Sono trascorse ormai due settimane dall’allarme che abbiamo lanciato sulla situazione della gestione delle Sedi e degli Archivi dell’ex PCI-PDS-DS in Campania e soprattutto a Napoli. E ancora una volta, come in tutto l’anno che ha preceduto la pubblicizzazione dei contatti intercorsi, in buona sostanza, la risposta è stata il silenzio.
E’ evidente che si è scelta la strada del muro di gomma: e fa specie da parte di chi, a Roma come a Napoli, ha tra le mani un pezzo della memoria di quella cosa grande che fu il PCI.
Dietro al silenzio ci sono sicuramente imbarazzo, una buona dose di strafottenza e una concezione proprietaria da gestori immobiliari.
La nostra domanda fondamentale a questo punto è: come si può concepire la gestione di un patrimonio, storico, culturale e di spazi fisici così grande e impegnativo, come quello che viene dal PCI senza trasparenza e senza partecipazione? Siamo in presenza di realtà culturali o di propaggini del mercato immobiliare? A chi rispondono gli attuali ‘gestori’?
E gli Archivi, perchè sono ancora congelati a due anni, due anni, dalla loro digitalizzazione?
Non sappiamo come vanno le cose nelle altre Regioni. Quel che vediamo qui in Campania di sicuro non è bello.
E di sicuro il muro di gomma non ci spaventa.
Pensiamo di avanzare domande legittime rivolte idealmente anche a nome di tutte quelle e tutti quelli che quelle sedi hanno lottato per averle, le hanno difese e vorrebbero vederle quanto meno oggi gestite in modo trasparente e aperte ai più ampi usi sociali e culturali.
Domande che abbiamo avanzato in tutti questi lunghi anni, poi le abbiamo messe per iscritto negli ultimi due e ora le abbiamo rese pubbliche: domande senza risposta ancora.
E se non le troveremo nei nostri interlocutori silenti le cercheremo negli strumenti che lo Stato di diritto comunque assicura.
Quel che è certo è che non ci fermeremo.
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