VI ASPETTIAMO IL 1 OTTOBRE AL CONSIGLIO REGIONALE DELLA CAMPANIA

Troviamo impressionante questa foto che arriva dallo spazio trovata da Alfonso De Nardo e realizzata nella sua ultima missione da Samantha Cristoforetti. Se scorrete l’immagine verso la costa salernitana spicca nella Piana del Sele il colore bianco e non si tratta né neve né di una formazione nuvolosa, come quelle che si vedono sull’Appennino nella foto: è il dilagare incontrollato delle serre che significa allagamenti e dissesto idrogeologico, impermeabilizzazione del suolo, suo impoverimento fino alla desertificazione – e siamo nelle ore ancora drammatiche per quel che sta vivendo di nuovo la Romagna…!- condizioni di lavoro impossibili, concentrazione della ricchezza nelle mani delle filiere globali del cibo.

RIGENERA PROPOSTA DI LEGGE dispone il blocco di tutte le nuove autorizzazioni e l’avvio di un programma di conversione ecologica di quelle esistenti.

IL CONSIGLIO REGIONALE DELLA CAMPANIA DISCUTA SUBITO LA PROPOSTA DI LEGGE DI INIZIATIVA POPOLARE COSI’ COME PREVISTO DALLO STATUTO REGIONALE AL MOMENTO INOPINATAMENTE DISATTESO. https://www.infinitimondi.eu/la-proposta-di-legge/

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2 commenti

  1. Devo dire la verità la situazione della proliferazione incontrollata di serre nella Piana del Sele è arcinota, e non solo agli stakeholders, da più di due decenni. Per lo meno da quando si registrarono nel 2004 diversi casi in tutta Europa di salmonellosi con ricoveri per ingestione di rucola contaminata proveniente dalla Piana del Sele.Fu istituito un tavolo di lavoro tecnico al Ministero della Salute(presenti diverse figure professionali: medici igienisti, veterinari, laureati in agraria, farmacisti, etc.): c’ero anch’io come direttore del servizio.Fu imposta con un impegno notevole da parte dei Servizi Dipartimentsli dell’ASL coinvolti un’intensa e laboriosa attività di controllo che portò a individuare nell’acqua di dilavamento la probabile causa degli inquinamenti. Furono intensificate da parte delle aziende le verifiche sulle acque di lavaggio che entravano nel ciclo produttivo dei prodotti di quarta gamma e non solo.Furono stravolti tutti i piani HACCP. Attualmente ci sono diecine di grosse Aziende(tra queste la Bonduelle) e centinaia di piccole-medie realtà produttive, anche a carattere familiare, che impiegano un gran numero di addetti alla raccolta delle verdure ed insalate ( in prevalenza indiani e pakistani) e qualche migliaio di operaie e operai impegnati nel completamento del lay-out produttivo. Da non sottovalutare la fase di trasporto di prodotti agricoli con shelf-life breve , da poco alleggerita dall’utilizzo degli aerei che partono dall’aeroporto di Pontecagnano. In definitiva
    ci troviamo di fronte ad una florida realtà imprenditoriale(credo la seconda in Italia per la tipologia di prodotti processati). Ritengo sia abbastanza complicato rimettere ora in discussione la presenza delle suddette serre nell’area (oltretutto non distanti da insediamenti bovini e bufalini),in quanto rappresentano oramai una consolidata attività produttiva in un area che offre poche alternative. A mio avviso bisognava, ma qualche decennio fa(oramai siamo fuori tempo massimo!) compiere da parte delle competenti autorità, regionale e (allora) provinciale( operava a quei tempi un attivissimo nostro Assessore all’Agricoltura pro-tempore alla Provincia) una seria attività di programmazione e regolamentazione e non concedere tutto a tutti con criteri discutibili.

    1. Author

      Giancarlo, andiamo per gradi. Intanto non diamo nuove autorizzazioni, e si continuano a dare….Poi elaboriamo un piano di conversione ecologica delle stesse ( via plastica petrolifera…..siepi tra una e l’altra…..Poi controlliamo le effettive condizioni di lavoro….insomma c’è tanto da fare senza eliminarle. Quel che è insostenibile è che ci siau n nucleo di interessi economici molto forti, e molto ‘globalizzati’ che impone un modello produttivo che lascia ben poco al territorio se non dissesto idrogeologico e desertificazione e ricchezza nelle mani di pochi.

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