Solo Pietro Gargano ha potuto scrivere, comporre un libro così.(1)
La stessa copertina richiede uno sguardo non sfuggente per cogliere la cruda bellezza dell’insieme con forte valore simbolico, sia nella foto in alto che in quella in basso: è doveroso soffermarsi con l’intensità di sentimenti pensando al piccolo Gennarino Capuozzo, di undici anni, ucciso mentre difendeva la propria Napoli dall’oppressione nazifascista. Era il 29 settembre del 1943. Da mesi in mostruose realtà – tuttora persistenti nel tentativo di – disumanizzare ancora di più il mondo contemporaneo – ci sono innumerevoli “Gennarino Capuozzo” con occhi acuti che vogliono controllare la disperazione combattendo, con l’espressione orgogliosa di un adulto fra donne e uomini che vogliono proteggerlo senza poi riuscirci.
Incalcolabile il dolore straziante disseminato dai tanti “Gennarino Capuozzo” la cui uccisione ingiusta a volte diventa ancora più cinica: a molti la morte non solo ha rubato la loro vita ma anche il loro nome e il loro piccolo corpo.
Il percorso delle pagine del libro per me è stato duro, molto soprattutto nella seconda/terza lettura caratterizzata da necessari distacchi temporali. Per giorni mi sono sentita sommersa dalla singolare narrazione di Pietro, coinvolgente ed incisiva dei fatti storici delle “Quattro giornate” dove la cura certosina del grande giornalista ci consegna dettagli di cronaca quotidiana densi di vissuti individuali e collettivi: irrompe più rigoroso lo spessore umano. Più volte non riuscivo ad allontanarmi con razionalità e tristezza da pensieri in bianco e nero che mi conducevano dagli scugnizzi -muccusielli di Napoli del ’43 ai bambini – ragazzini di Gaza del 2024; più volte mi sono imposta di non contare in modo aritmetico le aree del mondo dove ci sono tanti “Gennarino Capuozzo” , e poi non ci sono più senza lasciare alcuna traccia.
Spesso mi sono trovata travolta da pezzi indimenticabili del film di Nanni Loy ( sempre tappa fondamentale di storia – del mio cineforum di classe – inerente alla Seconda guerra mondiale) e poi sopraffatta dalle immagini della rete e dai documentari televisivi delle distruzioni e di altre inenarrabili atrocità a Gaza, anche di questo autunno 2024. Molti intellettuali ed opinionisti dichiarano che è dilagante l’anestesia rispetto agli orrori delle guerre: forse è vero, ma io so che ci sono i vissuti individuali e collettivi che espandono non indifferenza, né rassegnazione ma energie sincere in battaglie – anche con piccoli contributi dalle proprie case – con lucida responsabilità per salvare e per portare soccorsi nelle stragi, per costruire e ricomporre rispetto dei popoli e giustizia umana, sociale e politica. Pace.
Ecco: Napule nun t’ ‘o scurdà! Efficacissimo: è un richiamo paterno o è un urlo di comando? È un invito bonario o un richiamo di allarme? È una proposta gentile o un’autorevole richiesta? Napule nun t’’o scurda! è il nome della poesia di Salvatore Palomba (messa in musica e cantata da Sergio Bruni) che con genuino napoletano e con suo inimitabile ritmo di suoni ed emozioni ci acconcia per entrare nelle pagine di storia scritte in magistrale forma romanzata da Pietro Gargano: documentarista che ha sempre dato valore reale al racconto orale, originale cronista tuttora instancabile e da sempre empatico nel saper ascoltare e dialogare anche le persone “più semplici” di ogni quartiere. Ha già scritto tanto sulle “Quattro giornate di Napoli” . Con sguardo fiero, mi ha dichiarato che questa volta ha voluto dedicare una particolare premura al linguaggio della narrazione con la precisa volontà di renderlo quanto più aderente alla schietta parlata napoletana. Infatti, parole e modi di dire con strutture sintattiche di autenticità dialettale ( ora manipolate o addirittura dimenticate) sembrano mutarsi in voci di svariati napoletani che rendono più intensa la partecipazioni agli eventi narrati: riemerge una singolare vitalità al nostro patrimonio linguistico inimitabile, perno della più bella tradizione e della nostra verace cultura in senso antropologico.
