia, basti pensare a “Michelemma” dedicata a Masaniello, al Canto dei Sanfedisti che narra della rivoluzione partenopea contro i francesi, per poi concludere (per modo di dire) con Tammurriata nera che il grande E.A. Mario compose per far arrivare a noi quelle che furono le marocchinate durante la fine della seconda guerra mondiale a Napoli.
Ecco la musica popolare è da sempre un fenomeno culturale che và tutelato ed incoraggiato a essere presente nel nostro bagaglio culturale storico musicale. Per questo abbiamo deciso e stiamo lavorando ad una ricerca storica, che già viene presentata attraverso un programma su Youtube dal titolo “La storia della nostra musica popolare” 1 parte. Inoltre, stiamo partecipando ad una ricerca storia e pubblicazione su cultura e tradizioni nel Mezzogiorno, con un parte ampia dedicata alla musica popolare (da me curata), che si articolerà in 6 capitoli:
a) L’influenza artistico – musicale degli OSCI nell’Italia meridionale.
b) L’arte musicale greca.
c) La musica dell’impero romano.
d) Il Medio Evo.
e) Il periodo angioino – aragonese.
f) Tra il ‘500 e il ‘600
Lello Traisci . Musicista
Articolo Pubblicato su Newsletter N 2 Le Piazze del Sapere – Aislo Campania