Alfabeto per un pianeta da salvare
Elizabeth Kolbert
Illustrato da Wesley Allsbrook
Scienza
Traduzione di Scilla Forti
Neri Pozza Vicenza
2024 (orig. H is for Hope. Climate Change from A to Z, 2023)
Pag. 159 euro 18 (formato più grande)



Pianeta, in biodiverso cambiamento da miliardi di anni; e ora. I cambiamenti
climatici sono refrattari a ogni narrazione,
ma fare il punto su ciò che sta
accadendo è quanto mai necessario: milioni di vite sono in pericolo; e più di un
milione di specie; ci sono decisioni da prendere, anche se non è chiaro chi, di
preciso, le prenderà. Si può partire dalla A, il fisico e chimico svedese Svante
Arrhenius (1859 – 1927) nel 1894-95 sviluppò un modello matematico
sull’origine delle ere glaciali: con sofisticati innumerevoli calcoli a carta e
penna, mostrò valida una sua nuova ipotesi di qualche connessione con le
quantità di anidride carbonica presenti in atmosfera. Almeno in parte aveva
ragione, come è risultato confermato negli ultimi decenni: le ere glaciali sono il
frutto di una complessa interazione di forze, che comprendono sia le
oscillazioni dell’orbita terrestre (vecchia ipotesi) sia le variazioni di CO₂
nell’atmosfera. Qualche anno dopo, nel 1903 Arrhenius avrebbe comunque
preso il Premio Nobel per la Chimica (grazie a tutt’altri studi). Da quando c’è
vita c’è Biodiversità sul pianeta. La B è riferita al Bla, bla, bla denunciato
giustamente dall’attivista Greta Thunberg dopo trent’anni di conferenze
intergovernative dedicate a cercare di prendere atto davvero degli effetti dei
cambiamenti climatici antropici globali e delle conseguenti teoriche azioni per
limitare l’aumento di anidride carbonica nell’atmosfera, senza successo. La C è
di Capitalismo e indica alcune ragioni dei ritardi rispetto agli evidenti pericoli,
non si riesce nemmeno ad approvare la carbon tax, segue Disperazione.

L’ottima giornalista e scrittrice statunitense Elizabeth Kolbert (The Bronx, New
York, 1961) pubblicò nel 2014, oltre dieci anni fa, un documentato saggio di
grande successo mondiale, The Sixth Extinction. In questa recente occasione
sceglie un percorso narrativo diverso: ventisei brevi capitoli consequenziali
come le lettere dell’abbecedario in inglese, la scelta di un ragionamento
coerente con una sequenza alfabetica legata alle lettere inziali degli specifici
titoli. Non si tratta di saggi o schede, originariamente molto era stato scritto
per articoli apparsi sul New Yorker: visite, incontri, storie di personalità o
fenomeni (antichi e moderni) ed esperienze significative; qui, oltretutto,
arricchite da varie toccanti illustrazioni a tutta pagina per ciascuno, opera della
talentuosa creativa disegnatrice (autistica) Wesley Allsbrook. I primi quattro
illustrano la questione decisiva e la preoccupazione crescente. Poi, dalla E in
avanti l’autrice segnala varie notizie di azioni utili e di atteggiamenti positivi, là
per gli Usa e il mondo: Elettrificare tutto; Finanze; Green; Hi-tech; Inflation
Reduction Act; Jobs, jobs, jobs; Kilowatt; Leapfrogging; Matematica;
Narrazioni. Solo che bisogna pure poi tenere punto in debito conto le motivate
Obiezioni: vi è una grande distanza fra i singoli casi e il quadro complessivo,
fra le illusioni e la realtà dei dati. Oggi i combustibili fossili forniscono ancora
l’ottanta per cento circa dell’energia primaria mondiale, in trent’anni l’impiego
complessivo di energia nel mondo è aumentato di quasi due terzi, la crescita
continua comporta lo sfruttamento di risorse finite e supera i “confini”
planetari. Nonostante ci siano cambiamenti straordinari, i progressi nel limitare
le emissioni sono quasi nulli. Le lettere dei successivi capitoli illustrano il
contraddittorio dato di fatto: Polonio dixit; Querelle; Repubblicani; Speranza;
Temperature; Uragani & Co.; Vasta scala; Work in progress; Xenofobia (qui il
tema delle migrazioni forzate); Yo-yo. Fino alla lettera Z, Zero, il racconto delle
visite in auto da Las Vegas alla diga di Hoover dall’estate 2022, 17 generatori
al confine fra Nevada e Arizona. Il bacino del fiume Colorado è stato definito “il
punto zero del cambiamento climatico negli Stati Uniti”, dal 1998 bloccato in
una fase di siccità, le quattro torri di presa della centrale fari nell’aria sul Lago
Mead (anziché sommerse). In fondo una ventina di suggerimenti bibliografici.