Napule nun t’ ‘o scurdà per noi è doveroso renderlo messaggio, ordine autorevole e richiamo ad un impegno concretamente quotidiano.
Con una nota distintiva nazionale, forse di universalità.
Peculiare è la struttura del libro. La suddivisione è in capitoli: ognuno di essi propone un titolo che con essenzialità comunicativa anticipa peculiari fatti di cronaca che hanno fatto la storia; segmenti di fatti e battaglie quotidiane sono riportati come paragrafi (sia di breve che di ampio contenuto ) introdotti i da titoli la cui sintesi dà centralità a particolari persone ( piccoli e grandi, donne e uomini) donando loro l’impronta del ricordo, ad azioni eroiche inaspettate o ben organizzate ( di difesa o di attacco, che con rudimentali strumenti del periodo creavano proficuamente ciò che oggi definiremmo “ rete”) in una miriade di quartieri adeguatamente rammentati. Prendono nuova luce le operazioni civili e militari che si moltiplicano nelle varie zone della città tra rioni, piazze, strade, vicoli e che si trasformano in svolte decisive nel determinare’ “il connotato storico della rivolta rappresentato dal fatto che Napoli , prescelta come remissiva tappa d’avvio della soluzione finale del problema ebraico, fu l’unica grande città d’Europa a salvare donne e uomini, vecchi e bambini nati sotto la stella di Davide.”(2 ).
Nella prima pagina di copertina del testo si può ben leggere “Lenuccia, Raffaella e le altre donne combattenti. Scugnizzi, femminielli e un eroe uscito dal carcere” come testimonianza di un percorso da tempo intrapreso come scrittore consapevole che una grandissima parte di partigiani, soprattutto minori, donne e individui che oggi definiremmo “gli ultimi” , dopo strenue e non episodiche azioni da partigiani, perdendo la vita, sono stati dimenticati. E‘ giusto giusto riportare questa osservazione dell’autore :” La statistica dice pure che furono 18,547 le domande per essere riconosciuti partigiani e solo 317 dei richiedenti erano donne. La cifra è esatta, ma la morale finale sbagliata, perché preferirono ritirarsi in famiglia e non lasciare traccia di quelle giornate. Anche in questa stesura le donne, a partire da Lenuccia Cerasuolo, restano al centro della scena”(3).
La diligente successione temporale degli eventi creata da Pietro Gargano compone la trama degli avvenimenti con una ben riconoscibile unicità, pur nel far emergere net testo incroci di fatti e sentimenti, divagazioni antropologiche, annotazioni storiche individuali secondarie che hanno reso più efficace l’interesse umano e la fonte delle verità storiche.
Altra peculiarità del libro: non è presente l’indice ed io ritengo proficuo qui riportare accanto a ogni titolo dei capitoli la segnalazione di un paragrafo inserito nello stesso capitolo scelto non specifica importanza ma solo per introdurre il cammino anche intrigante della lettura.
• 23 settembre 1943
SOFIA LOREN NELLA CITTA’ IN FIAMME (4)
“Vide uno scugnizzo contro un carro armato”
• 24 settembre
EMILIA, PARTIGIANA SENZA TEMPO
“Il coraggio delle commarelle del vico”
• 25 settembre
SANGUE ARDENTE NEI CAMPI FLEGREI
“Scholl, pacioccone e carogna”
• 26 settembre
S’INTENSIFICARONO I PREPARATIVI
“La misericordia del medico Forzano”.
• 27 settembre
RAFFAELLA E IL RIBELLE PROFESSIONISTA
“Scansò i nemici fingendo un bisogno”
• 28 settembre
IL CAPITANO? UN CAPORALE CARCERATO
“Lenuccia salvò il Ponte della Sanità”
• 29 settembre 1943
LIBERATI GLI OSTAGGI
“Nel convento delle monache partigiane”
• 30 settembre 1943
NON TUTTI VIA, RIMASERO ASSASSINI
“Le bugie delle radio nazifasciste”
• Primo ottobre
FINALMENTE GLI ALLEATI
“In piazza pure Zi Ngiulinella
• 2 ottobre
LE ESEQUIE DEI RAGAZZI VOMERESI
“Sepolti vicino al campo del Pallone”
• 7 ottobre
LA PERFIDA BOMBA ALLA POSTA
“Un boato più forte delle bombe”.
