di Gianfranco Nappi
Il Professor Ernesto Galli Della Loggia nel suo editoriale su Il Corriere della Sera di oggi sottolinea come uno dei pericoli più grandi di questa fase sia quello del crescere delle disuguaglianze e dunque l’esigenza di fronteggiare questo rischio nella scuola e nella formazione, dove un terzo degli studenti non ha accesso alla didattica a distanza; nella Sanità, che vede il Mezzogiorno particolarmente esposto; nelle realtà del lavoro e dei suoi diritti, a cominciare dalla situazione del lavoro nei campi.
Importante questa consapevolezza.
Peccato che ad essa non si accompagnino da parte del Professore almeno indicazioni minime di cose da fare per fronteggiare il pericolo: egli rimanda questi temi alle scelte e alla proposte che il Gruppo di Lavoro Colao dovrà elaborare.
La Montagna del tema sollevato dal Professore alla fine ha partorito il Topolino di Colao…davvero ben poca cosa.
E che si pretenderebbe ora dal Dott. Colao? Forse un programma di riforma della società?
Quel pericolo , che pure lucidamente viene individuato, non si fronteggia se non si esce da una visione distorta della società e dello sviluppo; se non si affondano le mani nella materia viva del come si forma la ricchezza e del come si redistribuisce. E dunque, non ci si misura con esso se non si esprime un giudizio critico sulla forma attuale del capitalismo che tutte quelle disuguaglianze ha esasperato all’ennesima potenza fondandosi sulla massima valorizzazione della rendita finanziaria e sulla creazione di denaro dal denaro; su una concentrazione della ricchezza che non ha precedenti nella storia dell’umanità; sulla estorsione di nuova ricchezza dalle nostre vite attraverso quel capitalismo della sorveglianza animato dalla rivoluzione digitale; sulla alimentazione di un meccanismo di rapina della natura e di signoria irresponsabile dell’uomo nei suoi confronti, radice strutturale peraltro del diffondersi, a ritmi sempre più sostenuti, di virulente pandemie.
Potremmo continuare. Su questo il Professore nulla dice.
E comunque, rimanendo ad un programma minimo, definiamolo così, tutte le cose giuste che il Professore invoca presuppongono, reclamano nuove risorse, nuovi investimenti, risorse pubbliche ingenti che accompagnino quelle private. Che si dice su questo? Nulla. Dove e come reperirle? Nulla. C’è solo la via di nuovi indebitamenti, su cui poi si abbatterebbe la frusta purificatrice delle vestali del bilancio pubblico? Forse che non sarebbe il caso, per far fronte a questa emergenza, di avviare un percorso di distribuzione più equa della ricchezza? Forse che non sarebbe il caso di ‘contributi di solidarietà’ da parte dei segmenti più ricchi della società? Diego Del Rio vi ha fatto timidamente riferimento ma è stato prontamente smentito non solo dall’establishment ma anche dal suo stesso partito… Investire nella scuola, nella sanità pubblica, in una armatura sociale. Assicurare un reddito ad alcuni milioni di persone del nostro paese che sempre di più nei prossimi mesi soffriranno acutamente gli effetti della crisi. Dare di più ai più. Peraltro solo questo consentirà una ripresa economica: se nelle tasche dei più rimane di meno, nessuna ripresa potrà darsi. Ed è un problema solo nazionale o non anche europeo questo? E perchè non potrebbe darsi un grande programma europeo di investimenti incentrato sulla conversione ecologica della produzione e dell’organizzazione delle società rafforzata da un grande sistema di protezione sociale, a cominciare dalla sanità ? In parte garantito da tutti i paesi insieme; in parte realizzato con nuova moneta ( è davvero singolare questa idea che i grandi circuiti finanziari possano costruire indisturbati grattacieli di denaro su denaro e che agli Stati nazionali, all’Europa in questo caso visto che c’è una moneta unica, sia impedito di battere nuova moneta che nel momento in cui venisse utilizzata per questo grande piano di investimenti si tradurrebbe in sviluppo e ricchezza concreta e, scusate se è poco, in benessere e sicurezza ai cittadini ); in parte chiudendo la competizione interna all’Europa in materia fiscale che ha spinto verso il basso redditi e diritti del lavoro; divaricato le diverse aree territoriali; aperto una autostrada a quella asimmetria di potere che vive nella realtà dei grandi gruppi globali del digitale che sanno tutto di noi, noi niente di loro e che accumulano profitti ingenti . Ecco qui , peraltro, un’altra fonte di alimentazione del fabbisogno di investimento sociale di cui c’è bisogno.
E’ dunque l’obiettivo dell’uguaglianza il motore di incivilimento, di giustizia, di benessere. E’ esso il principio ordinatore.
E’ importante dunque la consapevolezza che ambienti democratici come quelli di cui il Professore è espressione , manifestano.
Dovrebbero tradursi in idee articolate, in un movimento, in una consapevolezza diffusa, in una lotta, in forme nuove della politica che sappiano dargli rappresentanza. Dentro la pandemia? Quando se non ora viene da dire.
E qui davvero il Professore c’entra poco. C’entrano le soggettività politiche. Attenzione: in tutte le emergenze che abbiamo vissuto, dalla Seconda Guerra mondiale in qua, il ruolo delle grandi organizzazioni politiche e sociali è stato decisivo. Questa pandemia le coglie in uno dei momenti massimi di crisi. Nessuno si illuda: nulla di buono potrà venirne se nel fuoco di un passaggio del genere non si intravedranno anche le vie di soluzione di questa crisi. La partecipazione consapevole, attiva, in alleanza con la scienza, rimane l’antidoto fondamentale per battere anche le pandemie e per evitare un salto nei processi di disciplinamento e di frantumazione della società.
Se il PD fosse un Partito ( con la P maiuscola), questo sarebbe pane per i suoi denti. E il paese ne avrebbe un gran bisogno!