È notte sul confine
Pietro Spirito
Noir
Guanda Milano
2025
Pag. 252 euro 18

Trieste. 1970, da fine agosto. Lo stempiato 42enne Ettore Salassi, occhiali
spessi da miope alla Stagno, baffi imponenti alla Bronson, è un bravo esperto
cronista del quotidiano locale, lontanissimo passato di estrema destra, un
presente di ladro di libri a seguito di occasionali impulsi emotivi e di
collaborazione con i servizi segreti a seguito di regolare arruolamento. Questa
volta il tarchiato pelato colonnello 50enne gli offre l’esclusiva sull’identità del
cadavere da poco ritrovato ed estratto dal mare, poi gli consegna la relativa
cartellina: il 21enne originario di Palermo Settimo Santo lavorava per i servizi,
si trovava in missione per il Sid, infiltrato come militare di leva a Saluzzo,
caporale furiere (dietro una scrivania), con il compito di tenere d’occhio “certi”
movimenti nel Nordest, siamo alla vigilia del golpe Borghese. Il giornalista può
fare un grande scoop, deve però sviare l’attenzione verso una possibile
questione di droga, avrebbero lasciato trovare ai carabinieri nell’armadietto del
ragazzo in camerata tre o quattro bustine di eroina, e successivamente
scrivere un altro pezzo sull’attività di un circolo sportivo di arti marziali (senza
far capire la realtà che si tratta di un covo di fascisti, forse implicato in un
traffico d’armi). Salassi è diligente e segue via via le istruzioni. Vive solo, beve
molto cognac, fa coppia in redazione con il donnaiolo di sinistra Max Pastini, ha
episodiche relazioni sentimentali ed è abbastanza infatuato della bella nipote
della portinaia, la 33enne impiegata di banca Maja Kralj, forse una spia
slovena, cui inizia a regalare alcuni libri di poesie (rubati). Il fatto è che il
colonnello gli dà una pistola, qualcuno tenta di aggredirlo e pestarlo, scompare
pure un pescatore che aveva intervistato; passano settimane e mesi di
misteriosi intrighi e preparativi criminali; depistaggi e violenze sono invadenti
in quell’ecosistema sociale, linguistico e culturale di confine.
Il giornalista e scrittore triestino Pietro Spirito (Caserta, 1961) lavora alle
pagine culturali del Piccolo e racconta variamente da un quarto di secolo:
romanzi, saggi, opere teatrali, film documentari, programmi radiofonici.
L’incipit del bel noir è un episodio militare sospetto e preoccupante: durante
un’esercitazione di pattugliamento notturno sull’altopiano carsico (da cui il
titolo), la squadra guidata dal sergente Skorpion era stata intercettata e
disarmata dai graniciari jugoslavi. Quella terra di confine risultava intrisa di
sangue, due guerre mondiali l’avevano stremata lasciando memorie di scontri,
fughe, combattimenti, sentimenti d’odio e di separazioni (considerate più o
meno eque e fluide), votati a bagnare di sangue amaro ogni ciuffo d’erba, ogni
sasso, ogni anfratto. La narrazione è in terza (quasi) fissa sul giornalista. A fine
1970 sempre più incombe il piano del colpo di Stato promosso da Junio Valerio
Borghese, ex comandante della Decima Mas (speciale reparto della Marina
militare divenuto feroce strumento fascista alla fine della seconda guerra
mondiale) per sovvertire il governo costituzionale democratico in Italia.
Frequenti i riferimenti al terribile campo di concentramento fascista italiano per
slavi (e per gli ebrei non deportati) sull’isola carcere di Arbe dal luglio 1942 al
settembre 1943. Vari liquori, ma due bottiglie di Sauvignon per la cena in cui il
colonnello racconta di essere stato alunno del padre di Salassi dal 1936 al 1939
al liceo Oberdan di Trieste (i cui luoghi e quartieri di oltre mezzo secolo fa sono
spesso ricostruiti). Quando il giornalista e Maja s’abbandonano a confidenze
mettono sul piatto Get Up I Feel Being a Sex Machine di James Brown.
