per chiederlo scrivi a infinitimondirivista@gmail.com
“ …Togliatti lascerà Mosca intorno al 6 marzo. Le pratiche per il rimpatrio erano state avviate da tempo, incontrando difficoltà e ritardi, sia a Mosca che in Italia. Il permesso sarà accordato solo a fine gennaio ’44.[1] Il viaggio durerà una ventina di giorni. In aereo il compagno Ercoli raggiungerà Baku, poi Teheran, quindi Il Cairo dove, il 14 marzo, gli giungerà notizia del riconoscimento sovietico del governo Badoglio. Ad Algeri, dove arriva il 21 marzo, le autorità alleate gli comunicano la difficoltà di ottenere un passaggio aereo e lo autorizzano a proseguire via mare. Togliatti si imbarca sul mercantile britannico Ascania e giungerà a Napoli la sera del 27 marzo.[2]
Napoli gli apparirà in uno scenario ‘apocalittico’, tra i fumi del Vesuvio in eruzione e i disastri bellici: <Già da molte ore, anche prima di arrivare in vista delle coste, una enorme massa di fumo che si addensava sul mare per decine di chilometri annunciava l’Italia e il Vesuvio … Una pioggia di cenere sottile vagava sul golfo, copriva i campi e le strade. Il volto della patria, di nuovo raggiunta dopo diciott’anni d’esilio, aveva qualcosa di apocalittico.>[3]
Ercoli arriverà nella notte in Federazione e si farà riconoscere dai compagni presenti: Salvatore Cacciapuoti, Clemente Maglietta, Maurizio Valenzi.[4] Il 30 e 31 marzo il PCI terrà il primo Consiglio Nazionale delle regioni liberate.[5] L’intervento di Togliatti, definito da Pietro Nenni la ‘bomba Ercoli’,[6] ribaltò la situazione politica dell’Italia liberata.[7] Ma in sostanza fu quanto aveva già affermato più volte e in particolare nella ricordata trasmissione di Radio Milano Libertà del 12 gennaio.
Bisognava porre fine a una situazione che vedeva <da una parte un governo con potere ma senza autorità; dall’altra un movimento popolare che ha autorità senza il potere>. Bisogna perciò <creare un nuovo governo che abbia la simpatia delle masse attraverso l’appoggio dei partiti antifascisti>. E questi debbono non solo accettare il rinvio della questione istituzionale, ma smettere di chiedere l’abdicazione del re. Togliatti non ha alcuna pregiudiziale nemmeno nei confronti di Badoglio. E’ essenziale però che questo governo assicuri <l’unità dei grandi partiti antifascisti> e sia capace di organizzare <un vero e grande sforzo di guerra>.[8]
L’11 aprile 1944 Togliatti presentava ai quadri dell’organizzazione comunista napoletana un ampio rapporto sulla nuova linea adottata dal PCI, passata alla storia come “svolta di Salerno”, nel cui Municipio aveva allora sede il governo Badoglio. Punto di partenza fondamentale è la responsabilità della classe operaia di sollevare la nazione italiana dalla catastrofe in cui è precipitata. <La bandiera degli interessi nazionali, che il fascismo ha trascinato nel fango e tradito, noi la raccogliamo e la facciamo nostra; … oggi non si pone agli operai italiani il problema di fare ciò che è stato fatto in Russia. … Guai se la classe operaia, oggi, non adempisse questa sua funzione nazionale. Guai se gli elementi più decisi della classe operaia si lasciassero isolare. Guai se le forze democratiche si lasciassero dividere.> Il primo grande cambiamento andava fatto riguardo al partito: <Noi non possiamo più essere una piccola, ristretta associazione di propagandisti delle idee generali del comunismo e del marxismo. Dobbiamo essere un grande partito, un partito di massa, il quale attinge dalla classe operaia le sue forze decisive, al quale si accostino gli elementi migliori dell’intellettualità di avanguardia, gli elementi migliori delle classi contadine e quindi abbia in sé tutte le forze e tutte le capacità che sono necessarie per dirigere le grandi masse operaie e lavoratrici nella lotta per liberare e per ricostruire l’Italia. …
[1] P. Spriano, Il compagno Ercoli. Togliatti segretario dell’Internazionale, Editori Riuniti, Roma 1980, pp. 224 s.
[2] A. Agosti, Palmiro Togliatti, Utet, Torino 1996, p. 277. Cfr. pure L. Cortesi, Palmiro Togliatti, la <svolta di Salerno> e l’eredità gramsciana, in <Belfagor>, XXX, 1975/1, PP. 17 sgg.
[3] M. e M. Ferrara, Conversando con Togliatti, Edizioni di Cultura Sociale, Roma 1953, pp. 312 s.
[4] S. Cacciapuoti, Storia di un operaio napoletano, Editori Riuniti, Roma 1972, pp. 130 sgg.
[5] Verbale del primo Consiglio Nazionale del PCI, a cura di M. Valenzi, in <Studi Storici>, 17, 1976/1, pp.193 sgg.
[6] P. Nenni, La bomba Ercoli, in <Avanti!>, edizione romana, 5 aprile 1944.
[7] D. Sassoon, Togliatti e la via italiana al socialismo. Il Pci dal 1944 al 1964, Einaudi, Torino 1980, pp. 25 sgg.
[8] A. Agosti, Togliatti, cit. p. 279.