Ci sono più risvolti dell’incidente ( ma è poi tale, cioè una scivolata o non invece la manifestazione di una linea, di una postura nuova con cui occorrerà sempre di piu’ fare i conti? ), rappresentato dalle dichirazioni ripetute di Musk sull’Italia con un intervento diretto nel dibattito politico istituzionale del nostro paese ad opera di quello che è nei fatti uno dei più importanti esponenti della amministrazione americana in arrivo.
Il primo riguarda il nostro Paese. E’ grave, molto grave a mio modo di vedere, che sia dovuto intervenire direttamente il Presidente della Repubblica senza che prima, in contemporanea e neanche dopo si sia levata una voce critica da parte né del Presidente della Camera né del Presidente del Senato, né del Governo, con anzi alcuni, tra gli altri Salvini, che hanno plaudito a Musk, e con la Presidente del Consiglio che ha dichiarato di provare rispetto per le dichiarazioni del Capo dello Stato: rispetto? E che vuol dire? Non esprimi quindi accordo e sostegno? Ma allora il tuo ‘rispetto’ nei fatti afferma un tuo dissenso. Tu, ‘patriota’, ‘nazionalista’, l’Italia prima…
Ma l’incidente è rivelatore di una accelerazione di nuovo quadro che rappresenta il risultato elettorale degli Stati Uniti.
Bisognerà riflettere bene. Ed è per questo anche che stiamo immaginando un momento di approfondimento, con tanti contributi, sul mondo, l’Europa e la sinistra al tempo di questa svolta negli Usa: la sensazione forte che si esprime in diversi di noi è che si sia in presenza dell’affermarsi di un qualcosa di profondo e di non superficiale o momentaneo, nelle visioni, nelle strategie, nel corredo di idee di questa destra al comando della ancora principale superpotenza del pianeta.
A me appaiono chiari alcuni elementi di fondo.
Il primo. Questa destra ha chiara la crisi dell’Occidente e della democrazia, anche di quella liberale. Considera esaurita tutta una fase della storia e vede come non sia possibile trovare le risposte giuste e necessarie rimanendo in quel paradigma di riferimento: in questo davvero Biden, i Democratici e la stessa Harris appaiono come incapsulati in una bolla atemporale che li separa dal corpo vivo della loro società ( e vale solo per loro o riguarda e investe la sinistra europea? ). A questa crisi provano a rispondere disegnando un modello di governo che stravolge il pur debolissimo equilibrio liberale, che costrtuisce un circolo virtuoso e diretto tra un capo che decide, che ha le idee chiare e un popolo che lo segue, che si entusiasma con una buona dose di paura e di percezione di minaccia nei confronti di tutti coloro che la narrazione dcominanti presenta come potenziali nemici e concorrenti. E con un capo che porta nella stanza più ristretta del potere l’espressione diretta del potere economico-finanziario-tecnologico che in qualche modo tende a farsi direttamente politica e governo, saltando ogni mediazione, al fianco del Presidente eletto. Una replica, nel reale, di quella realtà distopica che però già letteratura e cinema spesso hanno letto come esiti possibili e concreti: tra gli ultimi e più riusciti esempi, il rapporto tra la Presidente americana e il tecnologico proprietario, guarda caso, di satelliti del film Don’t Look Up ). Suggerisce, detta soluzioni, alimenta lo scintillio delle opportunità tecnologiche e gestionali nuove a protata di mano capaci di risolvere ogni problema e di far tornare grande ancora il paese in crisi ….
Il secondo. Vedono la crisi climatica, il punto limite di tutto uno sviluppo indotto dal capitalismo, ma in quella deriva prometeica di primato assoluto della tecnologia e della buona scienza, sono convinti che essa sia appunto se non risolvibile, quantomeno gestibile con soluzioni tecnologiche nuove che progressivamente si riuscirà ad implementare e a costruire. Fino agli orizzonti del transumano, l’IA incapsulata direttamente nel nostro cervello….e della fuga dalla terra, la Luna, Marte, città orbitanti nello spazio… Orizzonte certo lontano ma che viene presentato come nuova frontiera, come futuro comunque a portata di mano in nome del quale accettare un presente di difficile transizione. Il terzo. Vedono che il mondo è multipolare, che sono cresciute nuove potenze, grandi. La Cina in primis: nei BRICS si raccoglie già oggi la maggioranza della popolazione mondiale e questo fatto da’ direttamente la misura di una crisi di egemonia dell’Occidente. E a fronte di questo, si rilancia l’idea degli Usa che tornano primi, che rafforzano tutto il complesso militare, che annunciano una sorta di ritiro dal mondo, concentrati su di se’, quando invece ogni momento reclamerebbe, per affrontare e risolvere i problemi, concerto e strategie multinazionali e multipolari che muovano dal riconoscimento del ruolo di ciascuno, e dello spazio di ciascuno.
