Il Manifesto 17 gennaio 2024
Rigenera, in Campania la legge di iniziativa popolare contro i cambiamenti climatici
CONSUMO DI SUOLO. Oltre 100 tra Associazioni culturali, di volontariato, sociali, sindacali e del mondo del lavoro e singole personalità si sono messe insieme in Campania e hanno dato vita ad una proposta […]
Oltre 100 tra Associazioni culturali, di volontariato, sociali, sindacali e del mondo del lavoro e singole personalità si sono messe insieme in Campania e hanno dato vita ad una proposta organica che interviene su tre capitoli fondamentali della lotta ai cambiamenti climatici:
- stop consumo di suolo e riassesto idrogeologico;
- rilancio fonti rinnovabili per energia pulita e acqua pubblica;
- riorientamento strategico dell’agricoltura per passare dalla produzione intensiva di cibo, energivora e climalterante, a quella sostenibile.
L’idea, proprio su energia pulita e cibo sostenibile, è di realizzare un grande patto tra le aree interne dell’Appennino, la vera polpa di un futuro sostenibile, eppure lontane da ogni attenzione seria e abbandonate ad una condizione di spopolamento, e l’osso fatto di asfalto e cemento da convertire che è la metropoli.
Concentrare in modo nuovo e originale risorse e idee significative in quella parte della Regione e aprire una relazione feconda con la metropoli, primo, naturale e prossimo sbocco per produzioni di grande pregio oggi alla mercé invece in larga misura delle catene globali di produzione del cibo e, insieme, utilizzare tutto il di più di energia pulita che dal sole e dal vento si può produrre prioritariamente per le stesse comunità dell’Appennino e per le fasce sociali più esposte della città in una relazione non ‘coloniale’ e lontana dalle logiche estrattive.
Questi obiettivi sono contenuti nella Proposta di Legge di Iniziativa Popolare Regionale RIGENERA , prima esperienza del genere nel nostro paese, elaborata in un percorso partecipato di Laboratori di scrittura che hanno toccato tutte le aree della Campania e sabato mattina 20 gennaio parte la sfida con l’avvio della raccolta delle 10.000 firme necessarie alla sua presentazione.
Con una idea di fondo: nella lotta ai cambiamenti climatici serve una radicale strategia di conversione ecologica di economia, società, organizzazione delle città.
E questo è ancora più indispensabile in una regione come la Campania, con i suoli livelli di inquinamento dell’aria, di dissesto idrogeologico, di stato penoso di tanti corsi d’acqua e di tratti di costa, di consumo dissennato di suolo che non accenna a diminuire, ancor di più con la legge urbanistica oggi all’esame del Consiglio Regionale e nella quale è facile rintracciare una logica ed una visione dello sviluppo che lega molto, ancora una volta, proprio a cemento e asfalto e ai potenti interessi che lì si concentrano.
Quel che serve invece è un vero e proprio mutamento di paradigma.
E insisto: conversione più che transizione e resilienza, parole fin troppo abusate. Entrambe, transizione e resilienza, fanno più riferimento ad una azione ‘passiva’, difensiva di adattamento, di mera mitigazione, di ‘passaggio’ non si capisce poi bene verso dove e come.
E neanche troppo nascosta, con la transizione c’è l’idea di continuare a produrre e consumare (e scartare), sempre di più. Il termine più giusto invece è proprio conversione perché di questo si tratta: mutare, cambiare nel profondo logiche e pratiche che non reggono alla prova della crisi climatica che colpisce ovunque ma sicuramente in misura maggiore i settori più esposti della società.
E poi, certo che servono in questo quadro anche misure di adattamento e di mitigazione, urgentissime perfino a cui non si presta l’attenzione necessaria: a cominciare dal verde nelle città, dalla sua diffusione e dalla sua cura.
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La Repubblica Napoli 20 gennaio 2024
Gianfranco Nappi
Oggi parte una sfida importante con l’avvio della raccolta delle 10.000 firme necessarie alla presentazione della Proposta di Legge di Iniziativa Popolare Regionale RIGENERA per affermare l’idea di fondo che nella lotta ai cambiamenti climatici serve una radicale strategia di conversione ecologica di economia, società, organizzazione delle città. E che questo è ancora più indispensabile in una regione come la Campania, con i suoli livelli di inquinamento dell’aria, di dissesto idrogeologico, di stato penoso di tanti corsi d’acqua e di tratti di costa, di consumo dissennato di suolo che non accenna a diminuire, ancor di più con la legge urbanistica all’esame del Consiglio Regionale.
