Quando pensammo il primo numero di Infinitimondi, il numero 0, agli inizi del 2017, dopo la Laudato SI, ci venne naturale aprirlo con una riflessione a più voci sul Papato di Francesco ( peraltro quel numero è ad accesso libero sul nostro sito : https://www.infinitimondi.eu/archivio/riviste/IM0.pdf ).

Ci sembrava infatti di cogliere nel suo impegno da poco iniziato una forza, una radicalità di ricollocazione della Chiesa nel profondo delle contraddizioni del proprio tempo, che interrogavano direttamente anche una cultura laica.

E infatti poi siamo ancora tornati su di lui in occasione dell’Enciclica Fratelli tutti con Infinitimondi 17/2021 ( per l’indice: https://www.infinitimondi.eu/archivio/riviste/IM17I.pdf ), e una bellissima controcopertina originale che ci ha regalato allora Franco Bevilacqua .

Al di fuori di una non più sostenibile eurocentricità, come ha ben colto Massimo Cacciari: primo Papa proveniente da una fine del mondo che esprime nuove soggettività e reclama spazi nuovi, ma anche segno di una incapacità e di una aperta crisi dei vecchi centri del mondo.

E così lui, uomo pienamente del suo tempo, si è eretto come argine nei confronti delle derive conseguenti alla affermazione – sempre più indiscussa, sempre più dilagante ma anche sempre più insanabilmente contraddittoria – della religione del denaro, dello scarto degli uomini e della natura, dello sfruttamento degli uni e dell’altra posto a base della oscenità delle più grandi concentrazioni di ricchezza e di potere.

E così, spesso solitariamente anche nella sua Chiesa ma anche alimentando una speranza grande dentro la sua Chiesa come fuori, si è eretto nel suo impegno evangelico per la pace e il disarmo, contro la povertà ( con la richiesta forte della cancellazione del debito per i paesi del Sud del mondo ), per la salvaguardia della Terra Madre, quasi straniero in un mondo dominato invece da quell’altra religione: e in questo senso, in qualche modo, fuori dal mondo. Come, in parte, fuori dal mondo, deve essere chiunque miri, appunto, ad un’altra realtà di giustizia e di umanità, non solo nell’al di là ma anche nella sua dimensione storica.

Un Rivoluzionario al tempo della Restaurazione.

E allora, c’è poco da girarci intorno: la sua scomparsa tinge ancor di più di tragico questo tempo già così difficile.

Gianfranco Nappi

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