Oggi, 23 Aprile, settanta anni fa, Adriano Olivetti inaugurava lo stabilimento di Pozzuoli.

Olivetti, come straordinariamente ha testimoniato con le sue opere e con tratto indelebile ha spiegato nei suoi scritti, immaginava un progetto che riguardava la società e la sua organizzazione e che, partendo dall’opera degli urbanisti, collegava in armonico rapporto uomo e ambiente, per favorire la comunità e rendere felici le persone.
La sua concreta utopia comprendeva il riscatto del Mezzogiorno, da lui ritenuto il banco di prova della democrazia italiana. Il suo impegno meridionalista trovò concretizzazione a Matera con l’esperimento dei borghi rurali e a Pozzuoli con l’insediamento produttivo.

Avvertiva la propria missione come un mezzo per far avanzare la sua visione della società.
“Noi sogniamo una Comunità libera, ove la dimora dell’uomo non sia in conflitto né con la natura, né con la bellezza, e ove ognuno possa andare incontro con gioia al suo lavoro e alla sua missione.

Perciò, parlando ai lavoratori dell’opificio di Pozzuoli quel 23 Aprile del 1955, pose a tutti le domande alle quali lui aveva già dato risposta.
“Può l’industria darsi dei fini? Si trovano questi semplicemente nell’indice dei profitti?
Non vi è al di là del ritmo apparente qualcosa di più affascinante, una destinazione, una vocazione anche della vita della fabbrica?”


E quale sito più ideale dell’ ammirevole città di Pozzuoli e i suoi incomparabili dintorni per iniziare a rendere realtà una visione?
“Così, di fronte al golfo più singolare del mondo, questa fabbrica si è elevata, nell’idea dell’architetto, in rispetto della bellezza dei luoghi e affinché la bellezza fosse di conforto nel lavoro di ogni giorno.”

Adriano Olivetti aveva commissionato anni prima lo studio di un piano urbanistico regionale e conosceva bene la Campania e in particolare i Campi Flegrei. Nel 1951 diede l’incarico a Luigi Cosenza di realizzare uno stabilimento nel territorio flegreo per il quale, assieme a Cosenza, operarono Pietro Porcinai per la sistemazione delle aree verdi e Marcello Nizzoli per lo studio dei colori.
Ma la fabbrica di Pozzuoli e gli eventi che l’hanno successivamente accompagnata rimangono a testimoniare il dramma di allora e le speranze frustrate di quel proletariato che popolava i luoghi all’epoca dell’insediamento, e certificano l’isolamento in cui il tentativo di Olivetti venne -quasi ineluttabilmente – sospinto e il suo sogno utopico avviato ad affievolirsi fino a svanire.
Adriano Olivetti, straordinario intellettuale e imprenditore, visionario realizzatore, fu tra i pochi, se non l’unico, che negli anni in cui tutto o quasi sembrava possibile, ebbe l’intelligenza, la preveggenza e la sensibilità sociale e politica di credere che, per ridurre il divario secolare tra nord e sud, fosse necessario impegnarsi per la trasformazione del Mezzogiorno d’Italia.
Di fatto, però, l’intero programma di Olivetti a favore del Mezzogiorno si realizzò in una condizione di isolamento e affondò in un mare di speranze deluse.

Oggi, in presenza di eventi naturali che impongono attenzione adeguata anche ai distratti, nella perentorietà di decisioni che vanno prese auspicabilmente con visione lungimirante, sarebbe già un risultato notevole se questa ricorrenza potesse costituire lo stimolo per riflettere su quel programma svanito e l’occasione per delinearne un altro, realizzabile.
Non ci sarà spazio per una celebrazione, nulla forse è previsto, ma almeno una riflessione questa data la meriterebbe.

Agostino Cappuccio

le foto sono dall’Archivio Luigi Cosenza e parte dello Speciale Infinitimondi 38/2025 a lui dedicato



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