Oltre 100 tra Associazioni culturali, di volontariato, sociali, sindacali e del mondo del lavoro e singole personalità si sono messe insieme e hanno dato vita ad una proposta organica che interviene su tre capitoli fondamentali: stop consumo di suolo e riassesto idrogeologico; rilancio fonti rinnovabili per energia pulita e acqua pubblica; riorientamento strategico dall’agricoltura per passare dalla produzione intensiva di cibo, strafinanziata e strasostenuta seppur strainquinante ed energivora, a quella sostenibile con l’idea, proprio su energia pulita e cibo sostenibile, di realizzare un grande patto tra le aree interne, la vera polpa di un futuro sostenibile, eppure lontane da ogni attenzione seria e abbandonate ad una condizione di spopolamento, e l’osso fatto di asfalto e cemento da convertire che è la metropoli: concentrare in modo nuovo e originale risorse e idee significative in quella parte della Regione e aprire una relazione feconda con la metropoli, primo, naturale e prossimo sbocco per produzioni di grande pregio oggi alla mercè invece in larga misura delle catene globali di produzione del cibo e, insieme, utilizzare tutto il di più di energia pulita che dal sole e dal vento si può produrre prioritariamente per le comunità dell’Appennino e per le fasce sociali più esposte della città in una relazione non ‘coloniale’ e lontana dalle logiche estrattive.
Un vero e proprio mutamento di paradigma.
E insisto: conversione più che transizione e resilienza, parole fin troppo abusate. Entrambe, transizione e resilienza, fanno più riferimento ad una azione ‘passiva’, difensiva di adattamento, di mera mitigazione, di ‘passaggio’ non si capisce poi bene verso dove e come. Il termine più giusto invece è proprio conversione perché di questo si tratta: mutare, cambiare nel profondo logiche e pratiche che non reggono alla prova della crisi climatica che colpisce ovunque ma sicuramente in misura maggiore i settori più esposti della società. E poi, certo che servono in questo quadro anche misure di adattamento e di mitigazione, urgentissime perfino a cui non si presta l’attenzione necessaria: a cominciare dal verde nelle città, dalla sua diffusione e dalla sua cura.
Un’area verde all’interno di una città significa 4-5 perfino 6 gradi in meno di temperatura, oltre ad un’aria più pulita da respirare: lo sanno bene i nostri anziani per i quali in diversi mesi dell’anno piazze e strade diventano luoghi proibitivi della loro città spingendoli ancor di più nell’isolamento di case il più delle volte non fresche. E quanto c’è da cambiare anche dal punto di vista della tutela: è preferibile che un bel verde faccia da cornice a piazze e strade anche storiche, a tetti, con il placet delle Sovrintendenze o è meglio che si mantengano puristici stili conservativi per spazi che esposti così alle crescenti isole e bombe di calore diverranno inabitabili e infrequentabili, anche per i tanto ricercati turisti, per sempre maggiori mesi all’anno? Ci volle la svolta di Bassolino per liberare Piazza Plebiscito dalle auto: sembrava inimmaginabile all’epoca. Oggi chi rinuncerebbe a quella Piazza per rifarne un parcheggio? E se ora dovessimo ri-progettare le nostre Piazze, anche quella, anche Piazza Municipio e tutte le altre come parte di un unico grande polmone verde della città? Provocazione? Forse. Certo, se il verde diventa invece un guaio da manutenere di cui è meglio esternalizzare la gestione privatizzandone il valore, beh allora c’è davvero poco da discutere.
Il 20 si apre davvero una bella e positiva sfida. Sulle idee e sulle cose. E si vedrà anche se e come la politica saprà e vorrà rispondere su un terreno dove i margini per la propaganda sono esauriti.
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La Repubblica Napoli 21 gennaio 2024
Massimo Villone cita rigenera come esempio di rilancio della partecipazione
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21 gennaio 2024 RAI
Il servizio della TGR sull’avvio della Campagna di raccolta delle firme
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Canale 9 ospita Maria Luisa Faella
https://www.facebook.com/watch/?v=1310640069617480
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IL VIDEO DEL COLLEGAMENTO DELLE PIAZZE DELLA RACCOLTA DI SABATO 20 GENNAIO https://www.facebook.com/bimestrale/videos/893888108893775
E FIRME AL MASCHIO ANGIOINO con tanti interventi tra cui Vincenzo Maio Segretario Regionale Fillea-Cgil e tante firme raccolte.
Il buon tempo si vede dal mattino: vale anche per ier perché nonostante la mattinata difficile , per pioggia vento e freddo inusuale a Napoli , è stato caloroso e certamente fertile il vostro impegno che ha dato ufficialmente inizio al percorso di RIGENERA CAMPANIA, non.facile ma necessario per gli obiettivi che si pone e che tenacemente saranno raggiunti. AD MAIORA sempre più.