Se n’è andato anche Franco Calvanese, nella sua casa di Torrione a Salerno, dove ha vissuto gli ultimi anni combattendo contro l’avanzare implacabile della malattia. È stato un dirigente politico, Franco, ma soprattutto uno studioso delle marginalità appassionato e rigoroso. Tutte le marginalità. I migranti, ai quali con Enrico Pugliese ha dedicato ricerche e studi fondamentali. Ma anche i vecchi e i nuovi poveri. Quelli stritolati dalla centrifuga impazzita della società della concorrenza spietata e amorale. I senza casa. I senza reddito. I senza niente.
Nel metodo dei suoi studi sociologici c’erano ascendenze nobili: la ricerca dei primissimi operaisti, il sinallagma necessario tra analisi sociale e risposta politica, l’indagine sul campo che, mettendo a nudo le contraddizioni dello sviluppo diseguale fonte di drammatiche disparità, diventa naturaliter strumento di conoscenza e arma di lotta civile a disposizione delle masse.
L’impegno politico a Salerno (alla cui Università ha dedicato gli anni più belli), iniziato col Manifesto, poi nel gruppo dei fondatori di Avanguardia Operaia, prima dell’ingresso nel Pci.
Aveva, Franco, un aspetto burbero; grande e grosso, il barbone d’ordinanza lasciato crescere senza cura. Incuteva soggezione e un po’ di timore, ma poi apriva bocca e si disvelava una bonomia tenera e ironica.
Consigliere comunale a Salerno tra il 1985 e il 1990, approdò in Parlamento nel 1994, coi Progressisti, in quota Rifondazione Comunista cui aveva aderito non condividendo la svolta della Bolognina. Nel 1995, abbandonò il Prc per fondare il Movimento dei Comunisti Unitari.
Finita l’esperienza parlamentare, tornò alle sue ricerche, all’insegnamento universitario. Ai suoi ultimi, che ha continuato a studiare con un amore perfino più forte della passione civile, soprattutto quando le vuote formule ideologiche non dicevano più niente e c’era da affrontare un nemico che proprio sul declino delle idee otto e novecentesche di riscatto e emancipazione degli umili aveva costruito la propria, di ideologia. Prevaricatrice, violenta, escludente, autoritaria.
Ci mancherà, Franco, perché era uno capace di costruire argini robusti a tutto ciò.
Gli sia lieve la terra.
Massimiliano Amato