Ho voluto raccogliere qualche spunto di riflessione e soprattutto qualche domanda per il confronto di domani pomeriggio.

A mo’ di introduzione.

E’ solo una sensazione o siamo dentro una precipitazione?
Non c’è aspetto o spazio fisico che non viva una sollecitazione fortissima, che non sia messo in discussione, che non viva una crisi.
Livelli di ingiustizia sociale e di concentrazione abnorme di ricchezza; punto di rottura superato per più indicatori nella crisi climatica; dinamiche imperiali e geopolitiche che investono tutte le aree del mondo, decine di paesi; la guerra oramai come strumento di risoluzione delle controversie internazionali, la guerra come politica, al suo posto. E una corsa senza freni di una tecnologia libera di ogni vincolo sociale, sempre più strumento non neutro di logiche neoimperiali e nei confronti della quale risulta ancora difficile vedere insediato un nuovo e necessario conflitto.
Quel che appare in una crisi irrimediabile nel quadro dato è l’assetto del mondo costruito dopo l’89, che scartava l’ipotesi della multipolarità, della scrittura di nuove tracce di sviluppo comune, che vedeva l’Europa effettivamente soggetto geopolitico nuovo e punto di tenuta di una nuova idea di Occidente ed Oriente e di un nuovo rapporto con il Sud del mondo, in favore invece della ‘fine della storia’, di un neocapitalismo via via sempre più pervasivo a livello globale, di una sua accelerazione senza precedenti, fondata su potenza del calcolo, potenza della finanza, potenza delle armi e consumismo bulimico, divoratore di vita e di natura.
Un neocapitalismo che faceva tutt’uno con l’idea di un assetto unipolare del mondo, con un’unica potenza al comando.
Tra gli anni ’90 e i primi del 2000 questa ‘accelerazione’ si muove con un consenso largo.
Progressivamente però perde forza e slancio. Diventa sempre meno inclusiva, da tutti i punti di vista. E si arrocca. Percepisce che non ce la fa: il suo governo del mondo non funziona. Questa neo-occidentalizzazione forzata evocata da come si risponde alla proditoria invasione dell’Ucraina ad opera della Russia; da come si spalleggia il governo israeliano in una azione sistematica di distruzione; da come si riduce l’Europa ( con l’Europa che si fa ridurre ), a non-soggetto lascia spazi enormi ad altri protagonisti della scena mondiale che rivendicano il loro ruolo, il loro futuro, muovendosi in diversi casi con logiche imperiali non dissimili da quelle occidentali.
Eccola la crisi che esplode.
Quante chiacchiere sulla conquista del centro, al di qua e al di là dell’Atlantico…
…la sensazione che si ricava dalla situazione attuale – ed ogni giorno si aggiungono nuove parti in questa guerra mondiale a pezzi , come in modo profetico Francesco aveva visto in anticipo, negli ultimi giorni, e scusate se è poco, altri fronti di crisi si sono aperti: Siria, Corea del Sud. E poi, la Francia senza un governo. La Germania in piena crisi politica – …
è che fermi non si può stare; che proprio il tempo dei piccoli passi, del gradualismo esasperante, del non prendere partito per stare con questo senza scontentare quello, si sia del tutto consumato.
L’uscita radicale da destra da questa crisi si intravede in questa accelerazione imperial-finanziario-tecnologico-militare. Avanza. Muterà assetti istituzionali e proverà a disegnare nuovi equilibri. E ne percepiamo solo una parte. Sta già travolgendo una democrazia che, superata quella progressiva nel dopo ’89, pur tornata ad essere meramente liberale è pur essa sottoposta ad un attacco, ad uno svuotamento ulteriore, impaccio di cui doversi liberare nella sostanza: ed ecco, insieme, il leader carismatico che di nuovo mobilita masse disorientate e socialmente colpite unito al grande imprenditore tecnologico tentare di farsi governo senza mediazioni.
Illusione enorme e drammatica. Foriera di conseguenze potenzialmente distruttive: o dal lato di una guerra definitiva, per l’ ‘umanità; o di una torsione securitaria e di controllo individualizzato; o di una rottura con il pianeta, con il suo clima e ambiente. O, addirittura, con una policrisi, come somma e intreccio di tutte e tre.
Si può convenire con questi schematicissimi spunti di analisi e di giudizio?
E se sì, come interrogano una sinistra nel frattempo, rimasta senza popolo?
Ma davvero si può immaginare che l’idea di Europa continui ad essere quella che vediamo praticata e non messa in discussione nella sua costituzione materiale? Ma davvero l’orizzonte si chiude intorno al duo Von Der Leyen – Draghi?
Di più, che significa in questo quadro essere Sinistra? Europa? Società? Solidarietà? Giustizia? Pace? Liberazione?

Ma è proprio vero che dal cuore dell’Europa e in dialogo diretto con quanto di grande e di importante vive in tante aree del mondo in termini di contestazione di ogni idea di mondo unipolare al servizio di mercato e profitto, non possa sorgere qui ed ora una tendenza, una spinta, una movimentazione e perfino una organizzazione che invece faccia entrare in campo nuovi soggetti, nuove idee, nuove speranze? Ma davvero non abbiamo niente da fare che spendere qualche commento? E non sarebbe proprio questo lo spazio e il momento più adatto per una politica e una sinistra a cui restituire, con una sua società, dignità e forza?

Gianfranco Nappi


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