E’ stato un grave errore da parte del PSE votare a favore del piano di Riarmo della VDL .
Il Riarmo in Europa, a partire da quello Tedesco, è stato fin dagli anni 50 un tema che ha diviso i conservatori e i progressisti i quali vi vedevano il riemergere di pulsioni revansciste miranti a capovolgere gli esiti della seconda guerra mondiale. Non si trattava allora e non si tratta ora, di una generica propensione per la pace o addirittura di un generico pacifismo da parte progressista, ma di una visione politica tesa a creare un clima di distensione fra est ed ovest come base per lo sviluppo pacifico del continente. E’ stata parte di questa visione anche la spinta alla costruzione di rapporti commerciali con il blocco di paesi dell’est e della stessa Unione Sovietica. La socialdemocrazia tedesca, superando forti resistenze al suo interno sotto la guida di Willy Brandt, già sindaco di Berlino, riuscì così a elaborare la sua Ostpolitik vale a dire una apertura ad est, non basata sul confronto militare ma sulla distensione e il disgelo dei blocchi, malgrado il Muro eretto nel 61. Non fu semplice giungere a questo approdo. La dottrina di politica estera occidentale proveniente dagli USA era basata sul “Rovesciamento” della URSS ,“ROLL BACK” del Segretario di Stato John Foster Dulles(!953). Tale dottrina aveva non pochi adepti in Eu e nel Regno Unito. In Italia l’organizzazione GLADIO era figlia di questa visione ed è stata operativa per molti decenni. L’affermazione della Ostpolitik è stata una grande conquista ed affermazione della sinistra europea nella quale sempre si è riconosciuto lo stesso PCI prima e dopo la svolta atlantista di Berlinguer del 76 e la gran parte della stessa Democrazia Cristiana. Non è un caso che la Fiat abbia costruito una grande fabbrica a Togliattigrad nel 1970 e cioè dopo i fatti di Ungheria del 56 e dopo quelli di Praga del 68. Il filo del dialogo e della apertura in Europa non è mai venuto meno perché sempre è prevalso il rifiuto di un confronto armato con la Russia(URSS), sul nostro continente, avendo memoria della seconda guerra mondiale.
Ho fatto questa breve e sommaria ricostruzione storico politica per evidenziare quanto sia cambiato il pensiero politico della sinistra europea e quanto sia cambiata la posizione e la visione continentale della UE e per chiedere se l’una e l’altra siano giustificate alla luce del mutamento avvenuto in EU dopo il crollo del Muro di Berlino nell’89 e la scomparsa dell’URSS nel 91. La mia opinione è che tali cambiamenti,l’89,il 91, pur di portata epocale, non siano stati tali da giustificare il mutamento di postura della UNIONE EUROPEA in modo cosi marcato negli ultimi anni fino al punto di affermare, come fa la VDL che la Russia è “una minaccia esistenziale alla nostra sicurezza” o che bisogna preparare “una economia di guerra” e che “la pace non può più essere data per scontata nel vecchio continente e che la pace si mantiene con la forza”. Affermazioni gravi che danno per scontato che la Russia voglia aggredire la Germania, la Francia, l’Italia ecc. E’ certamente vero che l’aggressione Russa all’Ucraina è un fatto di una gravità eccezionale ma non si può oscurare che in quel Paese era in atto da anni una gravissima guerra civile che la Ue e i garanti europei degli accordi di Minsk non sono riusciti a risolvere. Nè si può sottovalutare il fatto che quella guerra è anche il frutto di una irrisolta questione di squilibri geopolitici derivanti dal crollo del comunismo e dell’URSS. Per tutte queste ragioni la via delle armi, da sola e in via esclusiva, non è una risposta e la posizione del PSE favorevole al piano di riarmo è profondamente sbagliata. Essa ci riporta agli anni 50 al clima di quegli anni,(non a caso VDL ha citato il De Gasperi del 1951) un ritorno che non ha alcun presupposto fondato, che straccia il Manifesto di Ventotene la cui utopia positiva era nel “pacifismo attivo”(politiche costruttrici di pace). Viene archiviata e minata alla radice tutta la storia dell’SPD e della sinistra europea, la dottrina di politica estera del popolarismo cattolico e della DC tedesca degli ultimi decenni e perfino il pensiero democratico americano che dopo la crisi dei missili a Cuba aveva intrapreso con decisione la via della coesistenza pacifica nel rispetto del principio di non ingerenza.