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Storia minima d’Europa. Dal Neolitico a oggi
Andrea Zannini
Storia
Il Mulino Bologna
2025 (3° edizione, 1° 2015, 2° 2019)
Pag. 367 euro 28
Dalle nostre parti e da millenni, in vario modo. Vi è poco accordo tra gli
studiosi sull’etimologia della parola Europa; non meno labirintico appare lo
sviluppo della nozione geografica (pur con qualche basilare riferimento fisico);
il concetto appare eminentemente storico ovvero comprensibile solo in quanto
si modifica con il tempo, ha da tempo a sud il Mediterraneo, l’Atlantico a ovest,
l’Artico a nord e comprende a est un territorio fin oltre gli Urali e fin oltre
Creta. Il meccanismo che ha maggiormente contribuito alla sua formazione è la
contrapposizione etnografica. L’idea di un gruppo di ecosistemi e popoli con
caratteristiche comuni si fa strada a partire quasi dall’inizio del Medioevo, sia il
mondo greco che quello romano erano imperi mediterranei piuttosto che
europei. Certo, un’Europa originaria, autentica e pura non è mai esistita: lo
spazio europeo è sempre stato un luogo di ibridazioni, interazioni, contrasti.
D’altronde non avrebbe potuto essere altrimenti, considerando come non
esistano confini fisici a delimitarlo. La storia delle radici prime dell’Europa è un
complesso intreccio di lente trasformazioni interne e di veloci fughe in avanti,
di impercettibili modificazioni strutturali e di catastrofi improvvise (più o meno
“naturali”). Se si cerca di ricostruire e narrare un compendio di fatti e di idee di
ogni tipo (politico, religioso, militare, pacifico, serio, romantico, vicino, lontano,
tragico, comico, significativo o irrilevante) si corre il rischio di far diventare la
storia europea “tutto quello che gli storici vogliono che sia” (Alan John Percival
Taylor, 1986). Gli storici (come lui, 1906 – 1990), o i dirigenti politici o i
rappresentanti istituzionali, possono correrlo, si sa, tuttavia soprattutto gli
storici possono forse contribuire anche a ridurre confusione e ideologie.
L’esperto efficace storico Andrea Zannini (Mestre, 1961) tiene da una ventina
d’anni un corso di Storia dell’Europa all’università di Udine. Quando cominciò la
costruzione dell’unità europea sembrava procedere a vele spiegate, tra la
necessità di numerosi paesi usciti dall’esperienza del blocco sovietico di
ancorarsi a un multiforme progetto di democrazia liberale e lo spettro del
fondamentalismo religioso jihadista materializzatosi nell’attacco alle Torri
gemelle dell’11 settembre 2001.
Da allora molto è cambiato, dentro e fuori i paesi dell’Unione, ancor di più sta cambiando negli ultimi anni e in questo 2025. Siamo alla terza aggiornata e integrata edizione del volume uscito nel 2015. I capitoli sono venti, il primo approfondisce la storia del concetto, geografico o culturale di Europa, e parte dalle definizioni, innanzitutto quelle di continente (inadeguata a capire bene, da noi e nel pianeta Terra) e di eurocentrismo (ideologizzato solo attraverso una serie di precocità e successi). Il secondo capitolo è dedicato alle radici più remote (dall’Africa, con il Neandertal primo vero “europeo”), alla transizione neolitica (dalla Mezzaluna Fertile, con la lenta innovazione stanziale) e alla decisiva storia linguistica (l’inesausta ricerca dell’indoeuropeo, il caso di Creta) che testimonia la ricchezza e al contempo la diversità interna del percorso storico europeo. I successivi capitoli, con accorta selezione di passaggi, personaggi e fatti storicamente rilevanti, sono abbastanza cronologicamente dedicati a: Il mondo antico (greco e romano); La formazione dell’Europa cristiana; Maometto e Carlomagno; L’Europa dei castelli; L’Europa delle città; L’Europa fuori d’Europa; L’età delle religioni armate; le metamorfosi dello stato; Il miracolo europeo; L’età delle rivoluzioni; L’Europa dei diritti; L’Europa delle nazioni; L’età del progresso; L’Europa nel baratro; Il Nuovo Ordine Europeo; Un’Europa ricca e divisa; La costruzione dell’Europa unita; Le ombre d’Europa (l’ultimo ventennio). Seguono la bibliografia (sia generale essenziale che distinta per capitolo), l’indice dei nomi e l’indice dei luoghi. Continui e rilevanti i riferimenti alle migrazioni, ovviamente: per esempio lo straordinario mosaico linguistico “è il frutto dell’apertura dell’Europa, sin dalle epoche cosiddette preistoriche, alle migrazioni di popolazioni provenienti da altri continenti”. Segnalo che nel maggio 2017 è stata inaugurata a Bruxelles anche la “casa della storia europea”, situata nel parco Léopold, prevalentemente “limitata” agli ultimi due secoli, attraverso oggetti, installazioni interattive, filmati storici e spazi di riflessione, circa trecento mila visitatori fino a inizio 2025.