Se questo abbozzo di analisi ha un fondamento ne possono derivare due considerazioni di sintesi.
La prima. Certo che l’assetto di un nuovo ordine statuale è nelle cose del reale. E’ in atto. Ed è quello stesso capitalismo che non è più uguale a se’ stesso che invoca la rottura del vecchio equilibrio. Non è illusione. Sta accadendo. Le spinte verso tutto ciò del resto le vediamo bene in azione anche al di qua dell’Atlantico, in forme e con accenti diversi, ma come non vedere il proporsi anche qui di dinamiche che si richiamano vicendevolmente? E cos’è la crisi dell’Europa, clamorosa, macroscopica, su cui in modo quasi giustamente ossessivo Massimo Cacciari insiste ( guardatela questa sua lectio tenuta con noi nella città di Giordano Bruno un mese prima del voto americano https://www.infinitimondi.eu/2024/10/17/pensare-il-mondo-contro-la-guerra-16-ottobre-2024-massimo-cacciari-a-nola-il-video-e-le-immagini-di-una-bella-mattinata-con-gli-studenti/ ), se non questo? E noi stiamo discutendo di Fitto… in questo momento, stiamo parlando di Europa, di suo ruolo, di sua funzione come se tutto questo non ci fosse e non fosse evidente, prigionieri anche noi ( sinistra europea ), di un’altra bolla atemporale….Quando se non ora un pensiero nuovo se si vuole che Europa abbia ancora un senso sul piano politico?
La seconda. Da quel nuovo assetto politico-statuale, che già di per se’ è grave per quel che esprime e materializza, e cioè la passivizzazione di massa di una società a cui certo rimane la possibilità di ‘urlare’ su fb e su X ( del resto, basta vedere come questa situazione sia un buon affare nel vero senso della parola per Musk, e quelli come lui, guardando dove sono schizzati in borsa gli indici delle sue aziende…), ma sempre più lontana dalla possibilità di contare per davvero e alla quale già si preannunciano, in nome di quel futuro scintillante, sacrifici momentanei, derivano quelle che possiamo definire le due illusioni di questi nuovi lorsignori: e cioè che sia possibile con la tecnica risolvere la crisi climatica e che gli ‘altri’ del mondo possano accettare una nuova egemonia americana fondata sullo strapotere finanziario-tecnologico-militare.
Queste due illusioni rappresentano una vera e propria sciagura per l’umanità contamporanea e ancor di più per quella prossima a venire: le vere rotte di collisione. La crisi climatica non è risolvibile all’interno del paradigma capitalistico, tanto più all’interno di una sua accelerazione, di un suo salto quale quello che si preannuncia. Illusione drammatica, contro cui con grande e ostinata forza una donna come Luciana Castellina si batte a sinistra, che esaspererà ancor più drammaticamente le condizioni della parte più estesa e povera della popolazione, alimenterà nuove tensioni e scontri con il sud del mondo. Così come l’idea che si possa ‘giocare’ con una superpotenza come la Cina, che si muove con una sua logica imperiale, e con le altre grandi potenze in formazione o che si possa blandire la Russia, magari sacrificando un pezzo di Europa invece di spingere per una soluzione del conflitto che restituisca sicurezza ad est e ad ovest. O che si possa senza conseguenze per tutti continuare a sacrificare la vita e le ragioni del popolo palestinese. Illusioni. Gravide di conseguenze negative.
Ma è proprio vero che dal cuore dell’Europa e in dialogo diretto con quanto di grande e di importante vive in tante aree del mondo in termini di contestazione di ogni idea di mondo unipolare al servizio di mercato e profitto, non possa sorgere qui ed ora una tendenza, una spinta, una movimentazione e perfino una organizzazione che invece faccia entrare in campo nuovi soggetti, nuove idee, nuove speranze? Ma davvero non abbiamo niente da fare che spendere qualche commento? E non sarebbe proprio questo lo spazio e il momento più adatto per una politica e una sinistra a cui restituire, con una sua società, dignità e forza?
Gianfranco Nappi