C’è grande polemica e giusta preoccupazione per il lancio delle app di tracciamento individuale contro il Covid-19.
Come al solito però la politica parte dalla coda e mai dalla testa. I nostri data sono già in possesso – aggregati, clusterizzati a seconda dei target di mercato – di grandi oligopoli privati che ne fanno profitti miliardari. Sono già anni che dalle nostre relazioni, i nostri interessi, i nostri like, le nostre condivisioni si genera una ricchezza destinata ai proprietari delle grandi piattaforme che organizzano prodotti di consumo e orientano bisogni immateriali sulla base di dati aggregati. Siamo già dentro un sistema di sorveglianza governato dalle multinazionali dell’industria digitale.

La pandemia ora ci dà l’occasione di aprire un dibattito sulla costruzione di un solido patrimonio pubblico dei data, sulla loro gestione democratica per favorire politiche pubbliche per migliorare la vita dei cittadini. Questo vale per il Coronavirus quanto per i servizi comunali, per il trasporto, l’accesso alla cultura, alla casa, alla rete. Se iniziamo a discutere di questo impianto generale arriveremo anche all’app di tracciamento individuale, non al contrario.
C’è una terra di mezzo tra il governo dei data centralista e autoritario della Repubblica Popolare Cinese e quello privato di Google, Fb ecc.
É possibile trattare in forma pubblica, trasparente e democratica i data mettendoli anche a disposizione di servizi, innovazioni sociali e digitale nei territori. E quindi:
una app di tracciamento senza una gestione trasparente e pubblica è pericolosa per la democrazia? Si. Una app il cui funzionamento e il sistema di raccolta dati non sia esclusivamente legato alle strettissime esigenze sanitarie mettere in pericolo le libertà individuali? Si.

La polemica politica non può essere semplicemente richiamare al fatto che “il Parlamento ne discuta”. Questa dovrebbe essere una necessità procedurale e fondamentale per la democrazia. Dipende come il Parlamento ne discute. Serve una proposta politica che spinga a chiudere con il dominio dei privati delle nostre informazioni e consenta una gestione pubblica decentralizzata e gestita dalle comunità territoriali. Il comune di Barcellona da anni ha già avviato questa sperimentazione sottraendo il dominio della gestione di data e bigdata ai privati e costruendo una fitta rete di infrastrutture pubbliche digitali che sta migliorando nettamente la vita delle cittadine e dei cittadini di Barcellona.

A volte serve semplicemente fare uno sforzo in più, metterci un pò di visione, un pò più lunga della sempre contigentata emergenza del momento.

In generale consiglierei di riprendere questo articolo che alla fine è la cosa più seria scritta fino ad ora.

https://nexa.polito.it/lettera-aperta-app-COVID19?fbclid=IwAR1Fxwy9LGNWaAhEx1IoZRGPszX_4pFat0ROsdMv-vkW5-G2ye6QLbFJP2M

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