Davvero non c’è scena dei fatti del mondo che si affollano in queste ore, quasi a sottolineare una vera e propria accelerazione, che non evochi il bisogno di risposte nuove, di essere all’altezza delle sfide, di individuare le strade da seguire, pena la marginalizzazione, la sanzione di una lateralizzazione di lungo periodo.

Parlo di ruolo degli Stati, e delle comunità che dovrebbero rappresentare. Di capacità di risposta ai problemi del tempo presente.

Di fronte alle scene di insediamento del nuovo Presidente degli Stati Uniti, della corona di potenti raccolti intorno a lui, potere tecnologico e finanziario unito che tende a farsi potere politico, perchè, al di là delle balle sui mercati liberi, non c’è ascesa e consolidamento di questi grandi potenti che non si sia giocata sul filo di scelte pubbliche, di governi, di parlamenti che hanno piegato norme e regole ai loro interessi: e questo tempo non è finito.

E non è diverso di fronte alle scene di gioia per i primi ostaggi israeliani liberati, per gli incarcerati palestinesi liberati, per il blocco di bombardamenti e distruzioni, con il rischio concreto che se non avanza un disegno di futuro per quella parte del mondo, la strada dei lutti, delle distruzioni, delle morti innocenti riprenda di nuovo spazio mentre si fermano le bombe a Gaza ma si fanno azioni di guerra in Cisgiordania a tutela degli insediamenti illegali di coloni, quasi a controbilanciare.

La nuova Amministrazione americana sta correndo. E siamo solo agli inizi di questa risposta globale della destra alla crisi della globalizzazione.

Si, perchè vediamo di intenderci: questa esibizione di muscoli, di protervia, di arroganza padronale non è manifestazione di forza ma è direttamente commisurata alla profondità della crisi di un modello globale di sviluppo ad opera di un capitalismo che, non riuscendo a rispondere in termini nuovamente espansivi, si perimetra, si chiude, si arrocca e tenta il rilancio tecnofeudale.

Siamo in presenza di un mutamento radicale delle caratteristiche del capitalismo che andrebbe letto criticamente ed anche con strumenti nuovi di interpretazione.

Ma l’età dell’oro lanciata dal duo Trump-Musk, più che un nuovo sogno sembra manifestare una prospettiva sempre più distopica di guerra alla natura e di guerra ai poveri.

Ci si tornerà su: peraltro stiamo per dare alle stampe il confronto che avemmo a Napoli lo scorso 5 dicembre proprio sulle prospettive del dopo voto americano.

Questa accelerazione ha un altro effetto immediato sull’Europa che vede consumarsi, definitivamente – e in modo che anche non volendo vedere, non si possa fare a meno di vedere – ogni margine per la sua politica fin qui seguita.

A questo punto davvero o si cambia strada o si soccombe per un lungo periodo con effetti gravissimi: per l’Europa stessa e per tutti gli equilibri mondiali che avrebbero disperatamente bisogno di un soggetto capace di delineare uno scenario diverso, più aperto e inclusivo.

E’ questo il ruolo che toccherebbe all’Europa, all’altezza della sua storia e della sfida dei tempi.

Ed è evidente che o essa si porterà a questo livello o molto semplicemente si andrà ad una sua crisi deflagrante.

C’è bisogno quindi di un nuovo pensiero, di una nuova visione sull’Europa e dell’Europa, ben diversa da quella degli ultimi decenni e anche da quanto il duo Von Der Lajen-Draghi sembra prospettare.

Ecco la sfida per una sinistra che sappia scommettere il suo farsi nuovo dentro questo passaggio.

Ma c’è una sinistra pronta a fare questa scommessa?

E in Italia?

Fa impressione che quasi nelle stesse ore, sia ripartita in Italia la polemica interna al PD nei confronti della sua Segretaria, rea di rappresentare uno spostamento troppo a sinistra del suo partito, perfino immaginando il sostegno ai Referendum approvati dalla Corte, con quello sul Job Acts in testa…

E si torna ad evocare in una partecipata assemblea e ricca di personalità autorevoli, a cominciare da Romano Prodi, il bisogno di un ricongiungimento tra impegno politico e valori cristiani; di una dimensione di centro tanto rimpianta…Mi riferisco alla Assise promossa da Graziano Del Rio che ha ridato fiato a tutti i centristi del PD: fa impressione questo rigurgito di moderatismo che fa a cazzotti con la realtà, con la radicalizzazione in corso nel mondo e con la stessa forza con la quale il papato di Francesco sta cercando di fare argine alle derive più deleterie del presente.

Intanto rimane una domanda alla Segretaria del PD: è chiaro che una credibile correzione di rotta per una nuova visibilità sociale del PD ( e di tutto il centro sinistra ), passa inevitabilmente non dal semplice stratificare le scelte dell’oggi su quelle di ieri ma dal sottoporre a critica le precedenti esperienze di governo ( del centro sinistra ), e dal prospettare una strada diversa che si alimenti non solo di nettezza di posizione ma anche di respiro, di visione, di capacità progettuale e di ricostruzione di una dimensione ampia di movimento e di partecipazione attiva delle soggettività sociali? Senza questa capacità di parlare al tempo stesso all’ieri e all’oggi, la posizione rimane debole ed esposta.

Gianfranco Nappi

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