La lingua di Leopardi
Alessio Ricci
Linguistica
Il Mulino
2024
Pag. 221 euro 20
Recanati e varie città italiane. 1798-1837. La lettura di qualsiasi cosa Giacomo Leopardi abbia scritto è alimento per il proprio pensiero e la vita di relazione. Qui il competente studioso (a Siena) Alessio Ricci (Roma, 1971) illustra in modo peculiare e originare gli scritti di Leopardi, arricchendo l’apposita collana destinata agli studenti dei corsi universitari di Storia della lingua italiana e di linguistica (e interessante per tanti altri sapiens). Seguendo un consolidato modello didattico, “La lingua di Leopardi” è strutturato con meticolosa passione in due parti, la prima dedicata alla grammatica, alle parole e all’architettura dei testi, la seconda a un’antologia commentata delle opere sia in versi che in prosa, di vario genere. Ricca bibliografia, ottimi indici dei fenomeni e delle forme oltre che dei nomi. Segnalo l’avverbio “forse”, in particolare nel “Canto notturno” la reiterata parola-chiave ci dice tutti i dubbi del pastore e, con triplice anafora, chiude la poesia.
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La badante e il professore
Bruno Morchio
Noir
Mondadori Milano
2024
Pag. 213 euro 17,50
Genova e dintorni (ça va sans dire). Un dicembre del 2002 (e molti anni dopo, addirittura nel 2036). Ormai è trascorso tantissimo tempo, Filippo Fil Sarzetto Sarzana decide di raccontare precisamente la storia, appuntata prima in un diario e poi in un dattiloscritto (quando frequentava con profitto l’istituto tecnico informatico): quel dì aveva appena dodici anni, magro come un chiodo, timido e sveglio, la mamma donna delle pulizie vedova già da dieci (padre muratore caduto da un ponteggio) e la cara sorella Teresa con dieci anni di più (se ne era sempre occupata lei di lui nel piccolo comunello dove vivevano). Il mitico professor Canepa (stimato extraparlamentare di sinistra in gioventù), ormai prossimo agli ottant’anni, gli faceva gratuitamente ripetizioni dopo aver insegnato per decenni Letteratura italiana nel più prestigioso liceo classico della vicina Genova, due volte alla settimana, il martedì e il giovedì pomeriggio. Fu ucciso. Aveva in casa da nemmeno un anno la governante ucraina Natalia Kovalenko, alta e slanciata, una bellezza triste e timorosa, capelli quasi biondo cenere, tagliati corti con frangetta, nasino minuscolo all’insù e occhi magnetici d’un azzurro stinto, della quale tanti erano invaghiti in paese, forse lo stesso professore e certo pure lui bambino. Il crimine avvenne martedì 5 dicembre, Filippo e Natalia erano usciti poco dopo le diciotto per andare al bar a prendere una cioccolata calda, lo trovò lui tornando a recuperare lo zaino: nello studio qualcuno aveva spaccato in testa a Canepa il busto di marmo di Leopardi. La vittima era parsimoniosa e benestante: la casa, un cospicuo patrimonio e una preziosa collezione di quadri. La badante fu la prima sospettata, ovviamente, ma potevano essere stati altri (parenti e non solo). Districandosi fra i sentimenti, accanto alle infastidite forze di polizia, anche Filippo indagò, con l’interessato aiuto di un giovane giornalista locale innamorato della sorella (peraltro lesbica), fra pettegolezzi altarini segreti.
Un giallo “classico” per il grande scrittore Bruno Morchio (Genova, 1954), psicologo pubblico in pensione e psicoterapeuta. Il volume è significativamente dedicato al vero “professor Canepa, che mi ha insegnato l’amore per i libri e la verità”, oltre che a un amico scrittore. La narrazione è in prima persona al passato, il bambino in piena pubertà si conquista con parole e fatti il ruolo di protagonista, giovane acuto testimone dei rapporti fra adulti, innanzitutto quello legato al caso criminale e al titolo letterario (in copertina, invece, l’illustrazione che allude al busto del poeta recanatese). Per seguire gli incontri misteriosi dell’amata, Filippo andrà pure a scoprire il “pudore” della bellissima città vecchia, secondo Teresa “piena di bellezze, che però non si lasciano vedere. Dietro portoni che ricordano quelli di una stalla si aprono scale di marmo e pareti decorate con meraviglioso azulejos”, affascinanti ceramiche artistiche. Poco alcool a quell’età, pur se il maggiorenne amico di successo Serafino Costa Costamagna scola durante il pranzo familiare di Natale con gusto e speranza sia la bottiglia di Rossese che quella di Spumante Asti, dopo aver portato un libro di cucina per l’affettuosa padrona di casa e un sontuoso mazzo di rosse per la smaliziata sorella, a quel punto la mamma prova ad aprirgli gli occhi, senza troppi peli sulla lingua.
