I senza casa della sinistra
Trump è la fase nuova del neoliberismo occidentale, un nuovo patto sociale autocratico.
L’esito delle elezioni presidenziali e di Camera e Senato degli stati Uniti, per me scontato, è l’apertura di una fase politica e sociale del neoliberismo: azzerato nel secolo precedente il patto sociale tra capitale e lavoro con la sconfitta delle lotte per un governo dell’economia e della società basato sulla democrazia progressiva, si sta strutturando un sistema socio economico autocratico basato sull’individualismo proprietario e sovranista.
E’ un cambio di passo dello sviluppo capitalistico fondato sulla disgregazione delle classi subalterne condizionate dall’uso proprietario dei mezzi di produzione, dalle fabbriche manifatturiere indirizzate al massimo profitto e al massimo ribasso dei salari, uno sviluppo fondato sulla merce “donna e uomo” da sfruttare sia dentro il ciclo produttivo sia fuori nel territorio con l’uso privatistico dei suoli e la speculazione redditiera sui consumi, negli orientamenti dei grandi net work sociali con modelli violenti di vita basata sul successo individuale perseguito senza regole, si formano così un gruppo dirigente di oligarchie proprietarie.
La supremazia tecnologica delle scienze informatiche, coniugata con le divisioni sociali prodotte dalla riformulazione del ciclo produttivo al cui fulcro c’è il profitto perseguito come valore assoluto, l’accumulazione di ricchezza come status di realizzazione dell’uomo, ha prodotto una visione del mondo in cui l’Occidente è assunto come unico depositario della civiltà politica, economica, e ideologica a cui ridurre il resto del mondo.
Si apre una stagione di conflitti tra sovranisti, di migrazioni forzate da utilizzare come ultima catena a servizio della ricchezza.
Questo è l’orizzonte che si apre con l’esito elettorale degli USA anticipato in sedicesima dalle elezioni per in rinnovamento del parlamento dell’UE, ma con radici nel reganismo di fine secolo scorso.
Il Capitalismo ha cambiato pelle invadendo tutta la sfera istituzionale e sociale, ha liberato l’individuo dai legami sociali, intesi come freni alla libertà individuale e indicando la ricerca della felicità come meta individuale e sovranista a danno di chi non ha i mezzi per raggiungerla.
Trump è l’espressione politica del neo liberismo, il gestore della deregolamentazione sociale, il mito populista del sogno individualista, il riformatore istituzionale del capitalismo senza regole,o meglio del capitalismo onnivoro di ricchezza e di dominio totalizzante sulle volontà di donne e uomini.
A fronte di questa svolta il movimento democratico e socialista si è trovato nudo, il mito della fine della storia con la sconfitta del Urss e l’affermazione di un’unica civiltà, quella occidentale, sono stati vissuti dalla sinistra europea come unica strada inevitabile, magari da migliorare negli effetti più crudi.
Il modello produttivo neo liberista è stato assunto in Italia e in Europa a pieno regime, gli Stati hanno assunto il ruolo di mediatori finanziari nella vendita delle loro risorse, materiali e immateriali, in nome della libertà di impresa e di mercato.
Neppure il tempo della pandemia è stato di insegnamento, appena sopito il virus è ripresa più vigorosa la pratica del perseguimento del massimo profitto al costo, sociale, più basso. Il modello neo liberista lo si è voluto riaffermare, ancora una volta, come valore unico “democratico” contro ogni altra forma di organizzazione sociale,
Ed su questo assunto che la sinistra si è fermata adeguandosi sia nella concezione dello sviluppo sia nelle forme istituzionali. La teorizzazione dell’autonomia della politica dal conflitto sociale ha cambiato sia i sistemi di rappresentanza istituzionale, liste bloccate decise dai vertici dei partiti, sia la natura dei partiti politici diventati espressioni di interessi particolari, uomini e donne si sono trovati senza possibilità di partecipazione attiva e di militanza.
Togliatti nel 1948 ebbe l’intuizione di immettere le “masse popolari” nelle neo nate istituzioni repubblicane, gli enti locali venivano conquistati da donne e uomini figure delle varie realtà sociali e le rappresentanze parlamentari ne erano il loro vaso comunicante con il governo del Paese; politica che ha reso solide la base sociale della Repubblica.
Oggi siamo in una situazione simile ma non eguale, i partiti della sinistra rimangono estranei alla critica strutturale del modello di sviluppo tutto inteso: da Star link di Musk ai decentramenti di fabbriche manifatturiere dalla gestione dei flussi informativi prodotti dai social media all’utilizzo di tecnologia in modo subalterno.
Questo stato delle cose vede una sinistra subalterna all’iniziativa avversaria, una sinistra che ricerca parzialità e adeguamento invece di analizzare il sistema di sfruttamento del lavoro vecchio e nuovo, ma anche , e sopratutto, del suolo e dell’ambiente in cui viviamo e ci formiamo.
Qui i “senza casa della sinistra” possono avere un ruolo rinunziando alle loro pratiche settoriali, aprendosi a un confronto tra di loro e i soggetti sociali, nuovi e vecchi, sui temi strutturali esposti, rinunziando a essere forme politiche temporanee ma assumendo l’ambizione di trasformare la passività, culturale e organizzativa, della sinistra attuale in una pratica politica di trasformazione strutturale del modello neo liberista, alla ricerca di un orizzonte di libertà dal bisogno dal lavoro e dall’ individualismo sovranista.
Massimo Anselmo
Massimo come sempre sei attento e profondo. Il nostro compito oggi, si diceva una volta, e rispondere alla nuova fase del tecno- liberismo, evoluzione del capitalismo 2.0. I nodi sono, per me, gli stessi anche s’è cambiato tutto. I lavori e il lavoro. Ripartire da li per dare una grande casa ai senza casa della sinistra. Senza velleità settoriali e da piccoli gruppi.