Quando l’esperienza dei lager non ci è appartenuta – fisicamente intendo – è terribilmente difficile interrogare chi invece in quell’inferno ci è capitato. Vorrei chiederle: la speranza, in quei giorni, era un sentimento ancora vivo?

Certo, direi sicuramente di sì. Se non avessi avuto speranza oggi non sarei qui davanti a lei. Il nazista che ti impone di lavargli la ciotola dove sono rimasti due cm di marmellata, e non sai se non se ne è accorto o ha avuto un barlume di pietà, quello rappresenta la speranza che, forse, un giorno saremmo tornati a casa. Come la kapò assolutamente priva di umanità alla quale chiedi dov’è tua madre e lei, ridendo, ti indica il fumo che esce dal camino e, ancora ridendo, ti dice: «Eccola là tua madre…».

https://ilmanifesto.it/edith-bruck-la-liberta-di-non-odiare

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