***

Il tempo non ha pietà
Franco Foschi
Noir
Todaro Lugano
2024
Pag. 197 euro 16


Bologna, primavera 1980. Modesto Momo Serra è un possente nero, di
incarnato scuro,
nemmeno trentenne, mamma eritrea tigrina morta dandolo
alla luce, cresciuto nell’araba città di Massawa (Massaua) sul Mar Rosso col
genitore militare italiano, ritrasferitisi presto insieme nella “loro” Bolognina
(padre nato a settembre 1910, da cinque anni a Villa dei Fiori vicino
Casalecchio per precoce malattia degenerativa del cervello, demenza senile).
Nella città emiliana ha finito di studiare, per diventare un teppistello, dapprima
poliziotto pubblico un paio d’anni fra le carogne della Ditta (Divisione
Investigazioni Trasversali Territoriali d’Azione), poi arruolatosi mercenario
all’estero, ora investigatore privato ufficiale (locali nella centrale piazza
Roosevelt, con segretaria). Non ha alcun problema a picchiare e uccidere, bello
ed elegante, egoista e insofferente, sciupafemmine individualista,
cronicamente arrabbiato e reattivo, senza mai abbastanza tempo per la
valutazione del rischio, trovando tuttavia sempre il tempo per andare a trovare
il padre, anche più di una volta a settimana. Terra, il maresciallo di polizia suo
rispettoso ex capo, gli offre un caffè e gli chiede di indagare urgentemente per
almeno dodici ore nel quartiere dove vive e conosce tutti: deve essere
successo qualcosa, tanti sono spaventati in questura, l’intera città potrebbe
essere messa a ferro e fuoco, ma nessuno sa perché e come. Fatto sta che
davanti e dentro l’ufficio lo aspettano due neri, li neutralizza crudelmente e
scopre che lo sta cercando L’Albero, Sem Fall, un pezzo di senegalese di due
metri immischiato in ogni sporco affare (strozzinaggio, droga, gioco d’azzardo,
prostituzione). Ci parla e quello gli chiede di ritrovare la scomparsa figlia
19enne Fatou Diallo, forse rapita dalla mafia. Momo chiede aiuto a un giovane
violento rivoluzionario nero, ribollono conflitti e tensioni da ogni parte, già
sopravvivere sarà un problema aperto.

Il competente pediatra ed esperto scrittore bolognese Franco Foschi ambienta
il suo nuovo noir (hard-boiled) nei mitici concitati quartieri multicolori
bolognesi (Cirenaica e Bolognina) fra il movimento studentesco del ’77 e la
strage fascista del 2 agosto 1980. Dopo le sceneggiature e oltre alle
trasmissioni radiofoniche, ha pubblicato ormai una ventina di romanzi e saggi,
un paio con la stessa casa editrice svizzero milanese (nel 2008 e nel 2018, qui
nella bellissima collana gialla, impostata e a lungo diretta dalla grande Tecla
Dozio). La narrazione è in terza varia al passato, molto su Momo, sulle cicatrici
esterne e interne del protagonista; sugli incontri con l’altro sesso, arrapate
conoscenti (di sesso) e splendide amiche (di affetto); e sugli intermezzi delle
periodiche accorate visite (nell’apposita struttura residenziale) al padre, che
continua a scrivere e abbandonare in giro bigliettini con storie di vita e frasi
istruttive, senza logica compiuta (belle, le leggiamo in corsivo). L’avventura è
turbolenta: osserviamo il maresciallo (spesso col buon questore), il pessimo
incallito criminale reticente ma davvero interessato alla figlia, il predicatore
invasato che motiva gli accoliti alla rivolta sociale, i mafiosi dedicati alla
conquista armata di nuovi mercati. Quasi tutti sprizzano brutale violenza, lui dà
e prende sacchi di botte. Il ritmo incalzante lascia poco spazio alla riflessione
introspettiva o alla dimensione sociologica in quegli anni, i colpi di scena sono
continui, il grattacielo di vite perse andrà fatto bruciare fino in cima (o in
fondo). E vari contesti si riconoscono dagli odori. La rabbia non si cova e potrà
ancora accadere di tutto (come noto). La musica dei bar dell’epoca. Whisky,
vodka e birra in gran quantità (certo non vini doc).

