Ma davvero c’è da sorprendersi per questo voto in Liguria? Certo, alla fine, il centrosinistra ha perso per un niente.

Ma, mi permetto di dire, il dato più importante non mi sembra questo.

Il dato più preoccupante oltre ad una certa assuefazione ad una ‘questione morale’ che, come si vede bene, dilaga ben oltre una politica debole e anzi si potrebbe a ragione dire che dall’economia e dal mercato si diffonde ovunque, come l’ultima inchiesta sui dossieraggi informatici dimostra e dalla quale peraltro emerge che in questo mondo di ricchi e di arricchiti di una borghesia amorale e più ‘prenditrice’ che imprenditrice, si cerca di carpire segreti per avere vantaggi competitivi nei confronti dell’azienda concorrente, per controllare il fratello coerede o per sapere se davvero puoi sposare con tranquillità la donna con cui stai…ecco, il dato più preoccupante è l’esplosione di una crisi democratica condensata nel fatto che a votare oramai va una minoranza dell’elettorato.

Questo dato ci restituisce la condizione di istituzioni sempre meno rappresentative e di una democrazia sempre più esposta ad ogni possibile attacco, aggiramento, ulteriore svuotamento.

E, di converso, ci si presenta il quadro di una società anch’essa più esposta, sfiduciata, privata dei suoi strumenti di partecipazione nei quali non crede più vedendoli sempre più lontani dalla sua condizione di precarietà sociale, di futuro di vita incerto di fronte ad una fabbrica che chiude o nella condizione di un quartiere ridotto a dormitorio degradato: è in questo mare di speranza negata e di rabbia montante che affonda le sue reti una cultura di destra estrema nella quale le due sponde dell’Atlantico vanno unendosi come tendenze e pulsioni.

A vedere bene, lo stesso dominio della ‘guerra’ come strumento ‘politico’ che scalza la politica da ogni ruolo e funzione è specchio di queste stesse dinamiche.

L’allarme non potrebbe essere più grande. Ma reazione adeguata non si vede. A cominciare dalla politica e proprio da quella della sinistra e del centrosinistra. Nessuno si illuda: non c’è una ridotta sicura di partito dietro cui ripararsi se non scegli di misurarti fino in fondo con il bisogno sempre più urgente di un pensiero nuovo, e di una pratica corrispondente, sul mondo. Hai voglia di alzare gli argini, esattamente come nella lotta ai cambiamenti climatici, che non si sta facendo e in Campania massimamente: se non vai alla radice del problema, l’onda di piena si alza sempre di più e travolge ogni cosa.

E alla radice del problema solo la sinistra può andarci perché la destra non ne ha bisogno: agita, strumentalizza, semplifica, cavalca il senso comune di paura e di rabbia. Con effetti devastanti ovviamente.

Solo la sinistra potrebbe elaborare una visione condivisa, capace di mettere in discussione l’origine del tutto che si ritrova in un capitalismo senza regole, senza freni nella ricerca di profitto globale e per il quale travolge ambiente e vite umane: e forse proprio per questo c’è questa sensibilità che non tramonta verso una figura come Enrico Berlinguer, nonostante i suoi tanti e scoloriti eredi politici che vorrebbero ridurlo ad un santino.

E solo la sinistra può porsi il problema di come riancorare  nella società il discorso politico, esattamente lì da dove ha deciso di ritirarsi dagli anni ’90, e riaprendo così una dinamica di speranza che possa gemmare  una stagione di partecipazione, di lotta, di sguardo aperto sul futuro.

Altro che diatribe sui campi, sui veti, sulle leadership, sulle primazie, sui terzi mandati…è il salire di livello e di ambizione il vero antidoto contro tutto questo ed anche per rimettere con i piedi per terra un discorso sulla Campania verso il voto lontano da personalismi, ripicche, rivalse di gruppo o di ceto politico che non interessano altri che i pochi partecipanti.

Ecco il doppio problema per la Campania verso il voto, e verso il futuro. Non solo un governo della cosa pubblica, targato centrosinistra, che ricalca in buona sostanza interessi della parte più forte della società, non distinguendosi in questo dal centrodestra. Ma anche soggettività politiche, a cominciare dal PD, che il tema di come salire di livello non se lo pongono proprio, a Napoli come a Roma tutto sommato.

E rimanendo in questo campo di gioco il più attrezzato rimane l’inquilino di Santa Lucia.

Auguri Campania.

Gianfranco Nappi

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