• Autunno
WEHRMACHT: GENTILUOMINI? NO, STUPRATORI
“Le due sorelle porticesi”.
• Inverno
IN MISSIONE SEGRETA
“Tra bestemmie e perdono”
• Qualche tempo dopo
STIMOLO E LENUCCIA INSIEME A GENOVA
“Fregati i militi fascisti”.
• Finita la missione segreta
LENUCCIA TORNO’ A CASA
“Fare fuck e fic-fic
• 1944 – 1945
RESTAVA ALMENO UNA SCORTA D’ORGOGLIO
“Scurdammoce o’ passato”
• Da Genova alla fossa sugli Appennini
IL MISTERO DELLA MORTE DI STIMOLO
“Un doppio sbaglio”.
• Dalla Repubblica alla monarchia
NAPOLI VOTO’ PER LA CORONA
“Munnezza al posto delle macerie”.
• Fino al 1948
SPOSO’ CHI LE AVEVA SPARATO
“Il ballo rimpiazzò la politica”
• L’amore al tempo di guerra e pace
UN MELLONE COME PRANZO DI NOZZE
“Gli eroi sfrattati a Posillipo”
• Note a margine
Le fotografie di Sergio Siano sollecitano a comporre con in mano “Napule nun t’ ‘ ‘o scurdà!“ un proprio itinerario per riscoprire piazze, strade e vicoli che risuonano, nonostante tutto, ancora degli insegnamenti delle “Quattro giornate di Napoli”.
Ulteriori riflessioni:
• Nel 1991 Umberto Eco nella sua “Bustina di Minerva” ( Rubrica settimanale dell’Espresso) con il suo “Perché i libri allungano la vita” ha scritto “Oggi i libri sono i nostri vecchi. Non ce ne rendiamo conto, ma la nostra ricchezza rispetto all’analfabetismo (o di chi, analfabeta non legge) è che lui sta vivendo solo la sua vita e noi ne abbiamo vissuto moltissime … A qualcuno questo dà l’impressione che, appena nati, noi siamo già anziani. Ma è più decrepito l’analfabeta ( di origine o di ritorno)… Naturalmente potremmo ricordare menzogne, ma leggere aiuta a discriminare. Non conoscendo i torti degli altri l’analfabeta non conosce neppure i propri diritti” (4)
• Nel 2024 Pietro Gargano bro ha scritto come chiusura del suo “Napule nun t’ ‘o scurdà : “Quando il tempo va fuori squadra, chi comanda, non sapendo cambiare il presente, tenta di cambiare almeno il passato” . (5)
Due ottimi motivi diversi e complementari : ecco perché oggi è molto importante, soprattutto per giovani e anche per tanti adulti, leggere e potenziare la memoria storica delle nostre “Quattro Giornate ” in cui il popolo napoletano riuscì a porre fine all’occupazione tedesca mettendo realmente in fuga i nazifascisti. Ampliamo la forza rigenerante delle azioni eroiche che ci consegna la sana memoria storica, squarciamo il nero di tanti misfatti che serpeggiano ancora ambiguamente.
Rosanna Bonsignore
Note
(1) Pietro Gargano, Napule nun t’ ‘o scurdà !, foto di Sergio Siano, Napoli settembre 2024.ed. MAGMATA, pag. 181 Napoli. € 15,00);
(2) Ivi, pag.182
(3) Ivi, pag. 181
(4) Pietro Gargano nelle “Note a Margine” ha ringraziato il britannico Simon Pocock autore di una preziosa collana dedicata alla Campania dal 1947 da cui ha ricavato “ la notizia della comparsa nel fuoco della rivolta di un’adolescente dagli occhi lunghi, la futura Sophia Loren”.
(5) Umberto Eco , Perché i libri allungano la vita – Spigolature di lettere ed arti, volumetto pubblicato da La Repubblica, 2021 Edizione speciale per GEDI , Gruppo Editoriale S.p.A., pubblicato su licenza di La nave di Teseo editore, Milano. Pag.7.
(6) “Sentenza” con cui Pietro Gargano chiude il suo libro a pag. 182,