***

Il capitale nell’Antropocene
Saitō Kōhei
Traduzione di Alessandro Clementi degli Albizzi
Filosofia della scienza
Einaudi Torino
2024 (orig. 2020)
Pag. 297 euro 19


Mondo. Da un paio di secoli. Noi esseri umani abbiamo mutato in modo
irreparabile la Terra. L’influsso delle nostre attività economiche è talmente
diffuso sull’intera superficie del pianeta che da un punto di vista geologico
siamo entrati in una nuova èra, “Antropocene” (termine coniato dallo
scienziato chimico Paul Crutzen). In particolare, è l’anidride carbonica
nell’atmosfera che ha avuto un’impennata a seguito delle attività dell’uomo,
determinando un grande effetto serra e i cambiamenti climatici
dell’Antropocene. La ragione prima della crisi climatica, la chiave di tutto è solo
ed esclusivamente nel capitalismo, messosi in moto con la rivoluzione
industriale, e c’è un pensatore tedesco che l’ha dissezionato a fondo, Karl
Marx, la cui opera più nota è appunto Il Capitale. Il grande filosofo,
economista, storico, sociologo, politologo, scienziato, scrittore, poeta,
giornalista e politico tedesco (e chi più ne ha, ne metta) Karl Heinrich Marx
(Treviri, 1818 – Londra, 1883) è stato a lungo considerato succube della idea
ottocentesca fautrice del dominio assoluto dell’uomo sulla natura. Il presunto
prometeismo antropocentrico e antiecologico di Marx è divenuto uno stereotipo
diffuso, dato per scontato pure in chi si collocava a sinistra ed era ecologista
nei decenni dagli anni Ottanta in avanti, un po’ ovunque nel mondo. Forse
Marx è stato frainteso, però. Si può osservare una critica ecologica al
capitalismo negli scritti marxiani almeno dal 1844 al 1868, che viene rafforzata
e precisata in modo completo e sistematico attraverso scritti, lettere e appunti
nel quindicennio successivo. Marx ci fornisce una delle più utili impalcature
metodologiche per indagare le crisi ecologiche come contraddizione centrale
dell’attuale sistema storico di produzione e riproduzione sociale.

Il giovane filosofo Saitō Kōhei (Tokyo, 31 gennaio 1987), dopo la laurea nella
capitale giapponese, ha molto diligentemente ricercato in Connecticut e a
Berlino. Nel 2016 ha pubblicato, basandosi anche su manoscritti ed estratti in
parte inediti, la sua tesi di dottorato Nature versus Capital, di cui nel 2017 è
uscita la versione inglese (rivenuta e corretta) e nel 2023 l’edizione italiana.
Nel 2019 ha curato il volume 18 della quarta divisione della Marx-Engels-
Gesamtausgabe (MEGA); ha vinto vari premi in Occidente, nel 2020 quello
della Japan Society for the Promotion of Science; ha poi continuato a lavorare
sui testi originali e cronologici di Marx, insegnando all’università sia in
California che in patria. Ora, attraverso l’economia politica, definisce aggiornati
campi di azione culturale e sociale ribadendo le avvenute letture di scienze
naturali da parte di Marx (pur senza essere divenuto davvero “evoluzionista”,
andrebbe segnalato) e l’intuizione di una regolazione consapevole e sostenibile
del metabolismo fra uomo e natura. Dopo la prefazione molto perplessa sulle
dannose buone intenzioni degli SDGs dell’Onu, i documentati capitoli sono poi
otto (e i paragrafi centinaia, spesso brevissimi, con qualche figura illustrativa):
Cambiamento climatico e modello di vita imperiale (che “trasla” le
contraddizioni); I limiti del modello Keynesiano applicato al clima (considerati i
Planetary Buondaries); La scommessa della decrescita (equa) nel sistema
capitalista (almeno nei tanti paesi ricchi in cui ci sono pochi ricchi); Marx
nell’Antropocene (con l’addio definitivo del primato della produzione e
all’eurocentrismo); Accelerazionismo: una fuga dalla realtà (meglio tecnologie
aperte); La scarsità del capitalismo, l’abbondanza del comunismo (ovvero di
beni comuni condivisi); Il comunismo della decrescita salverà il mondo (ovvero
rivoluzionare il lavoro in cinque punti); La leva della giustizia climatica. Saitō
(cognome) è dettagliato e fa affermazioni sempre nette; prende spunto da
studiosi per disegnare un marxismo e una prospettiva diversi dal tradizionale;
conferma che l’ecologia di Marx non è né deterministica né apocalittica e che
nel XXI secolo vi possono essere punti d’intersezione tra un progetto “rosso” e
quello “verde”, su cui molto insiste. Nel tentativo di andare oltre le riflessioni
espresse con Il Capitale (l’unico volume editato dallo stesso Marx nel 1867; lui
voleva dedicarlo a Darwin, andrebbe aggiunto), l’autore sembra a tratti
sottovalutare la questione delle condizioni materiali riassunta nella famosa
espressione (in parte polemica con Hegel): “Non è la coscienza degli uomini
che determina il loro essere” bensì, al contrario, è il (nostro) “loro essere
sociale che determina la loro coscienza”. Il comunismo storicamente
determinato non è solo quello sovietico ma anche quello cinese (in “vigore”).
Forse in Occidente non è sufficiente la mobilitazione seria, ben motivata e non
violenta del 3,5 per cento delle persone a promuovere grandi cambiamenti per
il 99 per cento e per le società (come sostiene nelle conclusioni, riprendendo il
pur interessante studio di una politologa). Le note bibliografiche sono in fondo
a ogni capitolo, mancano gli indici, sia dei nomi che degli argomenti.

