Pesante questa sentenza di condanna dell’Italia da parte della Corte Europea per i Diritti Umani che ha sancito come “non ci siano prove sufficienti di una risposta sistematica, coordinata e completa da parte delle autorità nell’affrontare la situazione della Terra dei Fuochi”.
Credo sia importante capire cosa succeda ora, visto il carattere vincolante delle deliberazioni della CEDU: mi interessa qui non il dato giuridico amministrativo ma quello politico, di idee e di volontà nuove da mettere in campo con urgenza.
Davvero viene da dire, se non ora quando?
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E cioè se, dal Governo a scendere in giù, si assume effettivamente questo come terreno di azione di risanamento ambientale e di non meno urgente politica di sviluppo.
Il dato impressionante, che la dice lunga sulla sensibilità al tema da parte di chi ci governa, è che parliamo di un’area, quella della Piana Campana, per la quale una azione strategica di risanamento e di valorizzazione ambientale era stata individuata e finanziata dal Governo Draghi nel 2021: “ Da Terra dei Fuochi a Giardino D’Europa” , riprendendo e rilanciano un progetto che oltre 10 anni prima era già stato elaborato, finanziato e poi repentinamente e colpevolmente messo da parte nel silenzio generale. Ora, veniva rilanciato, aggiornato adottandone addirittura lo stesso nome: Giardino d’Europa che era uno schiaffo a camorra, inerzia e sfiducia. Il governo vi investe una prima dotazione significativa di risorse per 200 milioni di euro circa delineando una idea semplice: fare del risanamento ambientale, della bonifica del reticolo dei Regi Lagni, della realizzazione con la loro innervatura, di un corridoio ecologico e un bosco lineare lungo 57 chilometri che, da est ad ovest, correrebbe dall’Appennino irpino del Vallo di Lauro e Baianese fino al mare di Castel Volturno, uno strumento di riammagliamento di tutte le emergenze artistiche e culturali di un territorio ricco di storia e volano di sviluppo nuovo e sostenibile. Il tutto responsabilizzando Comuni e Consorzio di Bonifica che realizza addirittura un Masterplan nel 2022 che individua per il completamento del Progetto il fabbisogno di ulteriori 300 milioni di euro.
E invece, possiamo dire amaramente, nel settembre 2022, il nuovo Governo, quello Meloni, abolisce lo strumento istituzionale che era stato pensato dal Governo Draghi per l’attuazione dell’intervento e, quindi lo condanna a morte certa: è più comodo fare una operazione vetrina con due lire a Caivano, peraltro con tanto di applausi e benedizioni, piuttosto che impegnarsi in una azione strategica.
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La Regione Campania, che avrebbe potuto e dovuto dire: il Governo nazionale disattende i suoi impegni ma ci siamo noi che ci facciamo avanti nell’interesse delle nostre popolazioni, non vede proprio la necessità-opportunità e non mette neanche un euro.
E questo nonostante una mobilitazione attiva di tante Associazioni; una loro recente denuncia alla Procura della Repubblica di Nola per inerzia di tutti i livelli istituzionali di fronte ai livelli inusitati di inquinamento dell’aria da polveri sottili; una azione della Chiesa che non è mai venuta meno.
E ora, beffa delle beffe, non solo non si aggiungono le nuove risorse necessarie ma si corre il rischio di perdere anche quelle già stanziate dal Governo precedente.
E’ in questa situazione che arriva questa sentenza.
Se non si vorrà rimanere prigionieri di una colpevole inerzia, e di una pur giusta lamentazione per la situazione, l’opportunità per una svolta c’è tutta.
E’ la volontà politica di quelli che invece, in modo trasversale e consociativo, privilegiano sempre consumo di suolo e rendita fondiaria, che rimane del tutto incerta.
Una volta tanto ci piacerebbe davvero essere smentiti.
Gianfranco Nappi
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