In vista della nuova presentazione pubblica di domani pomeriggio, sabato 7 dicembre a Nola, ci fa piacere pubblicare, estratto da Infinitimondi 37/2024, questo articolo che racconta gli incroci che con Eduardo e quel che ha rappresentato, nel tempo, una generazione si è ritrovata a vivere: un altro modo se si vuole per rendere omaggio a questa straordinaria figura di intellettuale e di artista.

La persistente influenza di Eduardo

Sono davvero grato ad Antonio Grieco per la cura di questo Speciale dedicato ad Eduardo attraverso lo sguardo di Paolo Ricci. Prezioso il suo Saggio introduttivo e tutti i materiali messi insieme per la prima volta in modo così ampio per quanto riguarda l’attività critica di Paolo Ricci, grande amico di Eduardo e di Peppino e di Titina.

Peraltro, in questo modo, rendiamo omaggio anche ad un artista, critico letterario, scrittore, comunista italiano, Paolo Ricci, che un ruolo grande ha avuto nel panorama culturale napoletano e meridionale: e anche di questo c’era bisogno.

Desidero anche ringraziare l’Archivio di Stato di Napoli e la sua Direttrice Candida Carrino per la disponibilità con cui ha voluto mettere a disposizione materiali originali di grande valore che sono stati utilissimi per la realizzazione di questo lavoro.

Eduardo emerge ancora come protagonista non appannato del panorama culturale e drammaturgico italiano ed europeo.

A 40 anni dalla sua scomparsa, ancora si discute di lui, si fa a gara per rappresentare le sue commedie, vivono tracce operose del lascito suo e di Luca attraverso le attività meritorie della Fondazione che reca il suo nome.

Per quanto mi riguarda, forse può avere un qualche valore raccontare alcuni momenti di incontro con Eduardo, non tanto come bio personale ma come occasioni di suo incrocio con la sensibilità di una generazione.

Incontri peraltro mai ‘personali’, tranne una volta, ma corrispondenze di impegno potremmo dire.

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Il primo incrocio risale ai primi anni della mia militanza politica nella Federazione Giovanile Comunista Napoletana a cavallo tra gli anni ’70 e ’80. Ragazzo di campagna, potremmo dire, cominciavo le frequentazioni dei saloni di Via dei Fiorentini ( dove era la Federazione Provinciale di PCI e FGCI ), e non sempre il rapporto con i ‘cittadini’ era agevole. Su chi veniva dalla provincia, pesava comunque a volte un pre-giudizio di, come lo si potrebbe definire…, non compiutezza, di arretratezza, di grossolanità nei confronti invece della provenienza cittadina, capitale culturale e politica…me lo sono portato appresso per diverso tempo questo dato che poi si esplicitava molto nella parlata, nelle inflessioni, nella cadenza della stessa lingua.

Uno dei punti di maggiore esposizione per me era il modo in cui si chiudeva la pronuncia di tanti verbi: dalle mie terre nolane mangenn, parlenn’, camminenn’… Nel napoletano ‘puro’ del centro città invece gli stessi verbi suonavano mangiann’, parlann’, camminann’…E queste inflessioni mi sono costate, nei nostri dialoghi dialettali, più di uno sfottò.

Devo proprio ad Eduardo un momento di riscatto importante. Usciva in quegli anni una edizione de La Tempesta di Shakespeare tradotta proprio da Eduardo in Napoletano antico: in quella traduzione scoprii che , grazie ad Eduardo, il ‘mio’ napoletano era più napoletano di quello dei napoletani. Infatti, i verbi suonavano esattamente come dalle mie parti.

E la cosa si spiega benissimo perché ovviamente la città, più aperta agli influssi più diversi, viveva più momenti di cambiamento dell’ambiente più chiuso e meno esposto a quegli stessi influssi della campagna: anche dal punto di vista linguistico.

E però, la cosa mi fu utilissima: per tutto un periodo, vissi un orgoglioso riscatto di napoletanità grazie a lui.

Non molto dopo, in questo caso anche incontro diretto, avemmo occasione, come Movimento dei giovani contro la camorra. [1]

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Era il 9 gennaio 1983 e al Palasport di Viale Giochi del Mediterraneo a Napoli si tenne un recital di poesie di Eduardo a sostegno della sua battaglia in favore dei minori e ragazzi napoletani, in particolare di quelli che più erano esposti sul fronte della criminalità organizzata: un impegno straordinario che ha caratterizzato gli ultimi anni di vita sua, rafforzato dalla nomina a Senatore a vita che nel 1981 Sandro Pertini, il più amato Presidente della Repubblica, volle riconoscergli.  

Una folla enorme ed un calore straordinario nei suoi confronti.

Alla fine dello spettacolo, nonostante la evidente stanchezza per quella che sarebbe stata la sua ultima apparizione spettacolare, Eduardo ricevette, accompagnata da Gianni Pinto e Giulio Baffi, una nutrita delegazione dei giovani del Movimento a cui espresse sostegno e grande apprezzamento per il loro impegno. E soprattutto insistette sul bisogno che i giovani facessero sentire la propria voce, si organizzassero, esprimessero una militanza politica, non fossero spettatori passivi ma agissero come protagonisti delle scelte per il proprio futuro.

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Poco più di un anno dopo, il 3 giugno, si chiude, ancora a Viale Giochi del Mediterraneo, la Festa Meridionale de l’Unità. Nel pomeriggio, comizio conclusivo di Enrico Berlinguer. Di mattina, il suo giro degli stand per salutare compagne e compagni impegnati nella gestione del Festival.