Non ha senso, se questa è la portata della questione, affermare, che il voto di astensione in Parlamento EU ci allontana da una prospettiva di governo e ci isola dentro il PSE, perché, invece, proprio questa linea di riarmo isola e allontana il PSE e la stessa UE dal sentimento popolare profondo. Ma siamo poi sicuri che nel PSE le attuali posizioni, che non tengono in alcun conto il percorso negoziale aperto in Ucraina e che sembrano addirittura contrarie alla conclusione della guerra, non vengano corrette? La posizione del Pd, da questo punto di vista, è uno stimolo in questo senso. L’indirizzo politico della UE è obiettivamente una esplicita riserva sul negoziato faticosamente in corso; dà per scontato che la Nato voglia scaricare la UE, e che gli USA vogliano fare lo stesso. Non c’è evidenza fattuale, giuridica e diplomatica di tutto ciò al di là della brutalità della attuale presidenza americana e della assurda questione dei dazi. C’è invece evidenza del fatto che la visione politica della attuale amministrazione USA sul conflitto in Ucraina è diversa e perfino contrapposta alla UE. Lo stesso è in relazione alla via per fare cessare la guerra e, perfino, se sia giusto fermare la guerra. Questo è un contrasto vero, esplicito, dichiarato, ma i fatti si sono incaricati di dimostrare la imprudenza della linea UE quasi esclusivamente affidata alle armi. L’Europa e i suoi Governi, che hanno fatto valutazioni sbagliate anche sul piano militare, si sono trovate del tutto esposte davanti all’ iniziativa negoziale americana. Il piano di riarmo della VDL è, da questo punto di vista, una perseveranza nell’errore che non vuole tenere conto dei dati della realtà e che perciò è insieme velleitario e pericoloso dato che prefigura una deterrenza EU ,senza, o, addirittura,, “contro” gli USA e la stessa Nato. Ma, ammesso che tale riarmo sia fattibile e superi nella sua attuazione limiti giuridico costituzionali, finanziari e politici, perché non ci chiediamo cosa sarebbe della Germania riarmata nelle mani di un governo a guida AFD,e che dire del fronte del baltico e della Polonia? E come dovrebbe cambiare il volto generale dei nostri Paesi per essere all’altezza di un confronto militare con una potenza nucleare? Nè la Francia né il Regno Unito sarebbero in grado di costituire una deterrenza vera. Non è una strada realistica; è molto più realistico che la Ue, cambiando postura, entri a pieno titolo nel negoziato Russia-USA perché in quel negoziato e nel suo esito positivo sta la sua condizione di sicurezza e la sua vera deterrenza politica a lungo termine piuttosto che la fumosa e velleitaria deterrenza solitaria armata.
Come si vede dunque la questione è ben più profonda di un test di “credibilità” o di “affidabilità” del PD e della sua funzione di governo. E’ proprio vero il contrario. Agli occhi della stragrande maggioranza del popolo italiano e delle popolazioni europee la politica di riarmo che consideri plausibile una guerra contro la Russia, una guerra che si combatterebbe inevitabilmente nelle nostre città e sulle nostre case è una ipotesi talmente tragica che non può essere “data” nemmeno solo nel pensiero. Ogni scelta che includa la possibilità di una guerra nella nostra Europa è folle e va combattuta. Questa eventualità va bandita. Fa bene dunque il PD ad affrontare quanto avvenuto a Strasburgo in modo risoluto. Non è in discussione la “forma” che pure ha un peso in questo caso, ma un chiarimento di fondo sulle politiche europee e globali è indispensabile, che pur tenga conto di nostri obblighi internazionali di difesa in ambito Nato. Occorre istruire una discussione ampia per giungere ad una nuova elaborazione di politica estera che corregga in modo compiuto un indirizzo politico culturale che ha tarpato le ali al pensiero democratico e alla sua iniziativa internazionale, un pensiero che ha confuso l’affermazione della democrazia nel mondo e la giusta lotta per la sua affermazione con l’interventismo-idealismo anche armato in dispregio del principio di coesistenza pacifica e del principio di non ingerenza.
Noi possiamo dare un contributo importante dall’Italia forti di una dottrina e di una prassi diplomatica che per parecchi decenni nel dopoguerra ha fatto del nostro Paese un fattore di equilibrio nel Mediterraneo e nel rapporto est-ovest.
Arturo Marzano