Il voto è un bel voto per il centrosinistra, per lo stesso PD e per la sua Segretaria; per una coalizione, 5 Stelle compresi, che ci si augura possa trovare, nel successo, ragioni di superiore unità. E al tempo stesso, il voto segna un’ulteriore tappa di quella crisi di rappresentatività di partiti e istituzioni, che esprime e accelerala crisi democratica che viviamo e nei confronti della quale però la politica intera sembra non volere compiere le riflessioni necessarie.

La crescita del PD ( apparente per l’alto tasso di astensionismo e reale per i suoi effetti istituzionali e nel rapporto con le altre forze del centrosinistra ), dovrebbe spingere ad una riflessione di fondo anche una forza come l’Alleanza Verdi Sinistra, che alle europee e in Liguria ha sfiorato il 7% ed oggi invece ri-veleggia più in basso, a ridosso del 4%.

Proviamo ad azzardare una valutazione.

Se il voto europeo e ligure aveva detto che AVS, a sinistra del PD, poteva ambire a diventare largo movimento politico, radicalmente unitario ma anche radicalmente impegnato a riportare la politica nella società e a riaprire una larga dinamica partecipativa, questo voto invece sembra dire che la via per vedersi ridimensionato a cespuglio è sempre aperta, fino a sembrare, al momento , quella più probabile.

Cosa vogliamo dire?

Tra politiche ed europee AVS ha raccolto un consenso significativo e in crescita. La dimostrazione concreta che può vivere, a sinistra del PD, una politica non settaria, non autocompiacentesi verbalmente e ideologicamente, unitaria, ma al tempo stesso ancor più esigente sui contenuti e sull’orizzonte critico da alimentare.

Perchè il tema è esattamente questo. Mentre dopo la Liguria in Italia ci si balocca con…il problema è al centro…ogni cosa del mondo, ad ogni sua latitudine e longitudine, evoca una crisi profonda del modello neoliberista che spinge per risposte radicali o di messa in discussione perfino della democrazia per quanto solo liberale ( negli USA, cosa sta accadendo? ), o di ripresa di un urgente discorso critico che indichi un altro sbocco alla crisi, riprenda a mobilitare idee e forze sociali, organizzazione e movimento, pratiche nuove e autogoverno.

Questa è la sfida per la politica e per la sinistra.

Il PD si muove in rottura con il suo pallore democraticista degli ultimi anni ma ancora totalmente al di qua di questo enorme problema rifondativo.

E quel che manca è invece proprio una forza che in se’ lavori su questo terreno, ci scommetta, cresca come si può crescere nel proporlo e costruirlo e, per questa via, influisca positivamente sull’insieme dello schieramento di centrosinistra aiutando lo stesso PD a rimanere ancorato a sinistra.

Ma AVS ha maturato la coscienza di questa sfida/opportunità?

Se l’ha maturata, non ha fatto niente per lasciarlo vedere. Continua a muoversi come una piccola forza, con scarsa ambizione, con una perimetrazione quasi militare degli spazi, con un fare guardingo che invece ad esempio alle europee è stato forzato e non a caso ha portato un risultato significativo anche elettoralmente.

E le cose della politica sono così, soprattutto in questo tempo: o rilanci o regredisci, il piccolo cabotaggio non è consentito.

E allora, so che facendo questo discorso si corre il rischio di essere fraintesi, di urtare suscettibilità, di apparire come chi non apprezza intellettualisticamente lo sforzo di tanti che invece con quella forza lavorano e si impegnano.

Ma il mio vuole essere un appello positivo invece, a rompere ogni indugio, ad aprirsi, a diventare riferimento positivo e genuino in primo luogo per tante forze della società – movimenti, liste di lotta nei territori, esperienze di autoproduzione e di consumo critico, associazioni di volontariato sociale, le migliori intelligenze del mondo dei saperi e della ricerca .

Apritela voi una riflessione su come possa vivere e organizzarsi un soggetto politico della sinistra critica al tempo del digitale, a cominciare dal bisogno di aprire proprio su quel terreno una inedita conflittualità sociale; su come federare mille esperienze nei mille territori del paese; mettere a lavorare insieme tante peculiarità e identità; incrociare storie e generazioni diverse.

Non un partito classico, ma un movimento largo, un soggetto a rete in cui la orizzontalità, il valore della partecipazione, il poter contare e decidere per ciascuno valgano sempre, ovunque e su qualsiasi terreno di decisione; un movimento sociale e politico insieme, capace di interrogare il mondo del lavoro e il sindacato, sollecitando anche lì il bisogno di aprire una stagione di nuovi protagonismi; e un movimento che assuma città e territori come riferimento per la sperimentazione di nuove forme e pratiche di autogoverno e di vertenzialità, capace di pensarsi nelle istituzioni ma molto anche fuori da esse per restituire forza ad una altra idea di democrazia e di potere popolare, a cominciare dall’allestimento di una Rete di Case della Nuova Democrazia, moderne Case del Popolo, veri spazi di autorganizzazione sociale, politica, culturale, con grandi funzioni di segretariato sociale.

E un movimento che, forte delle grandi personalità della sinistra che già guardano ad esso o addirittura vi militano, riapra un discorso sui tratti fondamentali di una visione della società, del modo di organizzarsi, di produrre, dei valori che la ispirino totalmente al di fuori di quel paradigma produttivistico-consumistico-estrattivo che sorregge l’accoppiata mercato-profitto, dissipatore di vita e natura che ha raggiunto e superato il suo punto limite; lavori su questo incrociando altre esperienze che in Europa e nel Sud del mondo su questo lavorano : questa è la strada per rispondere a quella domanda di senso che viene da settori sempre più larghi di giovani generazioni e che sarebbe un delitto lasciare senza alcuna sponda.

Ecco allora care compagne e compagni di AVS: questo è quel che pensa in tutta sincerità un vostro elettore.

E non avete idea di quante e quanti militanti della sinistra, anche molto stagionati…., senza casa politica, senza alcuna aspirazione se non quella mettere a disposizione l’esperienza di percorsi lunghi una vita potrebbero tornare ad essere utili in questa ottica, anche tornando a votare.

Dice, è difficile.

Sicuro.

E del tutto incerto. Arduo. Al limite dell’impossibile.

Ma si tratta di una ricerca che il solo intraprenderla, ti cambia e cambia in meglio.

In alternativa all’incertezza c’è la certezza del cespuglio, che certo per pochi può anche andare bene. Ma non per i più.

Gianfranco Nappi

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