Il suo giro comprende ovviamente anche lo spazio libreria la cui gestione era affidata alla FGCI. E così, ci viene a trovare, si ferma a discutere per un po’ con noi ( ovviamente impacciatissimi….). Siamo in una libreria e gli vogliamo fare un regalo: e così con Guglielmo Allodi, primo Consigliere Comunale della FGCI a Napoli, decidiamo di offrirgli proprio le opere di Eduardo: la Cantata dei giorni pari e quella dei giorni dispari. Volumi abbastanza pesanti per i quali Berlinguer ci ringrazia sinceramente e che passa rapidamente ai suoi accompagnatori.

Avrà fatto in tempo a sfogliarli? Solo pochi giorni dopo, il 7 giugno, su quel palco a Padova,  sarebbe accaduto l’irreparabile.

Il 31 ottobre di quell’anno muore Eduardo. [2]

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Ho detto della battaglia di Eduardo per i ragazzi napoletani, a cominciare da quelli delle carceri minorili e dall’allora Filangieri di cui rimane tra le altre cose testimonianza di grande valore l’intervento che lui tenne nell’Aula del Senato e che in questo Speciale abbiamo riprodotto.

Ebbene, anche molto a quell’impegno di Eduardo guardammo come pattuglia di giovani Deputati eletti nelle liste del PCI come esponenti della FGCI alle elezioni politiche del 1987 con Pietro Folena, Cristina Bevilacqua, Nicoletta Orlandi. E così, proponemmo la istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla condizione giovanile, che poi fu effettivamente istituita e presieduta da Abdon Alinovi; organizzammo più di una iniziativa sul tema della condizione e dei diritti dei minori, ricordo un importante convegno a Castel dell’Ovo con, tra gli altri, Anna Pedrazzi; compimmo più di un giro di visita negli Istituti minorili, da dal Nord al Sud, da Napoli a Palermo, dove ricordo  avemmo anche modo di fare una partita di calcetto con i ragazzi reclusi.  Insomma, proprio i tempi di un’altra politica…

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Si è riaperta a Napoli una discussione sui giovani, dopo alcuni ripetuti fatti di violenza che li hanno visti sia vittime che protagonisti. E’ impressionante vedere il ritorno di un certo discutere come se si scoprissero sempre cose nuove quando invece molto del perché e del come è possibile è squadernato sotto occhi che non sempre vogliono vedere.

E allora proprio l’esempio di Eduardo torna attualissimo: lui riflette e ragiona, nei fatti, su una questione giovanile. Mette i giovani al centro di un pensiero, di uno sforo teso a comprenderne ragioni, bisogni, aspirazioni, a partire proprio da quelli più esposti, reclusi. E spinge per fare in modo che la città riflettendo e agendo su di e con essi, ritrovi anche ragioni di qualificazione del proprio stare insieme, del proprio organizzarsi, del proprio vivere.

Dov’è oggi questo ragionare su di e con? Qui, nella città che segna tra le punte più elevate di abbandono e dispersione scolastica; dove si lascia a se’ stessa la scuola pubblica quando invece la si potrebbe mettere al centro di un tempo pieno di attività, iniziative, opportunità; dove nessuna iniziativa è stata pensata per capire quali effetti due e più anni di chiusura e di isolamento per il covid abbiano avuto su adolescenti in piena formazione; dove il centro della città è inondato in modo crescente da un fenomeno di turistizzazione che ne stravolge ritmi, spazi, tipologia di domanda lavorativa, panorama sociale di insediamento e dove spazi di socialità, soprattutto per i più giovani, sono azzerati; dove la camorra è tutto tranne che scomparsa. E in una società che spinge al massimo la dimensione di rapporti reificati, proprietari, anche tra le persone; l’usa e getta consumistico che dalle cose si trasferisce alle persone; la violenza e la sopraffazione come valori?

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L’esperienza editoriale di Infinitimondi ha un precedente tra il 2010 e il 2014 nell’Associazione Oltre il Giardino. Tra le altre cose, l’Associazione promosse una Collana di testi dedicati alle culture del cibo e alla storia dell’agricoltura, editi in collaborazione con l’attivissimo Raimondo De Maio di Dante e Descartes. Tra i titoli che pubblichiamo c’è Si Cucine Cumme Vogl’io un poema in napoletano in cui Eduardo, con rapide pennellate di ersi, descrive la sua idea pratica di cucina napoletana: davvero un testo straordinario praticamente introvabile. Con l’aiuto, sempre affettuoso verso di noi, di Giulio Baffi e il sostegno di Francesco Somma, al tempo direttore della Fondazione De Filippo, riusciamo ad avere il consenso di Luca De Filippo, che ci ha lasciati davvero troppo presto, alla nuova pubblicazione del testo che avviene nel 2015 con un importante Saggio introduttivo di Giulio Baffi. [3]

Il volume poi è ulteriormente impreziosito dal corredo di 10 opere originali di altrettanti artisti napoletani raccolti dall’infaticabile Vittorio Avella che, in omaggio a Eduardo, mettono a disposizione la loro creatività: e in questo Speciale ripubblichiamo proprio quelle opere.

Gianfranco Nappi


[1]  La storia di quel Movimento, raccontata nel volume a più voci QUEI RAGAZZI CHE SFIDARONO  CAMORRA, SACRA CORONA UNITA. ‘NDRANGHETA E COSA NOSTRA  Infinitimondi 2022

[2]  Su Infinitimondi 32/2023, p.99, abbiamo ripubblicato il Saggio di Pietro Ingrao scritto per l’Unità in occasione della scomparsa di Eduardo

[3]  Si cucine comme vogl’io  di Eduardo De Filippo    Dante e Descsrtes-Collana Oltre il Giardino 2015

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