***

Kairos
Jenny Erpenbeck
Traduzione e cura di Ada Vigliani
Sellerio Palermo
2024 (orig. 2021)
Pag. 395 euro 18
Valerio Calzolaio
Berlino, anni Novanta. Ormai Katharina vive col marito a Pittsburgh,
quel giorno compie gli anni. Dalla capitale tedesca Ludwig l’avvisa
che il padre Hans è morto. All’ora del funerale, a distanza suona la
stessa musica: Mozart, Bach, Chopin. Sei mesi dopo le arrivano due
scatoloni, i reperti più recenti risalgono al 1992, i più vecchi al 1986,
quando l’11 luglio s’incontrarono su un bus verso Est, con reciproco
colpo di fulmine. Riapre lettere e diari. Lei era studentessa 19enne
(poi scenografa teatrale), lui scrittore ultracinquantenne, famoso e
dissidente, sposato da trenta con un figlio; lei appena uscita da una
libreria antiquaria, lui diretto al centro culturale ungherese per un
saggio di Lukács. Sono travolti da attrazione, sesso, amore,
dipendenza (lei più fragile), tossicità. “Kairos” è il seducente dio
dell’attimo fortunato e il titolo dell’ultimo splendido intenso romanzo
(in terza e seconda) della grande premiata Jenny Erpenbeck (Berlino
Est, 1967). Tempi di guerra fredda.

***

Per Questi Motivi. Autobiografia criminale di un paese
Giancarlo De Cataldo
Saggio Giustizia
Sem Feltrinelli Milano
2024
Pag. 201 euro 18
Valerio Calzolaio
Italia. Dal Dopoguerra ai giorni nostri. “Per Questi Motivi” (PQM) è la formula
cruciale con la quale i giudici usano concludere la parte motivazionale e inaugurare la
lettura del dispositivo della sentenza, il “verdetto” nella percezione comune, sulla
base della quale qualcuno è colpevole (viene condannato) e qualcun altro è innocente
(viene assolto), titolo scelto dal grande scrittore Giancarlo De Cataldo (Taranto,
1956) per il suo ultimo saggio. L’autore illustra in modo narrativo come vi si arriva,
come lui ha ragionato quando era magistrato (giovane uditore nel 1985, in pensione
dal primo giugno 2022) e come possiamo riflettere a tanti anni di distanza da
determinati fatti, avendoli vissuti “con una partecipazione particolare”, trattati
direttamente o meno poco importa, nove casi e delitti “emblematici”: Chiara
Wanninger, Terry Broome, Wilma Montesi, Pasolini, via Poma, Anni di piombo e
Sinagoga, Labirinti e Sceneggiatura. Conosciamo forse prove e nomi: che uso ne
abbiamo fatto?

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