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La forma dell’acqua
Andrea Camilleri
Romanzo
Con una nota di Antonio Manzini
Illustrazione di copertina di Lorenzo Mattotti
Sellerio Palermo
2025 (1° ed. 1994)
Vigàta (Montelusa). I decenni di cambio millennio. Nel centenario della nascita, la
casa editrice Sellerio ha deciso di ripubblicare una scelta di 12 titoli dell’immenso
Andrea Calogero Camilleri (Porto Empedocle, Agrigento, 6 settembre 1925 –
Roma, 17 luglio 2019). “La forma dell’acqua” fu edito nel 1994, primo della serie
di Montalbano, seguito da altri 27 romanzi e 6 raccolte di racconti. Siamo alla
novantesima ristampa, è stato tradotto in più di trenta paesi. Il catanese Salvo
Montalbano (come “lo scrittore di Barcellona”, italianizzato) è un esperto
commissario di polizia, nato anche lui il 6 settembre, coi baffi e i capelli spettinati.
Lo chiamano mentre sta per fare di nuovo l’amore (in sogno) con Livia: in mezzo alla
monnezza dei netturbini hanno trovato morto l’ingegnere Luparello. L’allora
teatrante 30nne Manzini racconta con affetto di aver ricevuto il dattiloscritto a casa
dell’allora 70enne scrittore e di averlo dovuto leggere subito: una prova, una sfida.
Imperdibile.
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Grazie, Jeeves
P. G. Wodehouse
Romanzo
Traduzione e cura di Beatrice Masini
Nota introduttiva di Marco Malvaldi (“Qualche cosa di sempre valido”)
Sellerio
2025 (1° ed. Thank you, Jeeves, 1934, precedentemente a puntate su riviste)
Pag. 358 euro 16
Quasi un secolo fa. Londra e dintorni. Il romanzo “Grazie, Jeeves” è l’ennesima
perla del prolifico scrittore inglese Pelham Grenville Wodehouse (Guildford, 15
ottobre 1881 – New York, 14 febbraio 1975), primo romanzo lungo della celeberrima
serie, narrata in prima al presente dal ricco e vanitoso Bertram Wilberforce Bertie
Wooster, sempre ben assistito dal mitico ingegnoso impareggiabile consigliere
valletto tuttofare, Jeeves appunto. Tutto inizia da atti benintenzionati e scervellati di
Bertie: il temuto arrivo di Miss Stoker “dopo quanto accaduto a New York”, un
“aiuto” verso l’amico che non riesce a dichiararsi all’amata, il “necessario”
licenziamento di Jeeves, la pratica del banjolele in un’enorme tenuta; e poi rapimenti
fughe incendi eredità effrazioni arresti. Il semplice buonsenso intelligente non sempre
basta. Battute continue e colpi di scena, magnifico humour britannico. Colta divertita
godibile nota di Malvaldi su maggiordomi, facce annerite e intelligenza artificiale.