Guglielmo Allodi da la Repubblica di venerdì 27 dicembre 2024
Il 24 dicembre è morto Eugenio Donise , dopo una breve, ma devastante malattia. Se ne è andato nella sua casa con l’affettuosa presenza ed assistenza di Alessandro e Anna, i figli che ha amato profondamente. La sua casa fa capire immediatamente la sua figura; migliaia di volumi che occupano ogni centimetro disponibile, dall’ingresso i alla camera da letto. Volumi e documenti che Eugenio non ha mai smesso di studiare e la sua conoscenza ne ha fatto una delle figure più colte della sinistra e di tutto il sistema politico campano. La sua ricerca non si è mai arrestata, anzi con gli anni e’ diventata sempre più profonda, Eugenio capiva che a fronte dei cambiamenti sociali, economici e politici che riguardano l’intero mondo bisognava attrezzarsi con una più radicale capacità di critica e di progetto alternativo all’affermarsi di un capitalismo aggressivo e volgare . Non ha mai smesso di pensare che un nuovo mondo fosse possibile e non ha mai rinunciato alla battaglia per il rinnovamento della politica e per costruire una prospettiva di un nuovo socialismo democratico . In questo tratto si riconosce la sua adesione al PCI di Togliatti . Eugenio era dentro quella tradizione che si formò con il discorso di Salerno prima e con l’iniziativa al cinema Modernissimo dopo a Napoli. In quelle occasioni Togliatti aveva descritto il partito nuovo ed Eugenio ne fu tra i figli più consapevoli e colti. Donise era nato a Riccabascerana nel 1941. La sua giovinezza la visse a Napoli, dove studiò’. A metà degli anni cinquanta si iscrisse al liceo Genovesi, e cominciò la sua militanza nel movimento studentesco e dove incontro’ amicizie che lo hanno accompagnato per tutta la vita, prima fra tutte quella con Nino Ferraiuolo. Negli anni del liceo si iscrisse alla FGCI, costituendo, dopo poco, il circolo territoriale. Di quella organizzazione fu segretario provinciale, iniziando così l’esperienza di funzionario di partito. Poi passo’ al PCI diventandone segretario cittadino prima e segretario provinciale, dopo Andrea Geremicca e nel 1976 fu parte della prima giunta Valenzi come assessore al decentramento. Visse quegli anni con grande slancio e passione, affrontando le questioni poliche e sociali più complesse. Nel 1983 fu eletto segretario Regionale, dopo Antonio Bassolino e poi consigliere regionale. In quegli anni fu membro del Comitato Centrale del PCI. Nel 1989 si oppose alla svolta della Bolognina e fu tra i più autorevoli rappresentanti della mozione di Ingrao. In quella esperienza la nostra amicizia si fece più forte, poiché ammiravo la sua pacatezza e la ricerca dell’ unità più ampia. A Napoli ed in Campania Donise fu instancabile riferimento culturale e politico per migliaia di compagne e compagni. La sua cifra era la pacatezza dei modi e la radicalita’ degli argomenti costruiti su chiare basi culturali. Fu per due volte senatore della Repubblica nel collegio Flegreo e costruì un rapporto assai forte con gli amministratori dei tanti comuni, non tralasciando mai il contributo di idee e di lotta alle sezioni dei DS. Con Eugenio , come già detto prima, ho avuto una sincera e cara amicizia. Ricordo che nel 1993, dopo la candidatura a sindaco di Bassolino, si avviò la discussione sulla composizione della lista del partito . Ero già stato eletto tre volte in Consiglio Comunale e pensavo di dover ritenere quella esperienza conclusa , consapevole che il mandato elettorale non dovesse trasformarsi in una sorta di pensione. Avevo 33 anni ed Eugenio contestava questa mia scelta, comprendendo, però , la motivazione. Fece di tutto per farmi cambiare idea ed io per sollevarlo dalle pressioni che poteva avere scrissi una lettera che spiegava la scelta. Eugenio la lesse in direzione provinciale, senza evitare di dire che non era d’accordo . Negli anni le nostre strade di dirigenti di partito si sono più volte intrecciate. Quando sono stato segretario regionale Eugenio e’ stato un prezioso compagno di viaggio, sempre pronto a spiegare le ragioni del consenso come quelle del dissenso . Non aderì mai al PD ed io ne uscii tanti anni fa, in questo tempo ci siamo confrontati sulle vicende politiche locali e nazionali e le sue argomentazioni erano sempre sorrette da una straordinaria impalcatura culturale. Eugenio e’ stato rispettato ed amato dai compagni di partito, ma anche dai suoi avversari. Tutti hanno sempre sottolineato la sua pacatezza e la sua forza delle idee. Un caro compagno, in queste ore, ha scritto che Eugenio è stato un comunista raffinato e gentile. Io condivido e credo che per questo tante e tanti lo hanno ammirato e gli hanno voluto bene.
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Gianfranco Nappi da Il Mattino di venerdì 27 dicembre 2024