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Vi scriverò ancora. Lettere alla famiglia 1949 – 1960
Andrea Camilleri
Epistolario
A cura di Salvatore Silvano Nigro, con la collaborazione di Andreina, Elisabetta e Mariolina Camilleri
Sellerio
2024
Pag. 523 euro 17
Roma – Porto Empedocle. 1949 – 1960. L’immenso scrittore Andrea Calogero Camilleri (Porto Empedocle, Agrigento, 6 settembre 1925 – Roma, 17 luglio 2019) lasciò la Sicilia nel 1949 e si trasferì nella capitale; grazie a una borsa di studio fu ammesso all’Accademia Nazionale di Arte Drammatica per studiare regia sotto la guida di Silvio d’Amico e, soprattutto, di Orazio Costa. Fino al 1960 spedì tante lettere alla madre, Carmelina Fragapane, e al padre Giuseppe, circa duecento (da loro conservate), raccontando dettagliatamente e puntigliosamente come viveva e cosa gli accadeva, “rendiconti” di “tutto quanto”. La raccolta “Vi scriverò ancora” costituisce così una “specie di carosello”, introdotta con competenza e passione dal maggior studioso dell’autore, il professor Salvatore Silvano Nigro, e da una nota delle tre figlie, che hanno iniziato il recupero dell’intera documentazione cartacea inerente l’attività del padre, ben 200 faldoni conservati per lo più nel garage di casa. Evviva.
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Lu principittu co’ li dissegni de lu scrittore
Antoine de Saint-Exupéry
Romanzo rescrittu co’ la parlata de Macerata
Traduzione e cura di Agostino Regnicoli
Vydia Montecassiano (Macerata)
2022
Pag. 111 euro 15
Il grande scrittore, aviatore e militare francese Antoine de Saint-Exupéry (1900-1944) pubblicò “Le Petit Prince” nel 1943 negli Stati Uniti, prima in inglese e poi nell’originale francese, magnifico testo immaginifico e fiabesco divenuto (ancora nel 2024) il testo più tradotto al mondo (se si escludono quelli religiosi), con il vertiginoso numero di oltre seicento traduzioni in lingue o dialetti diversi. “Lu principittu” ne è la recente magnifica traduzione in dialetto maceratese, opera dell’esperto tecnico universitario Agostino Regnicoli (Macerata, 1961), già autore di saggi di ortografia fonetica marchigiana. Dopo l’accorta premessa vi sono le avvertenze per la lettura del testo dialettale (accenti, apostrofi, consonanti, assimilazioni), il testo tradotto e (ben) illustrato e un esteso glossarietto finale delle parole di più difficile comprensione. Sia che siate innamorati del principe sia che siate curiosi di linguistica, la lettura risulta davvero godibile, musicale e divertente.
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Un aereo senza di lei
Michel Bussi
Traduzione di Vittoria Vassallo
Noir
Edizioni E/O Roma
2024 (orig. 2012, Un avion sans elle)
Pag. 461 euro 18
Parigi. Nella notte fra 22 e 23 dicembre 1980 l’Airbus Istanbul-Parigi si schianta al confine franco-svizzero sui pendii di Mont Terrible, 168 cadaveri su 169 passeggeri, morti sul colpo o tra le fiamme. Unica sopravvissuta viene trovata una bambina di tre mesi, sbalzata fuori nella collisione, prima che la carlinga si incendiasse. A bordo c’erano due neonate, famiglie diverse; una ricca di potenti industriali, l’altra povera di ristoratori ambulanti; entrambe chiedono venga riconosciuta loro quella “libellula”. Il test Dna ancora non c’è, la sentenza dà ragione alla seconda, la prima incarica un pignolo eccentrico investigatore che valuterà ogni indizio, ogni ipotesi, ogni pista, trovando continui vicoli ciechi. Il 29 settembre 1998 lui sta per suicidarsi, ma intuisce la dura verità rileggendo un giornale dell’epoca. L’esperto geografo e grande scrittore Michel Bussi (Louviers,1965) pubblica splendidi romanzi da quasi vent’anni, “Un aereo senza di lei” appare finalmente in italiano.